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Gioia per ogni giorno

Gioia per ogni giorno

By Coram Deo Italia

Gioia per ogni giorno (Solid Joys) é un podcast di meditazioni giornaliere scritte da John Piper e adattate in lingua italiana. Queste letture brevi e ricche di contenuti aiuteranno ad alimentare la tua gioia in Cristo ogni giorno dell’anno. Maggiori informazioni su www.gioiaperognigiorno.it
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La fede più piccola

Gioia per ogni giornoJan 02, 2024

00:00
03:18
Viviamo per fede

Viviamo per fede

“La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me”.
(Galati 2:20)

 

La fede va perfettamente d’accordo con la grazia futura di Dio. Essa corrisponde alla libertà e alla totale sufficienza della grazia; richiama l’attenzione sulla gloriosa fedeltà di Dio.

Una delle più importanti implicazioni di questa conclusione è che la fede che giustifica e la fede che santifica non sono due diversi tipi di fede. “Santificare” significa semplicemente rendere santo o trasformare secondo Cristo. E tutto questo avviene per grazia.

Perciò, deve per forza accadere attraverso la fede. Perché la fede è quell’atto dell’anima che si connette alla grazia, che la riceve e la incanala come potere dell’ubbidienza, che la protegge dal venire annullata dal vanto umano.

In Galati 2:20 Paolo rende esplicita questa connessione tra fede e santificazione (“vivo nella fede”). La santificazione avviene grazie allo Spirito e alla fede. Che è un altro modo di dire che avviene tramite la grazia e la fede. Lo Spirito è “lo Spirito della grazia” (Eb. 10:29). Dio ci rende santi attraverso l’opera del suo Spirito; ma lo Spirito opera attraverso la fede nel Vangelo.

La semplice ragione per cui la fede che giustifica è la stessa fede che santifica è che sia la giustificazione e sia la santificazione sono entrambe opera della stessa grazia sovrana. Santificazione e giustificazione sono “grazia su grazia” (Giov. 1:16).

La conseguenza logica della grazia gratuita è la fede. Se sia la giustificazione che la santificazione sono opere della grazia, è naturale che entrambe siano per fede.

Jun 07, 202402:09
Nemici di Dio

Nemici di Dio

“Anche voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, per mezzo della sua morte”.
(Colossesi 1:21-22 NR)

 

La notizia migliore del mondo è che la nostra alienazione da Dio è terminata e che siamo stati riconciliati con il Giudice dell’universo. Dio non è più contro di noi, ma è dalla nostra parte. Sapere di avere un amore onnipotente dalla nostra parte, dà una forza incredibile alla nostra anima. La nostra vita diventa totalmente libera e audace quando sai che l’Essere più forte è dalla tua parte.

L’intero messaggio di salvezza di Paolo non è proprio una buona notizia per coloro che rigettano la diagnosi data in Colossesi 1:21. Paolo infatti dice “voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri”.

Quante persone conosci che dicano “sono nemico di Dio a causa dei miei pensieri”? Le persone raramente dicono “odio Dio”. Quindi, che cosa intende Paolo quando dice che le persone erano “nemiche di Dio a causa dei pensieri” prima di essere riconciliati dal sangue di Cristo?

Penso intendesse dire che l’ostilità è davvero lì contro il vero Dio, ma le persone non pensano al vero Dio. Hanno un’immagine di Dio secondo i loro desideri, la quale molto raramente include la possibilità che essi siano profondamente nei guai nei suoi confronti.

Riguardo a ciò che Dio è realmente – un Dio che è sovrano su tutte le cose, anche sulle malattie e sulle calamità – noi gli eravamo nemici, come dice Paolo. Nel profondo, odiavamo il suo potere assoluto e la sua autorità.

Il fatto che siamo salvati si deve alla verità meravigliosa che la morte di Cristo ha ottenuto la grazia per mezzo della quale Dio ha conquistato i nostri cuori e ha fatto in modo che potessimo amare Colui che prima odiavamo.

Molti stanno ancora imparando a non essere ostili a Dio. È davvero un’ottima cosa che Lui sia così gloriosamente paziente.

Jun 06, 202402:27
Fede nelle cose mondane

Fede nelle cose mondane

“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte”.
(Matteo 6:33)

 

Una delle testimonianze più forti in relazione alla totale sufficienza della grazia futura è il “principio di fede” che ha diretto la vita di molti missionari, specialmente quelli dell’Overseas Missionary Fellowship (OMF).

Senza condannare coloro che seguono un approccio differente, la pratica di coloro che seguono le orme di Hudson Taylor è quella di chiedere a Dio di aprire i cuori delle persone affinché donino, invece di chiedere alle persone stesse.

James H. Taylor, il pronipote del fondatore di OMF, spiega come questa fede nella grazia futura, radicata nelle dimostrazioni di grazia passata, onori Dio.

Noi…iniziamo da una posizione di fede. Crediamo che Dio esista. Ci siamo convinti di questo in svariati modi, ma tutti noi abbiamo sperimentato il modo in cui la grazia di Dio ci ha portato a conoscerlo attraverso Gesù Cristo e attraverso la nuova nascita da parte dello Spirito Santo. Crediamo che ci siano delle solide fondamenta per credere in Lui attraverso i fatti storici che confermano la resurrezione di Gesù Cristo dai morti: crediamo che Colui che ha detto che sarebbe morto e risuscitato, e ha compiuto ciò che aveva predetto, sia credibile in ogni altro aspetto. Perciò, siamo pronti a riporre la nostra fiducia in Lui, non solo per la salvezza eterna delle nostre anime, ma anche per la provvisione pratica del nostro pane quotidiano e per i nostri bisogni economici.

OMF pubblica spesso testimonianze della meravigliosa fedeltà di Dio nel dimostrare la gloria della sua grazia futura che provvede a qualsiasi bisogno. “Vogliamo dimostrare che possiamo fidarci del fatto che Dio farà tutto ciò che ha detto avrebbe fatto, condividendo con voi il modo in cui Egli ha provveduto per cose relativamente “mondane” come biglietti aerei, pasti, spese mediche e il supporto mensile per un intero gruppo di credenti per più di un secolo.

Quello a cui OMF è devota è il glorificare la fedeltà di Dio – sia nei loro messaggi e sia nei loro metodi. Hudson Taylor disse: “C’è un Dio vivente. Ha parlato nella Bibbia. Intende veramente quello che dice e farà tutto ciò che ha promesso”.

Le vite vissute nella fede sono un enorme riflesso della fedeltà di Dio.

Jun 05, 202401:56
Ciò che rende Dio orgoglioso

Ciò che rende Dio orgoglioso

“Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, perché ha preparato loro una città”.
(Ebrei 11:16)

 

Desidero immensamente che Dio mi dica la stessa cosa che ha detto di Abrahamo, Isacco e Giacobbe: “Non mi vergogno di essere chiamato il tuo Dio.”

Potrebbe suonare rischioso da dire, ma non significa forse che Dio potrebbe essere “orgoglioso” di essere chiamato il mio Dio? Meno male questa meravigliosa possibilità è circondata da due ragioni in Ebrei 11:16 – una prima e una dopo.

Prendiamo prima la ragione che viene dopo: “Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, perché ha preparato per loro una città”.

La prima ragione per cui non si vergogna di essere chiamato il loro Dio è perché ha fatto qualcosa per loro. Gli ha preparato una città – la città celeste “il suo architetto e costruttore è Dio” (Eb. 11:10). Perciò la prima ragione per cui non si vergogna di essere chiamato il loro Dio è perché ha “lavorato” per loro e non viceversa.

Ora, consideriamo la prima ragione. Dice cosi: “[Essi] desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio”.

Quel “perciò” indica che è appena stata data una ragione, una motivazione per il fatto che Dio non si vergogna. La ragione è il loro desiderio. Il desiderio di una patria migliore – ovvero migliore di quella terrena in cui vivono, ovvero, la patria celeste.

Quando desideriamo la patria celeste più di quanto desideriamo tutto quello che questo mondo ci offre, Dio non si vergogna di essere chiamato il nostro Dio. Quando ciò che più desideriamo al mondo è ciò che Lui ha promesso di essere per noi, Lui è orgoglioso di essere il nostro Dio. Questa è davvero una splendida notizia.

Perciò, apriamo i nostri occhi alla patria migliore e alla città di Dio, e desideriamola con tutto il nostro cuore. Dio non si vergognerà di essere chiamato il nostro Dio.

Jun 04, 202402:24
Fede per l'impossibile

Fede per l'impossibile

“[Abrahamo] fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che ciò che egli aveva promesso era anche potente da farlo”.
(Romani 4:20-21)

 

Paolo ha in mente una ragione molto speciale del perché la fede glorifichi la grazia futura di Dio. Detta in modo semplice, la ragione è che questa fede che glorifica Dio è orientata nella certezza futura dell’integrità, del potere e della saggezza di Dio di adempiere a tutte le sue promesse.

Paolo illustra questo tipo di fede con la risposta di Abrahamo alla promessa di Dio, ovvero che egli sarebbe stato il padre di molte nazioni (Rom. 4:18). “Egli, sperando contro speranza, credette”, ovvero, ha avuto fede nella grazia futura delle promesse di Dio.

Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent’anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; però, davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto Egli ha promesso, è anche in grado di compierlo (Rom. 4:19-21).

La fede di Abrahamo era una fede nella promessa di Dio di renderlo padre di molte nazioni. Questa fede ha glorificato Dio perché ha riposto l’attenzione su tutte le risorse di Dio che sarebbero state necessarie per portarla a compimento.

Abrahamo era troppo vecchio per avere dei figli e Sara era sterile. Non solo quello: come fai a far diventare uno o due figli “una moltitudine di nazioni” di cui Dio aveva detto che Abrahamo sarebbe stato padre? Tutto questo sembrava veramente impossibile.

Perciò, la fede di Abrahamo ha glorificato Dio, essendo totalmente sicura del fatto che Egli poteva e avrebbe fatto l’impossibile.

Jun 03, 202402:14
Siamo noi i figli di Abrahamo?

Siamo noi i figli di Abrahamo?

“In te saranno benedette tutte le famiglie della terra”.
(Genesi 12:3)

 

Tutti voi che sperate in Cristo e lo seguite nell’ubbidienza della fede siete discendenti di Abrahamo ed eredi delle promesse del patto.

In Genesi 17:4 Dio ha detto ad Abrahamo: “Quanto a me, ecco il patto che faccio con te: tu diventerai padre di una moltitudine di nazioni”. Genesi dice anche che Abrahamo non è stato padre di una moltitudine di nazioni in senso fisico o in senso politico. Perciò, il significato della promessa di Dio è probabilmente che in qualche modo una moltitudine di nazioni avrebbe goduto delle benedizioni riservate ai figli, anche se non fisicamente imparentate con Abrahamo.

Non c’è dubbio riguardo a ciò che Dio intendesse in Genesi 12:3 quando ha detto ad Abrahamo: “In te saranno benedette tutte le famiglie della terra”. Fin dall’inizio, Dio aveva in vista il fatto che Gesù Cristo sarebbe stato il discendente di Abrahamo e che tutti coloro che avrebbero riposto la loro fiducia in Cristo sarebbero diventati eredi della promessa a lui dedicata.

In Galati 3:29 è scritto: “Ora, se siete di Cristo, siete dunque progenie d'Abrahamo ed eredi secondo la promessa”.

Perciò, quando 4000 anni fa Dio disse ad Abrahamo “quanto a me, ecco il patto che faccio con te: tu diventerai padre di una moltitudine di nazioni”, ha aperto la strada a ognuno di noi, indipendentemente dalla nazione a cui apparteniamo, di diventare figlio di Abrahamo ed erede delle promesse di Dio, nello stesso modo in cui, se l’obbedienza ci viene richiesta, possiamo rinunciare persino ai nostri beni più cari, così come Abrahamo era pronto a rinunciare a Isacco.

Non diventiamo eredi delle promesse di Abrahamo “lavorando” per Dio, ma avendo fiducia che Dio opera per noi. “[Abrahamo] neppure dubitò per incredulità riguardo alla promessa di Dio, ma fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che ciò che egli aveva promesso era anche potente da farlo” (Rom. 4:20-21). Questa è la ragione per cui Abrahamo ha potuto obbedire a Dio anche quando l’obbedienza sembrava una strada che portava verso la morte. Si è fidato del fatto che Dio potesse fare l’impossibile.

La fede nelle promesse di Dio – o come diremo oggi, fede in Cristo, colui che è la conferma delle promesse di Dio – è la strada giusta per diventare figlio di Abrahamo; l’ubbidienza è la prova di una fede genuina (Gen. 22:12-19). Per questo motivo, Gesù dice in Giovanni 8:39: “Se foste figli di Abrahamo, fareste le opere di Abrahamo”.

I figli di Abrahamo sono persone di tutte le nazioni che hanno riposto la loro speranza in Cristo e che, come Abrahamo sul Monte Moria, non permettono ai loro beni terreni di fermare la loro obbedienza.

Tutti voi che sperate in Gesù Cristo e lo seguite in ubbidienza di fede siete discendenti di Abrahamo ed eredi delle promesse del patto.

Jun 02, 202403:21
La fede che magnifica la grazia

La fede che magnifica la grazia

“Io non annullo la grazia di Dio”.
(Galati 2:21)

 

Da bambino, mentre eravamo al mare, mi capitò di non riuscire più a stare in piedi a causa della corrente; sentivo come se la risacca mi avrebbe trascinato in mezzo all’oceano in un solo istante.

Era terrificante. Cercavo di risollevarmi e di capire in che modo poterne uscire, ma non riuscivo né a mettere i piedi sul fondale e né a nuotare, perché la corrente era troppo forte; in ogni caso, non ero nemmeno un bravo nuotatore.

Preso dal panico, riuscii a pensare soltanto una cosa. Avevo bisogno che qualcuno mi aiutasse, ma non riuscivo nemmeno a gridare aiuto, perché ormai ero sott’acqua.

Quando sentii la mano di mio padre afferrare il mio braccio con una presa fortissima, quella fu la sensazione più bella del mondo. Cedetti totalmente alla sua forza. Mi sentivo beato nel venire tirato fuori secondo la sua volontà. Non potevo resistergli.

Il pensiero che le cose non si fossero messe poi così tanto male per me non mi sfiorò la mente nemmeno di striscio; o il pensiero che dovessi aggiungere della forza mia a quella del braccio di mio padre. Tutto quello che pensai fu Si! Ho bisogno di te! Grazie! Amo la tua forza! E la tua iniziativa! Mi piace la tua presa! Sei davvero meraviglioso!

Nello spirito di quell’affetto arrendevole, nessuno può vantarsi. Chiamo questo affetto arrendevole “fede”. Mio padre è stato la personificazione di quella grazia futura di cui avevo disperatamente bisogno mentre ero sott’acqua. Questa è la fede che magnifica la grazia.

Mentre riflettiamo sul come vivere la vita cristiana, il nostro primo pensiero dovrebbe essere: Come posso magnificare, piuttosto che annullare, la grazia di Dio? Paolo risponde a questa domanda in Galati 2:20-21: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me. Io non annullo la grazia di Dio.”

Perché la vita di Paolo non rendeva nulla la grazia di Dio? Perché egli vive per fede nel Figlio di Dio. La fede richiama tutta l’attenzione sulla grazia e la magnifica, piuttosto che annullarla.

Jun 01, 202402:47
Il guadagno di servire Dio

Il guadagno di servire Dio

“Tuttavia saranno asserviti a lui, così conosceranno per esperienza cosa significa servire a me e servire ai regni delle nazioni”.
(2 Cronache 12:8)

 

Servire Dio è completamente diverso che servire qualunque altro.

Dio è estremamente geloso che noi comprendiamo questo – e che ne godiamo. Per esempio, ci comanda: “Servite il Signore con letizia!” (Sal. 100:2). C’è una ragione per questa letizia. Ci è detta in Atti 17:25. Dio “non è servito dalle mani di uomini come se avesse bisogno di qualcosa, essendo lui che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa”.

Serviamo Dio con gioia perché non dobbiamo sopportare il peso del dover far fronte ai suoi bisogni. Piuttosto, gioiamo in un servizio in cui è Lui a provvedere ai nostri bisogni. Servire Dio significa sempre ricevere grazia da Lui.

Per mostrare quanto Dio sia geloso del fatto che noi possiamo comprendere questo e della gloria che ne deriva, c’è una storia in 2 Cronache 12. Roboamo, il figlio di Salomone, che regnò sul regno del sud dopo la rivolta delle dieci tribù, “abbandonò la legge del Signore” (2 Cron. 12:1). Egli scelse di non servire il Signore e diede il suo servizio ad altri dei e altri regni. Dio mandò come giudizio Scishak, re d’Egitto, contro Roboamo con 1200 carri e 60.000 cavalieri (2 Cron. 12:2-3).

Nella sua misericordia, Dio mandò a Roboamo il profeta Scemaiah con questo messaggio: “Così dice l'Eterno: «Voi avete abbandonato me, perciò anch'io ho abbandonato voi nelle mani di Scishak»” (2 Cron. 12:5). Il risultato positivo di quel messaggio fu che Roboamo e i suoi principi si umiliarono e pentirono e dissero: “L'Eterno è giusto” (2 Cron. 12:6).

Quando il Signore vide che loro si erano umiliati, disse: “Quando l'Eterno vide che si erano umiliati, la parola dell'Eterno fu rivolta a Scemaiah, dicendo: «Poiché essi si sono umiliati, io non li distruggerò, ma concederò loro fra poco liberazione e la mia ira non si riverserà su Gerusalemme per mezzo di Scishak»” (2 Cron. 12:7). Come punizione per loro disse: “Tuttavia saranno asserviti a lui, così conosceranno per esperienza cosa significa servire a me e servire ai regni delle nazioni” (2 Cron. 12:8).

Il punto è chiaro: servire Dio è ricevere; è una benedizione, una gioia e un privilegio. Ecco perché sono così zelante nel dire che la lode della domenica mattina, così come quella giornaliera dell’ubbidienza, non è un dare a Dio in modo gravoso, ma un gioioso ricevere da parte Sua.

May 31, 202403:20
Qualcosa di cui vantarsi

Qualcosa di cui vantarsi

“Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede”.
(Efesini 2:8)

 

Il Nuovo Testamento mette in correlazione la fede e la grazia in modo che non ci vantiamo di ciò che soltanto la grazia porta a compimento.

Uno degli esempi più conosciuti dice questo: “infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede” (Ef. 2:8). Per grazia, attraverso la fede. Questa è la correlazione che protegge la libertà della grazia.

La fede è l’atto della nostra anima che si allontana dalla nostra insufficienza e si rivolge alle risorse pienamente sufficienti e gratuite di Dio. La fede si focalizza sulla libertà di Dio di donare grazia a coloro che non ne sono degni. Essa fa affidamento sulla generosità di Dio.

Perciò la fede, proprio per la sua natura, annulla l’atto del vantarsi e va pienamente d’accordo con la grazia. Ovunque la fede guardi, essa vede grazia dietro qualsiasi atto degno di lode. Perciò, non può vantarsi, se non nel Signore.

Perciò Paolo, dopo aver detto che la salvezza è per grazia, mediante la fede, dice: “Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori” (Ef. 2:8-9). La fede non può vantarsi della bontà umana, delle capacità o della saggezza, perché la fede si focalizza sulla grazia gratuita e libera di Dio, che provvede a qualsiasi cosa. Qualsiasi bontà veda la fede, la vede come frutto della grazia.

Quando la fede vede che “Cristo Gesù, il quale da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione”, essa dice “Chi si gloria, si glori nel Signore” (1 Cor. 1:30-31).

May 30, 202402:11
Quando Dio va contro la sua volontà

Quando Dio va contro la sua volontà

“Ma essi non diedero ascolto alla voce del loro padre, perché l'Eterno voleva farli morire”.
(1 Samuele 2:25)

 

In questo testo ci sono tre implicazioni per le nostre vite.

1) È possibile peccare tanto a lungo e tanto gravemente che il Signore non conceda il ravvedimento.

Ecco perché Paolo dice facciamo le nostre richieste e insegnamenti “nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi” (2 Tim. 2:25) – e non dice che Dio la concederà sicuramente. Esiste un “troppo tardi” nella vita del peccato. Come si dice di Esaù in Ebrei 12:17: “Voi infatti sapete che in seguito, quando egli volle ereditare la benedizione, fu respinto, benché la richiedesse con lacrime, perché non trovò luogo a pentimento”.

Questo non significa che coloro che si pentono sinceramente dopo un’intera vita di peccato non possono essere salvati. Possono certamente essere salvati e lo saranno! Dio è straordinariamente misericordioso. Ne è testimone il ladrone sulla croce: “Oggi tu sarai con me in paradiso” (Lc. 23:43).

 

2) Dio potrebbe non permettere a una persona che pecca di fare ciò che è giusto.

“Ma essi non diedero ascolto alla voce del loro padre, perché l'Eterno voleva farli morire”. Dare ascolto alla voce del loro padre era la cosa giusta da fare, ma non l’hanno fatto. Perché? “Perché l’Eterno li voleva far morire”.

La ragione per la quale loro non hanno ubbidito al loro padre era perché Dio aveva altri scopi per loro e li ha lasciati ai loro peccati e alla morte. Questo ci mostra che ci sono dei tempi in cui la volontà del decreto di Dio è diversa dalla volontà rivelata del comandamento di Dio.

 

3) Talvolta le nostre preghiere affinché la volontà rivelata di Dio venga compiuta non vengono esaudite, perché Dio ha decretato qualcosa di diverso, per i suoi scopi santi e saggi.

Penso che Eli abbia pregato affinché i suoi figli potessero cambiare. Questo è il modo in cui avrebbe dovuto pregare, ma Dio aveva decretato che Ofni e Fineas non avrebbero obbedito, ma che venissero uccisi.

Quando qualcosa del genere succede (cosa che solitamente non sappiamo prima del tempo), mentre stiamo chiedendo a Dio un cambiamento, la risposta di Dio non è “non ti amo”, ma piuttosto “ho degli scopi santi e saggi nel non passare oltre a questo peccato e non consentire un pentimento. Tu non riesci a vedere questi miei propositi adesso, ma abbi fiducia in me. So quello che faccio e ti amo”.

May 29, 202402:57
La pazienza ripaga sempre

La pazienza ripaga sempre

“Voi avete macchinato del male contro di me; ma DIO ha voluto farlo servire al bene, per compiere quello che oggi avviene: conservare in vita un popolo numeroso”.
(Genesi 50:20)

 

La storia di Giuseppe in Genesi dal capitolo 37 al 50 è una meravigliosa lezione del perché dovremmo avere fede nella futura grazia sovrana di Dio.

Giuseppe è venduto come schiavo dai suoi fratelli, cosa che deve aver messo a dura prova la sua pazienza, ma gli viene dato un buon lavoro nella casa di Potifar. Poi, quando si comporta rettamente in una prova non pianificata per l’ubbidienza, la moglie di Potifar mente sulla sua integrità e lo fa mettere in prigione – un’altra durissima prova per la sua pazienza.

Ancora una volta le cose volgono per il meglio e il guardiano della prigione gli dà delle responsabilità e si comporta con rispetto. Proprio quando pensa di ricevere una sospensione della pena dal coppiere del Faraone, di cui aveva interpretato un sogno, il coppiere si dimentica di lui per più di due anni.

Finalmente il significato di tutte queste deviazioni e ritardi diventa chiaro. Giuseppe dice ai suoi fratelli che non vedeva da tempo: “Ma DIO mi ha mandato davanti a voi, perché sia conservato per voi un residuo sulla terra, e per salvarvi la vita con una grande liberazione… Voi avete macchinato del male contro di me; ma DIO ha voluto farlo servire al bene, per compiere quello che oggi avviene: conservare in vita un popolo numeroso” (Gen. 45:7; 50:20).

Qual è stata la chiave della pazienza di Giuseppe durante tutti quei lunghi anni di esilio e abusi? La risposta è questa: fede nella grazia futura – la grazia sovrana di Dio nel mutare gli imprevisti anche più spiacevoli nel finale più felice che si possa immaginare.

May 28, 202402:14
Fede autentica vs fede fasulla

Fede autentica vs fede fasulla

“Così anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza”.
(Ebrei 9:28)

 

La domanda per tutti noi è la seguente: Siamo inclusi fra i “molti” i cui peccati Cristo ha preso su di sé? Saremo salvati dalla sua venuta?

La risposta di Ebrei 9:28 è “Si”, se lo “aspettiamo”. Possiamo sapere che i nostri peccati sono stati perdonati e che saremo al sicuro nel giorno del giudizio se confidiamo in Cristo in un modo che ci fa desiderare il suo ritorno.

C’è una fede fasulla che dice di credere in Cristo, ma è solo un’assicurazione contro furto e incendio. La fede fasulla “crede” solo di scampare all’inferno. Non ha un vero desiderio per Cristo. Infatti, preferirebbe che Cristo non tornasse, in modo da poter avere più tempo possibile per i piaceri di questo mondo. Questo dimostra che il cuore non è con Cristo, ma con il mondo.

Perciò il punto per noi è questo: desideriamo davvero la venuta di Cristo? O vorremmo che Lui aspettasse fino a quando la nostra storia d’amore con il mondo giunge a una conclusione? Questa è la domanda che mette alla prova l’autenticità della nostra fede.

Vogliamo essere come i corinzi che aspettavano “la manifestazione del Signor nostro Gesù Cristo” (1 Cor. 1:7) e come i filippesi la cui “cittadinanza infatti è nei cieli, da dove aspettiamo pure il Salvatore, il Signor Gesù Cristo” (Fil.3:20).

Questo è il punto per noi. Amiamo la sua apparizione? O amiamo il mondo e speriamo che la sua apparizione non interromperà i nostri piani terreni? L’eternità è appesa a questa domanda.

May 27, 202402:12
Rafforzati nell'attesa

Rafforzati nell'attesa

“Fortificati con ogni forza, secondo la sua gloriosa potenza, per ogni perseveranza e pazienza, con gioia”.
(Colossesi 1:11)

 

Forza è la parola giusta. L’apostolo Paolo ha pregato che la chiesa a Colosse fosse fortificata “in ogni cosa, dalla sua gloriosa potenza, per essere sempre pazienti e perseveranti” (Col. 1:11 NR). La pazienza è la prova di una forza interiore.

Le persone impazienti sono deboli, e perciò dipendono da supporti esterni – come per esempio dal fatto che i loro programmi e le circostanze che supportano i loro cuori fragili vadano secondo i piani. Il loro “scoppiare” con giuramenti o minacce e le loro dure critiche verso i responsabili della rovina dei loro piani non sembrano però deboli. In realtà tutto quel rumore camuffa la loro debolezza. La pazienza richiede un’enorme forza interiore.

Per i credenti, questa forza proviene da Dio. Ecco perché Paolo prega per i colossesi. Sta chiedendo a Dio di rafforzarli nella paziente perseveranza che la fede cristiana richiede. Quando dice che la forza della pazienza proviene “dalla sua gloriosa potenza”, non significa solamente che ci vuole una potenza divina per rendere paziente una persona. Significa che la fede in questa gloriosa potenza è il canale attraverso il quale arriva il potere per la pazienza.

La pazienza, infatti, è un frutto dello Spirito Santo (Gal. 5:22), ma lo Spirito Santo rafforza (con tutto il suo frutto) attraverso la “predicazione della fede” (Gal. 3:5). Perciò Paolo sta pregando affinché Dio possa connetterci con la “potenza gloriosa” che rende possibile la pazienza; e questa connessione è la fede.

May 26, 202402:08
Il piano di Dio nelle deviazioni non pianificate

Il piano di Dio nelle deviazioni non pianificate

“Qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui”.
(Colossesi 3:17)

 

Hai mai pensato a cosa sta facendo Dio mentre cerchi, nel posto sbagliato, qualcosa che hai perso e di cui hai disperatamente bisogno? Dio sa esattamente dove si trova e ti lascia guardare nel posto sbagliato.

Un giorno avevo bisogno di una citazione per la nuova edizione del mio libro Desiderare Dio. Mi ricordavo di averla letta da qualche parte negli scritti di Richard Wurmbrand. Pensavo che fosse nel suo libro di meditazioni Reaching Toward the Heights. Quasi quasi riuscivo a vederla in una delle pagine a destra del libro, ma non riuscivo a trovarla.

Mentre la stavo cercando, capitai sulla meditazione quotidiana del 30 Novembre. Come iniziai a leggerla pensai: “ecco, questa è una delle ragioni per cui dovevo continuare a cercare la mia citazione”. C’era una storia, non per me, ma per genitori con figli malati.

Avere dei figli malati è come cercare nel posto sbagliato per qualcosa che hai perso e non riesci a trovare. Perché? Perché? Perché? Questa è la ricompensa non pianificata per il tempo “perso”.

Catherine era stata allevata per vent’anni in un ospizio per bambini mentalmente ritardati. La bimba era malata dall’inizio della sua vita e non aveva mai pronunciato una parola, aveva vissuto sempre in stato vegetativo. Le uniche cose che faceva erano fissare silenziosamente il muro o compiere dei movimenti distorti. Mangiare, bere e dormire era tutta la sua vita. Sembrava che non partecipasse a nessuna delle cose che accadevano intorno a lei. Dovettero amputarle una gamba. Il personale dell’ospizio le aveva augurato il meglio e sperava che il Signore la chiamasse presto a Sé. Un giorno il dottore chiese al direttore di venire il prima possibile. Catherine stava morendo. Quando entrambi entrarono nella stanza, non riuscirono a credere ai loro occhi. Catherine stava cantando degli inni cristiani che aveva sentito e tenuto a mente, proprio quelli adatti ai letti di morte. Ripeteva all’infinito la canzone in tedesco intitolata “dove l’anima può trovare la sua patria, il suo riposo?” Cantò per una mezzora, con il volto trasfigurato e poi morì in silenzio. (Preso da Il meglio deve ancora venire, Wuppertal: Sonne und Shild)

Può una qualsiasi cosa fatta nel nome di Cristo essere sprecata?

La mia ricerca futile e frustrante per ciò di cui credevo di avere bisogno non fu sprecata. Non è stato tempo sprecato cantare inni cristiani a questa bambina disabile. Anche la tua straziante, non pianificata deviazione non è uno spreco – non se guardi al Signore per la sua opera inaspettata e fai ciò che devi fare nel suo nome (Col. 3:17). Il Signore è all’opera per coloro che sperano in Lui (Is. 64:4).

May 25, 202403:27
Le fondamenta della sicurezza

Le fondamenta della sicurezza

“Dio vi ha eletti fin dal principio per salvarvi, mediante la santificazione dello Spirito”.
(2 Tessalonicesi 2:13)

 

Decine di passi nella Bibbia parlano della nostra salvezza finale (non della nostra elezione) come condizionale sulla base di un cuore e una vita cambiati. Una domanda sorge spontanea: come posso essere sicuro che persevererò nella fede e nella santità necessarie affinché erediti la vita eterna?

La risposta è che l’assicurazione è radicata nella nostra elezione (2 Pt. 1:10). L’elezione divina è la garanzia che Dio porterà a compimento, grazie alla sua grazia santificatrice, ciò che la sua grazia elettiva ha cominciato.

Questo è il significato del nuovo patto: Dio non si limita a comandare l’ubbidienza, ma dona ubbidienza. “L’Eterno, il tuo DIO, circonciderà il tuo cuore e il cuore dei tuoi discendenti, affinché tu ami l’Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, e così tu viva” (Deu. 30:6). “Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti” (Ez. 36:27; cfr. 11:20).

L’elezione assicura che “quelli che [Dio] ha giustificati, li ha pure glorificati” (Rom. 8:30), in modo che tutte le condizioni per la glorificazione siano soddisfatte dal potere della grazia di Dio.

L’elezione è alla base della sicurezza perché, dato che Dio si è preso l’impegno di salvare, si è anche preso l’impegno di permettere tutto ciò che è necessario per la salvezza.

May 24, 202401:59
Ne vale la pena per Cristo?

Ne vale la pena per Cristo?

“Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo”.
(Luca 14:26-27)

 

Gesù non ha paura e non si vergogna di dirci la verità sul “peggio” – il costo dell’essere cristiani è alto e molto doloroso: odiare la propria famiglia (v. 26), portare la croce (v. 27), rinunciare ai propri averi (v. 33). Non c’è nessuna lettera scritta in minuscolo nel patto della grazia. Solo lettere in maiuscolo e grassetto. Non esiste la grazia a basso costo! È molto, molto costosa. Vieni e sii un mio discepolo.

Satana nasconde il suo peggio e mostra solo il suo meglio: tutto ciò che importa, nel contratto con Satana, è scritto in lettere piccolissime e nelle ultime pagine.

Sulla prima pagina c’è scritto in maiuscolo e grassetto: “No, non morirete affatto” (Gen. 3:4) e ancora “Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, mi adori” (Mat. 4:9). Nell’ultima riga dell’ultima pagina, in un carattere così piccolo che per leggerlo hai bisogno della lente d’ingrandimento della Bibbia, c’è scritto: “dopo aver goduto di piaceri passeggeri, soffrirai con me per sempre all’inferno”.

Perché Gesù vuole mostrarci il suo “peggio” così come anche il suo meglio, e invece Satana vuole solo mostrare il suo meglio? Matthew Henry rispose così: “Satana mostra il meglio, ma nasconde il peggio, perché il suo meglio non potrà mai [controbilanciare] il suo peggio; ma il meglio di Cristo supererà abbondantemente il peggio”.

La chiamata di Gesù non è solo una chiamata alla sofferenza e alla rinuncia di sé; è prima di tutto una chiamata al banchetto. Questo è il punto fondamentale della parabola di Luca 14:16-24. Gesù promette anche una gloriosa resurrezione in cui tutte le perdite che abbiamo avuto in questa vita verranno ripagate (Lc. 14:14). Egli ci dice anche che ci aiuterà a superare le difficoltà (Lc.22:32) e ci dice che il nostro Padre ci donerà lo Spirito Santo (Lc. 11:13). Gesù promette inoltre, che anche se dovessimo venire uccisi a causa del regno, “neppure un capello del vostro capo perirà” (Lc. 21:18).

Il che significa che quando iniziamo a calcolare il costo di seguire Gesù – quando mettiamo sulla bilancia il “peggio” e il “meglio” – per Lui ne vale la pena. Ne vale abbondantemente la pena (Rom. 8:18; 2 Cor. 4:17).

Non è così con Satana. Il pane rubato è dolce, ma dopo, la bocca si riempirà di ghiaia (vedi Prov. 20:17).

May 23, 202403:16
Gesù conosce le sue pecore

Gesù conosce le sue pecore

“Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono”.
(Giovanni 10:27)

 

Gesù conosce i suoi. Cosa vuol dire questo?

Giovanni 10:3 è molto simile al versetto 27. Dice: “le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le sue pecore per nome e le conduce fuori.”

Perciò, quando Gesù dice “io le conosco”, significa almeno che le conosce per nome; ovvero, le conosce individualmente e intimamente. Non sono anonime e perse nel gregge.

I versetti 14 e 15 ci danno un altro spunto: “Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore e le mie conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e depongo la mia vita per le pecore”.

C’è una reale similitudine tra il modo in cui Gesù conosce il Padre e il modo in cui Egli conosce le sue pecore. Gesù vede se stesso nel Padre e vede se stesso nei suoi discepoli.

In un certo senso Gesù riconosce il suo carattere nei suoi discepoli, e vede il suo “marchio di fabbrica” nelle sue pecore.

È come un marito che aspetta sua moglie all’aeroporto e guarda ogni persona che esce dalla porta degli arrivi. Quando sua moglie compare, la riconosce, riconosce i suoi lineamenti e prova gioia; lei è l’unica che lui abbraccia fra i tanti.

L’apostolo Paolo dice: “Tuttavia il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi»” (2 Tim. 2:19).

È impossibile esagerare nell’enfatizzare l’enorme privilegio di essere conosciuti personalmente, intimamente e amorevolmente dal Figlio di Dio. È un regalo prezioso per tutte le sue pecore e contiene all’interno di esso la promessa della vita eterna.

May 22, 202402:11
Dio è all'opera in te

Dio è all'opera in te

“Io alzo gli occhi ai monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dall'Eterno, che ha fatto i cieli e la terra. Egli non permetterà che il tuo piede vacilli, colui che ti protegge non sonnecchierà”.
(Salmi 121:1-3)

 

Hai bisogno di aiuto? Io sì. Dove cerchi aiuto?

Quando il salmista ha alzato gli occhi verso i monti e si è chiesto: “Da dove mi verrà l’aiuto?” Si è poi dato la seguente risposta: “il mio aiuto viene dall’Eterno” – non dai monti, ma dal Dio che ha creato i monti.

Quindi ha ricordato a se stesso due verità fondamentali: la prima è che Dio è il potente Creatore sopra a tutti i problemi della vita; e la seconda è che Dio non dorme mai.

Dio è un lavoratore instancabile. Pensa che Dio è all’opera nella tua vita. Sì, lo so, è meraviglioso. Spesso siamo inclini a pensare a noi stessi come ai lavoratori nella vita di Dio, ma la Bibbia vuole che siamo i primi a meravigliarci del fatto che Dio sia all’opera nelle nostre vite: “Dall'antichità nessuno aveva mai sentito né orecchio udito né occhio visto alcun DIO all'infuori di te, che agisce per chi spera in lui” (Is. 64:4).

Dio è all’opera per noi ventiquattr’ore su ventiquattro. Non va in vacanza e non dorme mai. Infatti, è così desideroso di lavorare per noi, tanto da andare alla ricerca di ulteriore lavoro da compiere per coloro che porranno la propria fiducia in Lui: “L'Eterno infatti con i suoi occhi scorre avanti e indietro per tutta la terra per mostrare la sua forza verso quelli che hanno il cuore integro verso di lui” (2 Cron. 16:9).

Dio ama mostrare il suo potere instancabile, la sua saggezza e la sua bontà operando per coloro che si affidano a Lui. Gesù è la via attraverso cui il Padre ha mostrato questo: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire” (Mr. 10:45). Gesù è all’opera per i suoi seguaci. Egli li serve.

Questo è ciò che dobbiamo credere – credere veramente – in modo da essere “sempre gioiosi” (1 Tess. 5:16), “ringraziando continuamente per ogni cosa” (Ef. 5:20), e avere “la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza” (Fil. 4:7), non essere “in ansietà per cosa alcuna” (Fil. 4:6), odiare le nostre vite “in questo mondo” (Giov. 12:25) e “amare [il nostro] prossimo come [noi stessi]” (Mat. 22:39).

Che magnifica verità! Che realtà stupenda! Dio è all’opera ventiquattr’ore su ventiquattro per coloro che lo aspettano.

May 21, 202403:10
Come odiare la tua vita

Come odiare la tua vita

“In verità, in verità vi dico: Se il granel di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perderà, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. (Giovanni 12:24-25)

 

“Chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. Che cosa significa?

Significa, come minimo, che non pensi troppo alla tua vita su questa terra. In altre parole, non importa più di tanto di ciò che succede alla tua vita in questo mondo.

  • Se gli uomini parlano bene di te, non importa più di tanto.
  • Se ti odiano, non importa granché.
  • Se possiedi molte cose, non importa più di tanto.
  • Se possiedi poco, non importa.
  • Se sei perseguitato, o se mentono al tuo riguardo, non importa granché.
  • Se sei famoso o sconosciuto, non importa molto.
  • Se sei morto, tutte queste cose non hanno importanza.

Il punto è però ancora più radicale. Ci sono delle scelte che bisogna fare qui e non solo delle esperienze passive. Gesù continua dicendo: “Se uno mi serve, mi segua” (Giov. 12:26). Dove? Gesù sta andando nel Getsemani e verso la croce.

Gesù non sta solamente dicendo: se le cose vanno male, non agitatevi, tanto siete comunque morti. Egli sta dicendo: “Scegliete di morire con me. Scegliete di odiare la vostra vita in questo mondo nello stesso modo in cui io ho scelto la croce”.

Questo è ciò che Gesù intendeva quando ha detto: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mat. 16:24). Egli ci chiama a scegliere la croce. C’era solamente una cosa che le persone facevano sulla croce: morivano su di essa. “Prendi la tua croce” significa “come un granello di frumento, cadi a terra e muori”. Scegli questo.

Perché? A motivo di un impegno radicale per il ministero: “Ma io non ne tengo alcun conto e la mia propria vita non mi è cara, pur di terminare con gioia il mio corso e il ministero che ho ricevuto dal Signore Gesù, che è di testimoniare pienamente l'evangelo della grazia di Dio” (At. 20:24). Riesco a sentire Paolo dire: “non mi importa di ciò che mi accade – se posso vivere per la gloria della sua grazia”.

May 20, 202402:46
Ciò che fa esultare Gesù

Ciò che fa esultare Gesù

“In quella stessa ora Gesù giubilò nello spirito e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli. Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto”.
(Luca 10:21)

 

Questo versetto è uno dei due punti nei vangeli in cui si dice che Gesù ha esultato. I settanta discepoli sono appena tornati dai loro giri di predicazione e hanno riferito a Gesù del loro successo.

Al versetto 21 Luca scrive: “In quella stessa ora Gesù giubilò nello spirito e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli. Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto!”.

Notate che in questo versetto tutte e tre le persone della Trinità stanno esultando: Gesù sta esultando, ma viene detto che sta esultando nello Spirito Santo. Sono convinto che significhi che lo Spirito Santo lo sta riempiendo e lo sta facendo esultare e poi alla fine del versetto dice che ciò è piaciuto a Dio padre.

Ora, che cos’è che fa gioire l’intera Trinità insieme? È il libero amore elettivo di Dio che nasconde le cose all’élite degli intellettuali e le rivela ai bambini. “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli!”.

Che cos’è che il Padre nasconde ad alcuni e rivela ad altri? Luca 10:22 ci dà la risposta: “nessuno conosce chi è il Figlio se non il Padre”. Perciò, ciò che Dio Padre deve rivelare è la vera identità spirituale del Figlio.

Quando i settanta discepoli ritornano dalla loro missione evangelistica e danno il loro resoconto a Gesù, Gesù e lo Spirito Santo gioiscono del fatto che sia piaciuto a Dio Padre di rivelare il Figlio ai bambini e di nasconderlo ai sapienti.

Il punto di ciò non è che ci sono solo certe classi di persone che sono scelte da Dio. Il punto è che Dio è libero di scegliere i candidati meno “qualificati” per la sua grazia.

Dio contraddice ciò che il merito umano può dettare. Egli nasconde ai sapienti e rivela ai più incapaci e poco dotati.

Quando Gesù vede il Padre che liberamente illumina e salva le persone la cui sola speranza è nella grazia gratuita, allora esulta nello Spirito Santo e si compiace nell’elezione di suo Padre.

May 19, 202402:57
La Luce oltre la luce

La Luce oltre la luce

“Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate in mente le cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra”.
(Colossesi 3:1-2)

 

Gesù Cristo è una ventata d’aria fresca. Avventurarsi in piaceri senza Cristo inaridisce l’anima.

Inizialmente può sembrare divertente e liberatorio trascurare la preghiera e la Parola, ma poi veniamo ripagati con: superficialità, mancanza di potenza, vulnerabilità al peccato, preoccupazioni per le sciocchezze, relazioni superficiali e una preoccupante perdita di interesse per l’adorazione e per le cose dello Spirito.

Non fare in modo che l’estate faccia seccare la tua anima. Dio ha creato l’estate per essere un assaggio di paradiso e non un sostituto.

Se il postino ti porta una lettera da parte del tuo fidanzato, non ti innamori del postino.

Non ti innamori dell’anteprima o ti ritrovi incapace di amare la realtà che sta per incominciare.

Gesù Cristo è la ventata d’aria fresca nel pieno dell’estate. Egli è preminente in tutte le cose (Col. 1:18), incluse le vacanze, i picnic, le partite di beach volley, le lunghe camminate e le grigliate all’aria aperta. In quest’estate ormai alle porte egli ci invita: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo” (Mat. 11:28).

La domanda è: lo vogliamo? Cristo dà se stesso per noi in proporzione a quanto desideriamo il suo riposo e il suo ristoro. “Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore” (Ger. 29:13).

Le parole di Pietro per noi riguardo a ciò sono: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati, e perché vengano dei tempi di refrigerio dalla presenza del Signore, ed egli mandi Gesù Cristo che è stato predicato prima a voi” (At. 3:19-20). Il ravvedimento non è solo lasciare il peccato, ma anche tornare al Signore con cuori aperti, pieni d’attesa e sottomessi.

Quale mentalità è questa? È quella descritta in Colossesi 3:1-2: “Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate in mente Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra”.

Questa è la terra di Dio. È l’anteprima della realtà di quella che sarà l’estate eterna, poiché “la città non ha bisogno del sole né della luna, che risplendano in lei, perché la gloria di Dio la illumina e l'Agnello è il suo luminare” (Ap. 21:23).

Il sole d’estate non è che una mera indicazione del *Sole* futuro. La gloria di Dio. L’estate ce lo mostra e ce lo fa pregustare. Vuoi avere occhi per vedere questo? Signore, permettici di vedere la *Luce* oltre la luce.

May 18, 202403:27
Perché amiamo Dio?

Perché amiamo Dio?

“Noi lo amiamo perché egli ci ha amati per primo”.
(1 Giovanni 4:19)

 

Dato che amare Dio è la prova che Dio ti ama per il suo amore elettivo (Rom. 8:28, etc.), la sicurezza che Dio ti ama con il suo amore elettivo non può essere la base del tuo amore per Lui. Il nostro amore per Lui, che è la prova della nostra elezione, è la nostra comprensione spirituale della gloria di Dio che ci soddisfa pienamente.

Non è la gratitudine iniziale per un beneficio ricevuto, ma la consapevolezza e la gioia che riceverlo produrrà una gratitudine travolgente. Questa consapevolezza e questa gioia dovrebbe, secondo ciò che dicono le Scritture, accompagnare immediatamente la certezza che Egli infatti, ci dona se stesso per il nostro eterno piacere.

La chiamata del Vangelo (Cristo è morto per i peccatori; credi in Lui e sarai salvato) non è solo una chiamata a credere che Egli è morto per i tuoi peccati, ma anche che, siccome è il tipo di Dio che riscatta a caro prezzo e con grande saggezza e santità, è degno della nostra fiducia e costituisce un riposo che mi soddisfa veramente per tutti i miei desideri.

Credere (ovvero provare, comprendere) ciò è poi immediatamente accompagnato dalla certezza che siamo salvati e che Egli è morto per noi, perché la promessa della salvezza è data a coloro che credono in questo.

Il punto centrale dell’edonismo cristiano sta in ciò che è la fede salvifica e in ciò che significa “ricevere” Cristo veramente o amare Dio.

Confronta: “Noi lo amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1 Gv. 4:19). Questo potrebbe significare che l’amore di Dio ci dà la capacità di amarlo attraverso l’incarnazione, l’espiazione e l’opera dello Spirito Santo e non che la nostra motivazione per amare sia che siamo importanti per Lui.

Oppure, potrebbe significare che nel vedere e comprendere Dio spiritualmente nell’essere quel tipo di Dio che ama i peccatori come noi con grazia così sorprendentemente libera e attraverso un modo di espiazione così straordinariamente saggio e sacrificale, siamo attirati a gioire in Dio per colui che Egli è, piuttosto che pensare che il versetto voglia dire che noi amiamo Dio per primi perché siamo scelti da Lui in modo personale e particolare.

May 17, 202402:45
L'amore più libero

L'amore più libero

“Ecco, all'Eterno, il tuo DIO, appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto quanto essa contiene; ma l'Eterno pose il suo diletto unicamente nei tuoi padri e li amò; e dopo di loro fra tutti i popoli scelse la loro discendenza, cioè voi, com'è oggi”.
(Deuteronomio 10:14-15)

 

L’amore elettivo di Dio è assolutamente libero. È la sovrabbondanza piena di grazia della sua gioia sconfinata guidata dalla sua infinita saggezza.

Deuteronomio 10:14-15 descrive il diletto di Dio nello scegliere Israele tra tutti i popoli della terra. Notiamo due cose.

Prima di tutto, nota il contrasto tra il versetto 14 e il versetto 15. Perché Mosè descrive l’elezione di Israele sullo sfondo del possesso di Dio dell’intero universo? Perché il versetto 14 dice “all'Eterno, il tuo DIO, appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto quanto essa contiene” e poi al versetto 15 dice “fra tutti i popoli scelse la loro discendenza” [riferito ad Israele]?

La ragione sembra essere nell’escludere l’idea che Dio fosse in qualche modo limitato nello scegliere questo popolo. Il punto è quello di sfatare il mito che ogni popolo ha il suo dio e che questo dio ha diritti sul suo popolo, ma nient’altro a parte questo.

La verità è che questo è l’unico vero Dio. Egli possiede qualsiasi cosa nell’intero universo e può scegliere qualsiasi popolo per farne il suo tesoro particolare.

Perciò, la verità indescrivibilmente meravigliosa per Israele è che Dio lo ha scelto. Non era obbligato a farlo. Aveva il diritto e il privilegio di scegliere qualsiasi popolo in assoluto sulla faccia della terra per mettere in atto il suo piano di redenzione.

Perciò quando Egli chiama se stesso “il loro Dio” non intende dire di essere alla pari degli dei d’Egitto o degli dei di Canaan. Egli possiede i loro dei e i loro popoli. Se avesse voluto, avrebbe potuto scegliere un altro popolo per portare avanti i suoi scopi.

Il punto nell’insieme dei versetti 14 e 15 così messi è quello di sottolineare la libertà, i diritti universali e l’autorità di Dio.

La seconda cosa da notare (nel versetto 15) è il modo in cui Dio esercita la sua libertà sovrana “di affezionarsi ai padri e di amarli”; “ma soltanto ai tuoi padri il Signore si affezionò e li amò”. Egli sceglie liberamente di affezionarsi e amare i padri.

L’amore di Dio per i padri d’Israele era libero, misericordioso e non era costretto da qualche loro virtù o dalla loro “ebraicità”.

May 16, 202403:06
Che cos'è la mansuetudine?

Che cos'è la mansuetudine?

“Beati i mansueti, perché erediteranno la terra”.
(Matteo 5:5)

 

La mansuetudine inizia quando riponiamo la nostra fiducia in Dio. Dunque, perché ci fidiamo di Lui, possiamo affidare a Lui la nostra via. Gettiamo su di Lui le nostre ansietà, le nostre frustrazioni, i nostri piani, le nostre relazioni, i nostri lavori e la nostra salute.

Poi aspettiamo pazientemente il Signore. Ci fidiamo dei suoi tempi, del suo potere e della sua grazia che coopera nel modo migliore per la sua gloria e per il nostro bene.

Il risultato di affidarci a Dio, di gettare su di Lui le nostre preoccupazioni e di aspettarlo pazientemente è che non lasciamo spazio a una rabbia veloce e nervosa, ma invece, lasciamo la collera e mettiamo la nostra causa nelle mani di Dio e lasciamo che sia Lui a renderci giustizia, se sceglie di farlo.

Poi, come dice Giacomo, grazie a questa tranquilla fiducia, siamo lenti a parlare e veloci ad ascoltare (Gc. 1:19). Diventiamo ragionevoli e aperti alla correzione.

La mansuetudine ama imparare e ritiene preziosi gli ammonimenti di un amico. Quando deve dire qualcosa di difficile a una persona che viene colta nel peccato o nell’errore, lo fa con la profonda convinzione della propria fallibilità e della propria predisposizione al peccato e la più profonda dipendenza dalla grazia di Dio.

La tranquillità, l’apertura e la vulnerabilità della mansuetudine sono tanto belle quanto dolorose. La mansuetudine va contro la nostra natura peccaminosa. Ha bisogno di un aiuto sovrannaturale.

Se sei un discepolo di Gesù Cristo, ovvero, se affidi te stesso e la tua vita a Lui e se lo aspetti pazientemente, Dio ha già iniziato ad aiutarti e continuerà a farlo.

Il modo principale in cui Egli ti aiuterà sarà rassicurando il tuo cuore del fatto che sei erede insieme a Gesù Cristo e che il mondo e tutto ciò che c’è in esso è tuo.

May 15, 202402:26
Le idee hanno conseguenze

Le idee hanno conseguenze

“Lo scopo di questo incarico è l’amore”.
(1 Timoteo 1:5 NR)

 

Viktor Frankl venne imprigionato nei campi di concentramento nazisti di Auschwitz e Dachau durante la seconda guerra mondiale. In quanto professore ebreo di neurologia e psichiatria, egli divenne famoso in tutto il mondo per il suo libro Alla ricerca di un significato della vita, che vendette più di otto milioni di copie.

In esso egli spiega l’essenza della sua filosofia che venne chiamata logoterapia – ovvero, che la più profonda motivazione umana sia trovare significato nella vita. Attraverso gli orrori dei campi di concentramento ha osservato che un uomo può sopportare quasi qualsiasi “come” della vita se ha un “perché”, ma la dichiarazione che mi ha colpito recentemente è stata questa:

«Sono pienamente convinto che le camere a gas di Auschwitz, Treblinka e Maidanek furono in ultima istanza preparate non in un ministero governativo o un altro a Berlino, ma piuttosto nelle scrivanie e nelle aule magne di scienziati e filosofi nichilisti». (“Victor Frankl al Ninety: un’intervista”, nel First Things dell’aprile 1995, p.41)

In altre parole, le idee hanno delle conseguenze che possono benedire o distruggere. Il comportamento delle persone – buono o cattivo che sia – non viene dal nulla. Proviene dalle visioni comuni della realtà che hanno radici nella mente da cui può derivare il bene oppure il male.

Uno dei modi in cui la Bibbia dichiara la verità che le idee hanno conseguenze pratiche è questo: “Infatti tutte le cose che furono scritte in passato furono scritte per nostro ammaestramento, affinché mediante la perseveranza e la consolazione delle Scritture noi riteniamo la speranza” (Rom. 15:4). Le idee presentate nelle Scritture producono la conseguenza pratica della speranza.

Ancora, Paolo dice che: “lo scopo di questo incarico è l’amore” (1 Tim. 1:5). Trasmettere idee tramite l’“istruzione” produce amore.

La speranza e l’amore non provengono dal nulla, ma crescono da idee – da visioni della realtà che sono rivelate nelle Scritture.

Un altro modo in cui le Scritture ci mostrano che le idee hanno conseguenze è usando la parola “dunque” (usata circa 900 volte nella Nuova Riveduta). Per esempio, “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Rom. 5:1). “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù (Rom. 8:1). “Non siate dunque in ansia per il domani” (Mat. 6:34).

Se vogliamo vivere nel potere di questi maestosi e pratici “perciò” e “dunque”, dobbiamo essere totalmente presi da queste idee – dalle visioni della realtà – che provengono da esse e sono radicate in esse.

May 14, 202403:15
Il principio di tutto

Il principio di tutto

“Avendoci predestinati ad essere adottati come suoi figli per mezzo di Gesù Cristo secondo il beneplacito della sua volontà”.
(Efesini 1:5)

 

L’esperienza di Charles Spurgeon non è fuori dalla portata di nessun altro normale credente.

Spurgeon (1834-1892) fu contemporaneo di George Mueller. Ha servito nella chiesa Metropolitan Tabernacle di Londra per più di trent’anni ed è stato il pastore più famoso del suo tempo.

La sua predicazione era così coinvolgente che molte persone si convertivano a Cristo ogni settimana. I suoi sermoni vengono pubblicati ancora oggi e molti lo ritengono un esemplare conquistatore di anime.

Egli parla di un’esperienza avvenuta quando aveva sedici anni che ha modellato la sua vita e il suo ministero per il resto dei suoi giorni.

«Quando mi stavo attendendo a Cristo, ho pensato che stavo facendo tutto da me stesso; ho pensato che stavo cercando il Signore con fervore, ma non avevo alcuna idea che il Signore stava cercando me. Non penso che una persona appena convertita si renda conto di questo da principio.

Mi ricordo del giorno e dell’ora precisa in cui ho ricevuto per la prima volta quelle verità [la dottrina dell’elezione] nella mia anima – quando esse diventarono, come disse John Bunyan, infuocate dentro il mio cuore come il ferro arroventato. Mi ricordo come sentii che all’improvviso ero cresciuto, da bambino a uomo adulto – che avevo fatto progressi nella conoscenza delle Scritture, avevo trovato, una volta per tutte, l’indicazione per la verità di Dio.

Una notte, mentre stavo seduto nella casa di Dio, non stavo pensando più di tanto al sermone del predicatore, perché non credevo a quel sermone.

Un pensiero mi colpì: “Come ero diventato un credente? Avevo cercato il Signore. Come mi ero messo a cercare il Signore? La verità arrivò come un fulmine nella mia mente in un solo istante – non avrei dovuto seguire il Signore a meno che non ci fossero state delle influenze precedenti nella mia mente in modo che io potessi cercarlo. Ho pregato, pensato e mi sono chiesto: come ho iniziato a pregare? Sono stato spinto a pregare leggendo le Scritture. Come ho iniziato a leggere le scritture? Sono stato io a leggerle, ma cosa mi ha spinto a farlo?

Allora, in un istante, ho capito che Dio era il principio di tutto e che Lui era l’Autore della mia fede. La mia intera dottrina di grazia mi si aprì davanti e da quella dottrina non mi sono discostato fino a questo giorno, e desidero che questo sia la mia confessione costante: “attribuisco il mio cambiamento interamente a Dio”».

May 13, 202403:04
Perché dovremmo amare i nostri nemici?

Perché dovremmo amare i nostri nemici?

“Amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano”.
(Luca 6:27)

 

Ci sono due ragioni principali del perché i credenti dovrebbero amare i propri nemici e fare loro del bene.

La prima è perché ciò rivela una verità su Dio. Dio è misericordioso.

“Poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Matt. 5:45).

“Egli non ci tratta come meritano i nostri peccati, e non ci castiga in base alle nostre colpe” (Sal. 103:10).

“Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo” (Ef. 4:32).

Perciò quando i credenti vivono in questo modo, dimostrano alcune delle caratteristiche di Dio.

La seconda ragione è che i cuori dei credenti sono soddisfatti con Dio e non sono guidati dal desiderio di vendetta, di esaltazione di sé, dal denaro o ancora dalle sicurezze terrene.

Dio è diventato il nostro tesoro, in cui siamo pienamente soddisfatti, perciò non trattiamo i nostri avversari secondo il nostro senso del bisogno o insicurezza, ma secondo la nostra pienezza che proviene dalla gloria di Dio, che tanto ci soddisfa.

Ebrei 10:34: “Infatti avete anche sofferto con me nelle mie catene e avete accettato con gioia di essere spogliati dei vostri beni, sapendo di avere per voi dei beni migliori e permanenti nei cieli”. Ciò che scaccia via l’impulso di vendetta è la nostra profonda certezza che questo mondo non è la nostra casa e che Dio è una ricompensa molto più sicura e soddisfacente.

Perciò in entrambe queste ragioni per amare i nostri nemici vediamo una cosa in comune: Dio viene mostrato per chi è realmente, ovvero un Dio misericordioso e gloriosamente soddisfacente.

La ragione ultima per essere misericordiosi è glorificare Dio – ovvero mostrarlo in modo eccelso agli occhi degli uomini.

May 12, 202402:32
Continua con il pranzo

Continua con il pranzo

“Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono”.
(Salmi 34:8)

 

A te che dici di non aver mai sperimentato la gloria di Dio, ti dico che in realtà hai provato molti dei suoi assaggi.

Hai mai guardato in alto? Sei mai stato abbracciato? Ti sei mai seduto davanti a un camino acceso? Hai mai passeggiato in un bosco, ti sei mai seduto vicino alla riva di un lago o appisolato su un’amaca nella brezza estiva? Hai mai bevuto la tua bevanda preferita in un giorno di caldo o hai mai mangiato qualcosa di delizioso?

Qualsiasi desiderio è un’attrazione fervida o distorta della gloria del cielo.

Tu dici di non aver provato la gloria di Dio. Io ti dico che hai già assaggiato gli antipasti. Continua con il pranzo!

Ne hai visto l’ombra; ora guarda alla sostanza. Hai camminato sotto i caldi raggi del sole; ora girati e guarda al sole direttamente. Hai sentito l’eco della gloria di Dio ovunque e ora sintonizza il tuo cuore alla vera musica.

Il miglior posto per sintonizzare il tuo cuore è alla croce di Gesù Cristo: “noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell'unigenito proceduto dal Padre” (Giov. 1:14).

Se vuoi vedere il concentrato massimo della gloria di Dio, guarda a Gesù nei vangeli e guarda in modo particolare alla croce. Fissa il tuo sguardo, sintonizza il tuo cuore, risveglia i tuoi sensi, in modo da poter vedere, sentire e provare la gloria del Dio vero dappertutto.

Sei stato creato per questo. Ti imploro: non buttare all’aria la tua vita. Dio ti ha creato affinché tu potessi conoscere la sua gloria. Ricercala con tutto il tuo cuore e sopra ogni altra cosa.

May 11, 202402:11
Un popolo per il suo nome

Un popolo per il suo nome

“Simone ha raccontato come per la prima volta Dio ha visitato i gentili per scegliersi da quelli un popolo per il suo nome”.
(Atti 15:14)

 

Non si può esagerare l’enfasi della centralità della fama di Dio nel motivare la missione della chiesa.

Quando Pietro ebbe la visione degli animali impuri in Atti 10, insieme alla lezione da parte di Dio di dover portare il Vangelo sia ai gentili sia ai giudei, il suo modo di pensare cambiò radicalmente: andò nuovamente a Gerusalemme e disse agli apostoli che tutto ciò era dovuto allo zelo di Dio per il suo stesso nome. Lo sappiamo perché Giacomo ha riassunto il discorso di Pietro in questo modo: “Simone ha raccontato come per la prima volta Dio ha visitato i gentili per scegliersi da quelli un popolo per il suo nome” (At. 15:14).

Non è certo una sorpresa che Pietro dica che lo scopo di Dio è di radunarsi un popolo per il Suo nome; infatti, qualche anno prima, il Signore Gesù aveva insegnato a Pietro una lezione indimenticabile.

Ci ricordiamo di quando, dopo che il giovane ricco aveva rifiutato di seguire Gesù, Pietro ha detto: “Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito [al contrario di questo giovane ricco]; che ne avremo dunque?” (Mat. 19:27)? Gesù ha risposto con un lieve rimprovero, dicendo che in effetti non esistono sacrifici estremi quando vivi per il nome del Figlio dell’uomo. Infatti: “E chiunque ha lasciato casa, fratelli, sorelle, padre, madre, moglie, figli o campi per amore del mio nome, ne riceverà il centuplo ed erediterà la vita eterna” (Mat. 19:29).

La verità è chiara: Dio sta portando avanti con gioia onnipotente il suo scopo mondiale di acquistarsi un popolo per il suo nome da ogni tribù, lingua, popolo e nazione (Ap. 5:9; 7:9). Egli ha un entusiasmo inesauribile per la fama del suo nome tra le nazioni.

Perciò, quando i nostri desideri sono in linea con ciò e, per amore del suo nome, rinunciamo alla ricerca delle comodità terrene e prendiamo parte al suo scopo globale, l’onnipotente impegno di Dio nei confronti del suo nome è su di noi e noi non possiamo perdere, nonostante numerose tribolazioni (At. 9:16; Rom. 8:35-39).

May 10, 202402:47
Cosa significa amare Dio?

Cosa significa amare Dio?

“O DIO, tu sei il mio DIO, io ti cerco al mattino; l'anima mia è assetata di te; a te anela la mia carne in terra arida e riarsa, senz'acqua. Così ti ho ammirato nel santuario, contemplando la tua forza e la tua gloria”.
(Salmi 63:1-2)


Solo Dio può soddisfare un cuore come quello di Davide; e Davide era un uomo secondo il cuore di Dio. Siamo stati creati per essere così.

Questa è l’essenza di ciò che significa amare Dio – essere soddisfatti in Lui. In Lui!

Amare Dio include obbedire ai suoi comandamenti; include credere a tutta la sua Parola; include ringraziarlo per tutti i suoi doni; ma l’essenza dell’amare Dio è amare tutto quello che Egli è. È proprio questo modo di amare Dio che glorifica il suo valore nel modo più completo.

Tutti sappiamo questo sia intuitivamente sia dalle Scritture. Ci sentiamo più onorati dall’amore di coloro che ci servono per costrizione o per dovere, oppure da coloro che ci servono perché trovano gioia nel servire la comunità?

Mia moglie si sente molto più onorata quando dico “sono felice di poter passare del tempo con te”. La mia felicità è un’eco della sua eccellenza; ed è la stessa cosa con Dio. Egli è maggiormente glorificato in noi quando noi siamo maggiormente soddisfatti in Lui.

Nessuno di noi è arrivato alla soddisfazione perfetta in Dio. Io stesso spesso faccio cordoglio a causa delle lamentele che fa il mio cuore quando perdo delle comodità terrene, ma ho imparato e provato che il Signore è buono: per la sua grazia, ora conosco la fontana della gioia eterna.

Perciò, amo passare i miei giorni facendo conoscere agli altri questa gioia, fino a quando essi potranno dire insieme a me: “Una cosa ho chiesto all'Eterno e quella cerco: di dimorare nella casa dell'Eterno tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza dell'Eterno e ammirare il suo tempio” (Sal. 27:4).

May 09, 202402:21
Grati per i suoi precetti

Grati per i suoi precetti

“DIO mio, io prendo piacere nel fare la tua volontà”.
(Salmi 40:8)

 

In che modo essere nati da Dio rende i comandamenti di Dio una gioia piuttosto che un peso?

L’apostolo Giovanni dice: “Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede” (1 Gv. 5:4). In altre parole, il modo in cui essere nati da Dio vince la pesantezza carnale dei comandamenti di Dio è attraverso la fede. Ciò è confermato da 1 Giovanni 5:1, che dice letteralmente: “Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio”.

La fede è la prova che siamo nati da Dio. Non nasciamo di nuovo grazie alla nostra decisione di credere. Dio ci rende capaci di credere, facendoci nascere di nuovo. Come Pietro ha detto nella sua prima lettera, Dio “ci ha fatti rinascere a una speranza viva” (1 Pt. 1:3). La nostra viva speranza, o la nostra fede nella grazia futura, è opera di Dio attraverso la nuova nascita.

Perciò quando Giovanni dice: “Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo”, e poi aggiunge, “e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede” (1 Gv. 5:4), ritengo che voglia dire che Dio ci dà la capacità, grazie alla nuova nascita, di avere vittoria sul mondo – ovvero di riuscire a sconfiggere la nostra umana riluttanza a osservare i comandamenti di Dio. La nuova nascita fa ciò creando la fede, la quale evidentemente include una predisposizione a essere grati, piuttosto che avversi, per i comandamenti di Dio.

Perciò, è la fede che vince la nostra naturale ostilità verso Dio e verso la sua volontà e ci rende liberi di osservare i suoi comandamenti e fare in modo che diciamo, come il salmista “DIO mio, io prendo piacere nel fare la tua volontà” (Sal. 40:8).

May 08, 202402:14
Non lavoriamo per Dio

Non lavoriamo per Dio

“L'Eterno infatti con i suoi occhi scorre avanti e indietro per tutta la terra per mostrare la sua forza verso quelli che hanno il cuore integro verso di lui”.
(2 Cronache 16:9)

 

Cosa sta cercando Dio nel mondo? Degli assistenti? No di certo! Il Vangelo non è un annuncio per “richieste di aiuto”, e non è nemmeno una chiamata al servizio cristiano.

Dio non sta cercando persone che lavorino per Lui. “L'Eterno infatti con i suoi occhi scorre avanti e indietro per tutta la terra per mostrare la sua forza verso quelli che hanno il cuore integro verso di lui” (2 Cron. 16:9).

Che cosa vuole Dio da noi allora? Non quello che ci aspettiamo. Dio ha rimproverato Israele per avergli offerto troppi sacrifici: “Non prenderò alcun torello dalla tua casa... Mie infatti sono tutte le bestie della foresta … Se avessi fame, non te lo direi; perché il mondo e quanto esso contiene è mio” (Sal. 50:9-12).

C’è qualcosa che possiamo dare a Dio che non lo sminuisca al punto di farlo risultare un beneficiario?

Sì, le nostre ansie. Le nostre preoccupazioni.

È un comandamento: “gettando su di lui ogni vostra sollecitudine” (1 Pt. 5:7). Dio riceverà ben volentieri qualsiasi cosa da parte nostra che dimostri la nostra dipendenza nei suoi confronti e la sua perfetta sufficienza.

Il cristianesimo è come la convalescenza: i pazienti non servono i loro medici, anzi, si fidano di loro per delle buone prescrizioni mediche. Il Sermone sul Monte è il consiglio medico del nostro Dottore e non la descrizione di mansioni lavorative data dal nostro Capo.

Le nostre stesse vite si basano sul non dover lavorare per Dio. “Ora a colui che opera, la ricompensa non è considerata come grazia, ma come debito; invece colui che non opera, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli è imputata come giustizia” (Rom. 4:4-5).

I lavoratori non ricevono regali, ricevono ciò che gli spetta. Se vogliamo avere il dono della giustificazione, non abbiamo bisogno di lavorare. Dio è il lavoratore in questo caso e ciò da cui Egli prende la gloria è il fatto di essere il benefattore della grazia e non il beneficiario di un servizio.

May 07, 202402:44
Vera conoscenza porta vera gioia

Vera conoscenza porta vera gioia

“Allora tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandar porzioni ai poveri e a festeggiare con grande esultanza perché avevano compreso le parole che erano state loro spiegate”.
(Neemia 8:12)

 

L’unica gioia che riflette il valore di Dio e che sfocia in un amore che lo glorifica, è ben radicata nella vera conoscenza di Dio. Perciò, se la nostra conoscenza è piccola o piena di difetti, la nostra gioia sarà un eco molto debole della vera eccellenza di Dio.

L’esperienza di Israele raccontata in Neemia 8:12 è un esempio di come si sviluppa nel cuore quella gioia che glorifica Dio. Esdra aveva letto a Israele la Parola di Dio e i Leviti l’avevano spiegata; allora il popolo se ne andò “a festeggiare con grande esultanza”.

La loro gioia proveniva dal fatto che avevano capito la Parola di Dio.

Molti di noi hanno provato questa sensazione del cuore che fa salti di gioia nel momento in cui comprendiamo la Parola di Dio (Lc. 24:32). Per due volte Gesù ha detto di aver insegnato ai suoi discepoli a motivo della loro gioia.

Giovanni 15:11: “Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena”.

Giovanni 17:13: “Ma ora io vengo a te e dico queste cose nel mondo, affinché la mia gioia giunga a compimento in loro”.

Ciò che vediamo nella Parola è Dio stesso, che si offre per essere conosciuto e amato. “L'Eterno continuò ad apparire a Sciloh, perché a Sciloh l'Eterno si rivelava a Samuele mediante la sua parola” (1 Sam. 3:21).

 

Il punto è che se la nostra gioia riflette la gloria di Dio, allora, deve provenire da una vera conoscenza di quanto Dio sia glorioso. Se vogliamo godere di Dio completamente, allora dobbiamo anche conoscerlo veramente.

May 06, 202402:08
Sette sorgenti di gioia

Sette sorgenti di gioia

“Sovrabbondo di gioia in mezzo a tutta la nostra afflizione”.
(2 Corinzi 7:4)

 

La cosa più straordinaria di Paolo era quanto incredibilmente duratura fosse la sua gioia quando le cose non gli andavano bene. Da dove proveniva la sua gioia?

  • Prima di tutto era un insegnamento di Gesù: “Beati voi, quando gli uomini vi odieranno …Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia, perché ecco, il vostro premio è grande in cielo; nello stesso modo infatti i loro padri trattavano i profeti” (Lc. 6:22-23). Per Gesù, i problemi aumentano il nostro interesse nel paradiso – che durerà molto più a lungo rispetto alla terra.
  • Secondo, la gioia proviene dallo Spirito Santo, non dai nostri sforzi, dalla nostra immaginazione o dall’educazione familiare. “Il frutto dello Spirito è …gioia” (Ga. 5:22). “voi siete divenuti nostri imitatori e del Signore, avendo ricevuta la parola in mezzo a tanta afflizione con la gioia dello Spirito Santo” (1 Tess. 1:6).
  • Terzo, essa proviene dall’appartenere al Regno di Dio. “Poiché il regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rom. 14:17).
  • Quarto, proviene dalla fede, ovvero dal credere in Dio. “Or il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nel credere” (Romani 15:13). “Questo so sicuramente, che rimarrò e dimorerò presso di voi tutti per il vostro avanzamento e per la gioia della vostra fede” (Fil. 1:25).
  • Quinto, la gioia viene dal conoscere e riconoscere Gesù come Signore. “Rallegratevi sempre nel Signore” (Fil. 4:4).
  • Sesto, proviene da altri credenti che ci aiutano a focalizzarci su queste fonti di gioia, piuttosto che su circostanze ingannevoli. “Noi… siamo collaboratori della vostra gioia, perché voi state saldi per fede” (2 Cor. 1:24).
  • Settimo, e ultimo, la gioia proviene dagli effetti delle tribolazioni, che ci santificano. “E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce perseveranza, la perseveranza esperienza e l'esperienza speranza” (Rom. 5:3-4).

Se non siamo ancora come Paolo, lui ci chiama a diventarlo. “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” (1 Cor. 11:1).

Per la maggior parte di noi, questa è una chiamata a una seria vita di preghiera. È una vita soprannaturale.

May 05, 202402:58
Una motivazione pericolosa

Una motivazione pericolosa

“Chi gli ha dato per primo, sì che ne abbia a ricevere la ricompensa?». Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen”.
(Romani 11:35-36)

 

La gratitudine può diventare una motivazione pericolosa per l’ubbidienza. Essa tende a essere espressa nei termini del debitore. Per esempio: “Guarda quanto ha fatto Dio per te. Non dovresti anche tu, a motivo della gratitudine che hai per Lui, fare altrettanto?” Oppure: “Devi a Dio tutto ciò che sei e tutto ciò che hai. Cos’hai fatto per Lui in cambio?”.

Ho almeno tre problemi con questo tipo di motivazione.

Prima di tutto, è impossibile ripagare Dio per tutta la sua grazia nei nostri confronti. Non potremo nemmeno iniziare a ripagarlo, perché Romani 11:35-36 dice: “Chi gli [a Dio] ha dato per primo, sì che ne abbia a ricevere la ricompensa?”. [Risposta: Nessuno!] Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno”. Non possiamo ripagarlo, perché Egli possiede già tutto quello che potremo mai dargli.

Secondo, anche se dovessimo riuscire a ripagarlo per la sua grazia nei nostri confronti, riusciremo solamente a trasformare la grazia in una transazione economica. Se possiamo ripagarlo, allora non era grazia. Se delle persone ti mostrano il loro amore invitandoti a cena e tu concludi la serata dicendo che li ripagherai invitandoli per la settimana successiva, allora tu annulli la loro grazia e la trasformi in uno scambio. A Dio non piace che la sua grazia venga invalidata. Vuole che invece venga glorificata (Ef. 1:6, 12, 14).

Terzo, focalizzarsi sulla gratitudine come motivazione per l’ubbidienza tende a sminuire la cruciale importanza di avere fede nella grazia futura di Dio. La gratitudine guarda indietro alla grazia ricevuta nel passato e prova riconoscenza, ma la fede guarda avanti alla grazia promessa per il futuro e prova speranza. “Or la fede è certezza di cose che si sperano” (Eb. 11:1).

La fede nella grazia futura di Dio è la motivazione per l’ubbidienza che preserva la qualità dell’ubbidienza umana. L’ubbidienza non consiste nel ripagare Dio e perciò rendere la sua grazia una transazione economica. L’ubbidienza proviene dalla fiducia in Dio per la grazia futura che Egli provvederà e dal magnificare le infinite risorse dell’amore e della potenza di Dio. La fede guarda alla promessa che “il Signore, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai” (vedi Giosuè 1:9) e prende l’iniziativa, in ubbidienza, di conquistare la terra promessa.

May 04, 202403:07
Come chiedere il perdono

Come chiedere il perdono

“Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati”.
(1 Giovanni 1:9)

 

Ricordo che uno dei miei professori della scuola biblica diceva che una delle prove migliori della teologia di una persona è l’effetto che la sua teologia ha sulla sua preghiera.

Le sue parole mi hanno colpito molto a causa di quello che stava succedendo nella mia vita. Io e Noël ci eravamo appena sposati e stava diventando una nostra abitudine quella di pregare insieme la sera. Notai che mentre frequentavo i corsi biblici che davano forma alla mia teologia in modo sempre più profondo, le mie preghiere cambiavano visibilmente.

Probabilmente il cambiamento più significativo in quei giorni fu che stavo imparando a portare la mia causa davanti a Dio sul piano della sua gloria. Iniziavo con “sia santificato il Tuo nome” e finivo con “nel nome di Gesù”, per intendere che la gloria del nome di Dio era l’obiettivo e la base per tutto ciò che pregavo.

E che forza arrivò nella mia vita quando imparai che la richiesta di perdono non doveva basarsi solamente sull’appellarsi alla misericordia di Dio, ma anche sull’appello alla sua giustizia, dando onore e valore all’ubbidienza di suo Figlio. “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Gv. 1:9).

Nel Nuovo Testamento, la base per il perdono dei peccati è rivelata in modo più chiaro rispetto all’Antico Testamento, ma la base dell’obbligo di Dio nei confronti del suo nome, non cambia.

Paolo insegna che la morte di Cristo ha dimostrato la giustizia di Dio nel passare sopra i peccati e ha rivendicato la giustizia di Dio nel giustificare gli empi, i quali possono fare affidamento su Gesù piuttosto che su se stessi (Rom. 3:25-26).

In altre parole, Cristo è morto una volta per sempre per “riabilitare” il nome di Dio da ciò che sembra un grosso errore giudiziario – l’assoluzione dei peccatori semplicemente per amore di Cristo. Gesù è morto in quel modo affinché il perdono “per amore di Gesù” fosse la stessa cosa del perdono “per amore del nome di Dio”.

May 03, 202402:29
Dio dimostra il suo amore per noi

Dio dimostra il suo amore per noi

“Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”.
(Romani 5:8)

 

Notate che il verbo “manifesta” è al tempo presente, mentre “è morto” è al passato.

Il tempo presente implica che il manifestare è un atto ancora in corso, che continua ad accadere nel presente di oggi e nel presente di domani.

Il passato “è morto” implica che la morte di Cristo è avvenuta una volta per sempre e non sarà ripetuta. “Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl'ingiusti, per condurci a Dio” (1 Pt. 3:18).

Perché Paolo usa il tempo presente (”Dio manifesta”)? Mi sarei aspettato che Paolo dicesse: “Dio ha manifestato (tempo passato) il proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”. La morte di Cristo non è stata forse la dimostrazione dell’amore di Dio? Quella dimostrazione non è avvenuta nel passato?

Penso che ci siano degli indizi in qualche versetto prima. Paolo ha appena detto che: “l’afflizione produce pazienza, la pazienza, esperienza, e l’esperienza, speranza. Or la speranza non delude” (vv. 3-5).

In altre parole, lo scopo di qualsiasi cosa che Dio ci fa attraversare è la speranza. Egli vuole che ci sentiamo risolutamente speranzosi anche nel mezzo di qualsiasi tribolazione. Come possiamo esserlo?

Nella frase successiva Paolo risponde così: “Perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” (v.o 5). L’amore di Dio “è stato sparso nei nostri cuori”. Il tempo passato di questo verbo indica che l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori nel passato (alla nostra conversione) ed è ancora presente e attivo.

Dio ha dimostrato il suo amore per noi donandoci suo Figlio, che è morto una volta per tutte nel passato per i nostri peccati (v. 8). Sa anche che questo amore “passato” deve essere sperimentato come una realtà presente (oggi e domani), se dobbiamo avere pazienza, esperienza e speranza.

Perciò, non ha solo dimostrato il suo amore al Calvario; Egli continua a dimostrarlo oggi con il suo Spirito. Lo fa aprendo gli occhi dei nostri cuori così che possiamo “provare e vedere” la gloria della croce e la garanzia che niente e nessuno potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù (Rom. 8:39).

May 02, 202402:54
Non più stracci lerci

Non più stracci lerci

“Siamo tutti come una cosa impura, e tutte le nostre opere di giustizia sono come un abito sporco”.
(Isaia 64:6)

È vero che qualsiasi nostro fallimento verso la legge di Dio offende la sua perfetta santità e ci rende passibili di giudizio, dal momento in cui Dio non può guardare con piacere al peccato (vedi Abacuc 1:13; Giacomo 2:10-11).

Ciò che ha portato le persone alla rovina nell’Antico Testamento (ed è lo stesso per noi oggi) non è stato il fallire nella giustizia grazie a una perfezione senza peccato. Ciò che li ha portati alla rovina è stato fallire nel confidare nelle promesse misericordiose di Dio, specialmente nella speranza che un giorno Egli avrebbe provveduto un redentore, che sarebbe stato la giustizia perfetta per il suo popolo (“Signore nostra giustizia”, in Geremia 23:6; 33:16). I santi sapevano che questo era il modo in cui sarebbero stati salvati, che questa fede era la chiave dell’ubbidienza e che l’ubbidienza era la prova evidente di questa fede.

Si crea tantissima confusione quando le persone dicono che l’unica giustizia che ha valore è la giustizia di Cristo che ci è stata imputata. Certamente, la giustificazione non si basa sulla nostra giustizia, ma solamente sulla giustizia di Cristo che è stata imputata a noi. Qualche volta però le persone sono un po’ sconsiderate e parlano in modo denigratorio di tutta la giustizia umana, come se non ci fosse niente che faccia piacere a Dio.

Spesso citano Isaia 64:6, che dice che la nostra giustizia è come uno straccio lercio, o un “abito sporco”. “Siamo tutti come una cosa impura, e tutte le nostre opere di giustizia sono come un abito sporco”.

Nel contesto, Isaia 64:6 non intende che qualsiasi atto di giustizia compiuto dal popolo di Dio non venga da lui accettato. Isaia si riferisce a coloro la cui giustizia è ipocrita, e allora non è più giustizia. Nel versetto prima di questo, Isaia dice che Dio va incontro “a chi gode nel praticare la giustizia” (v. 5).

È vero – è gloriosamente vero – che nessuno tra il popolo di Dio, prima o dopo la croce, sarebbe stato accettato da un Dio pienamente santo se la perfetta giustizia di Cristo non fosse stata imputata a noi (Rom. 5:19; 1 Cor. 1:30; 2 Cor. 5:21), ma ciò non significa che Dio non produca in coloro che ha “giustificato” una giustizia pratica che non sia “un abito sporco”.

Infatti, Dio lo fa e questa giustizia non solo è molto preziosa per Dio, ma è anche richiesta – non come base per la nostra giustificazione (che è assicurata solamente dalla giustizia di Cristo), ma come prova evidente del nostro essere figli di Dio completamente giustificati.

May 01, 202403:15
Quindici tattiche per avere gioia

Quindici tattiche per avere gioia

"Tu mi mostrerai il sentiero della vita; c'è abbondanza di gioia alla tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno”.
(Salmi 16:11)

 

Come facciamo a combattere per la nostra gioia?

  1. Devi realizzare che la gioia autentica in Dio è un dono.
  2. Devi realizzare che bisogna combattere incessantemente per la gioia.
  3. Combatti con determinazione tutto il peccato che conosci nella tua vita.
  4. Impara il segreto di un “colpevole coraggioso” – impara a lottare come un peccatore giustificato.
  5. Realizza che la battaglia è primariamente quella di vedere Dio per Colui che Egli è.
  6. Medita la Parola di Dio giorno e notte.
  7. Prega continuamente e con fervore per un cuore aperto a ricevere le verità di Dio e per una propensione per Dio.
  8. Impara a predicare a te stesso, piuttosto che ascoltare te stesso.
  9. Passa del tempo con persone “sature” di Dio, che ti aiutino a vedere Dio e a combattere la battaglia.
  10. Sii paziente durante la notte in cui ti sembra che Dio sia assente.
  11. Riposa, fai esercizio e nutriti di una buona dieta – Dio ha concepito che il tuo corpo avesse bisogno di queste cose.
  12. Fai buon uso della rivelazione di Dio attraverso la natura.
  13. Leggi degli ottimi libri su Dio e biografie di santi devoti.
  14. Impegnati a servire gli altri con amore, per il loro bene (testimonianza e misericordia).
  15. Assicurati di avere una visione globale per la causa di Cristo e adoperati per coloro che non sono ancora stati raggiunti dal Vangelo.
Apr 30, 202402:06
Il giorno è vicino

Il giorno è vicino

“La notte è avanzata, il giorno è vicino”.
(Romani 13:12)

 

Questo è senza dubbio un incoraggiamento per i credenti che stanno affrontando sofferenze. Sono parole di speranza per i credenti che odiano il proprio peccato e desiderano di smettere di peccare. È un incoraggiamento per i credenti che vogliono vedere il nemico ultimo, la morte, venire sconfitta e gettata nello stagno di fuoco (Ap. 20:14).

Come mai questo versetto è un incoraggiamento per tutte queste persone?

La parola “notte” indica quest’era di oscurità, con tutta la sua miseria, peccato e morte. Cosa dice Paolo su essa? “La notte è avanzata”. L’era del peccato, della miseria e della morte è quasi terminata.

Sono passati 2000 anni da quando Paolo ha scritto questo, e ci sembra davvero una lunghissima alba. Da un certo punto di vista lo è e diciamo: “Signore, per quanto ancora la farai continuare?”; il modo di pensare biblico però è un altro.

Il modo in cui è diverso è che il giorno dell’oscurità è tramontato grazie a Gesù Cristo. Gesù è la fine di quest’epoca caduta. Egli ha sconfitto il peccato, il dolore, la morte e anche Satana. La battaglia decisiva è conclusa. Il regno è venuto. La vita eterna è venuta.

Quando l’alba sorge – come è successo quando Gesù è venuto sulla terra – nessuno dovrebbe dubitare che il giorno è iniziato. Anche se l’alba si prolunga per 2000 anni. È certo. Il giorno è arrivato e niente potrà fermare il sole che sorge.

Apr 29, 202401:57
Il grande scambio

Il grande scambio

“Infatti io non mi vergogno dell'evangelo di Cristo, perché esso è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. Perché la giustizia di Dio è rivelata in esso”.
(Romani 1:16-17)

 

Abbiamo bisogno di giustizia per poter essere accettati da Dio, ma non abbiamo giustizia. Il peccato è ciò che abbiamo.

Dio ha ciò di cui abbiamo bisogno ma che non meritiamo – ovvero la giustizia; noi abbiamo ciò che Dio odia e rigetta – il peccato. Qual è la risposta di Dio a questa situazione?

La sua risposta è Gesù Cristo, il figlio di Dio che è morto al nostro posto. Dio ha deposto i nostri peccati ai piedi di Cristo e li ha puniti in Lui. Attraverso la morte ubbidiente di Cristo, Dio adempie e difende la sua giustizia e imputa a noi dei meriti. Il nostro peccato su Cristo; la sua giustizia su di noi.

Non potremo mai evidenziare abbastanza che Cristo è la risposta di Dio per noi. Dobbiamo tutto a Cristo.

Non potremo mai amare troppo Cristo. Non possiamo pensare troppo a Lui, non possiamo ringraziarlo troppo o dipendere troppo da lui. Tutta la nostra giustificazione, tutta la nostra giustizia, è in Cristo.

Questo è il Vangelo – la buona notizia che i nostri peccati sono stati deposti ai piedi di Cristo e la sua giustizia è stata imputata a noi e che questo meraviglioso scambio avviene non per opere, ma solamente e puramente per fede.

Questa è la buona notizia che toglie i pesi, dona gioia e rende forti.

Apr 28, 202401:55
Figli di un Dio che ama cantare

Figli di un Dio che ama cantare

“Dopo che ebbero cantato un inno, uscirono dirigendosi verso il monte degli Ulivi".
(Marco 14:26)

 

Riesci a sentire il canto di Gesù?

Era un basso o un tenore? C’era una vibrazione profonda nella sua voce? Oppure un acuto limpido e cristallino?

Ha chiuso gli occhi mentre cantava al Padre? O ha guardato i discepoli negli occhi e ha sorriso per la loro giovialità?

Era Lui ad iniziare le canzoni di solito?

Davvero, non vedo l’ora di sentire Cristo cantare. Penso che i pianeti uscirebbero fuori dalle loro orbite, se iniziasse a sentirsi la sua voce nell’universo, ma abbiamo un regno che non può vacillare, perciò, Signore, inizia a cantare!

Il cristianesimo è una fede che canta, e non potrebbe essere altrimenti, in quanto il suo stesso fondatore cantava. Ha imparato a cantare da suo Padre. Sicuramente è tutta l’eternità che cantano insieme.

La Bibbia ci dice che lo scopo del cantare è “alzare suoni di gioia” (1 Cr. 15:16). Nessuno in tutto l’universo ha più gioia di Dio stesso. Dio è infinitamente gioioso. Egli ha gioito sin dall’eternità nel panorama delle sue stesse perfezioni, le quali si riflettono in modo perfetto nella deità di suo Figlio.

La gioia di Dio è inimmaginabilmente potente. Egli è Dio. Quando parla, le galassie nascono. Quando canta di gioia, viene rilasciata più energia di quella che esiste in tutta la materia dell’universo.

Se Egli ha scelto il canto in modo che potessimo esprimere la gioia che il nostro cuore prova per Lui, non è forse perché anche Egli stesso conosce la gioia di esprimere il diletto del suo cuore attraverso il canto? Siamo un popolo che canta perché siamo figli di un Dio che ama cantare.

Apr 27, 202402:14
Sei stato creato per Dio

Sei stato creato per Dio

“Poiché l'Eterno non abbandonerà il suo popolo, per amore del suo grande nome, perché è piaciuto all'Eterno di farvi il suo popolo”.
(1 Samuele 12:22)

 

Il nome di Dio fa spesso riferimento alla sua reputazione, alla sua fama. Questo è il modo in cui usiamo la parola “nome” quando diciamo che qualcuno si fa conoscere per quel nome. O qualche volta diciamo il nome per indicare una marca, e intendiamo una marca con una grande reputazione. Questo è ciò che penso che intendesse Samuele in 1 Samuele 12:22, quando dice che al Signore è piaciuto di fare di Israele il suo popolo, e che non abbandonerà Israele “per amore del suo grande nome”.

Questo modo di descrivere lo zelo di Dio per il suo stesso nome è confermato in molti altri passaggi della scrittura.

Per esempio, in Geremia 13:11, descrive Israele come la cintura che aderisce ai fianchi dell’uomo, che Dio ha scelto per evidenziare la sua gloria, ma che si è dimostrata essere temporaneamente inutilizzabile. “Infatti, come la cintura aderisce ai fianchi dell’uomo, così io avevo strettamente unita a me tutta la casa d’Israele e tutta la casa di Giuda”, dice il Signore, “perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode, mia gloria; ma essi non hanno voluto dare ascolto”. Perché Israele è stato scelto e reso “un indumento” di Dio? Per essere “fama, lode e gloria” di Dio.

In questo contesto le parole “lode” e “gloria” ci dicono che “nome” significa “fama” o “reputazione”. Dio ha scelto Israele in modo che il popolo portasse la buona reputazione di Dio.

In Isaia 43:21 Dio dice che Israele è “il popolo che mi sono formato [e che] proclamerà le mie lodi”. Quando, nel Nuovo Testamento, la chiesa ha iniziato a vedere se stessa come il vero Israele, Pietro ha descritto il proposito di Dio per noi in questo modo “Ma voi siete una stirpe eletta… affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce” (1 Pt. 2:9).

In altre parole, Israele e la chiesa sono stati scelti da Dio per rendere il suo nome noto a tutto il mondo.

Apr 26, 202402:39
La salvezza di Paolo era per te

La salvezza di Paolo era per te

“Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo facesse conoscere in me, per primo, tutta la sua clemenza, per essere di esempio a coloro che per l'avvenire avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna”.
(1 Timoteo 1:16)

 

La conversione di Paolo era per te.

Voglio che tu prenda questo in modo molto personale. Dio aveva te in mente quando ha scelto Paolo e lo ha salvato nella sua grazia sovrana.

Se credi in Gesù per la vita eterna – o se ancora non credi in Gesù per la vita eterna – la conversione di Paolo è per te. Rende l’incredibile pazienza di Cristo molto più chiara per te.

La vita di Paolo prima della sua conversione è stata come un lungo, lunghissimo giudizio a Gesù. In Atti 9:4 Gesù gli chiede: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. “La tua vita di incredulità e ribellione è persecuzione nei miei confronti!”. Paolo era stato messo da parte da Dio prima che fosse nato. Perciò la sua vita fino a quel momento era stata un lungo abuso nei confronti di Dio, un lungo rigetto e scherno di quel Gesù che tanto lo amava.

Ecco perché Paolo dice che la sua conversione è l’eclatante dimostrazione della pazienza di Gesù; ed è ciò che oggi egli offre a te.

È stato a motivo nostro, è stato per noi che Gesù lo ha fatto nel modo in cui lo ha fatto. “Affinché dimostrasse tutta la sua pazienza” per noi. Affinché non ci perdessimo d’animo e pensassimo che egli non ci possa davvero salvare. O che Egli sia incline alla rabbia. O che ritenessimo di essere andati troppo oltre. O ancora, che i nostri cari non si possano convertire. Improvvisamente, inaspettatamente, per la grazia sovrana e inarrestabile di Gesù, Egli salva.

Apr 25, 202402:55
Il potere liberatorio del perdono

Il potere liberatorio del perdono

 

“I tuoi peccati ti sono perdonati”.
(Luca 7:48)

 

Una donna va da Gesù mentre era in casa di un fariseo; gli lava i piedi e piange. Senza dubbio si vergognava mentre lo sguardo di Simone comunicava a tutti i presenti che lei era una peccatrice e che Gesù non avrebbe in nessun modo dovuto farsi toccare da lei.

Era senz’altro una peccatrice e la sua vergogna non era certamente sbagliata; ma non lo sarebbe stata per molto ancora.

Gesù le disse: “I tuoi peccati ti sono perdonati” (Lc. 7:48). Quando gli ospiti hanno iniziato a mormorare, Gesù ha incoraggiato la fede della donna dicendo: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace” (Lc. 7:50).

In che modo Gesù ha aiutato la donna a combattere gli effetti invalidanti della vergogna? Le ha dato una promessa: “I tuoi peccati sono stati perdonati! La tua fede ti ha salvata. Il tuo futuro sarà un futuro di pace.” Gesù ha dichiarato che il perdono ricevuto nel passato prossimo, produrrà una pace futura.

Perciò il punto per lei era avere fede nella grazia futura di Dio, che è radicata nell’autorità di Gesù, nella sua opera di perdono e nella sua parola che dona libertà. Questo è il modo in cui ciascuno di noi deve combattere contro gli effetti di una vergogna che potrebbe farci indugiare per troppo tempo e farci zoppicare.

Dobbiamo combattere la nostra incredulità aggrappandoci alle promesse di grazia futura e della pace che proviene dal perdono dei nostri atti vergognosi.

“Ma presso di te vi è perdono, affinché tu sia temuto” (Sal. 130:4).

“Cercate l'Eterno mentre lo si può trovare, invocatelo mentre è vicino. Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri, e ritorni all'Eterno che avrà compassione di lui, e al nostro DIO che perdona largamente” (Is. 55:6-7).

“Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità (1 Gv. 1:9).

“Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome” (At. 10:43).

Non importa se l’atto di perdono di Dio è interamente passato o se ci sarà nuovo perdono nel futuro – in entrambi i casi il punto è il potere liberatorio del perdono di Dio per il nostro futuro – e di venire liberati dalla vergogna. Il perdono è pieno di grazia futura.

Quando viviamo per fede nella grazia futura di Dio, veniamo liberati dagli effetti paralizzanti della (giusta) vergogna nei confronti del nostro peccato (perdonato).

Apr 23, 202403:05
Cinque motivi per non avere paura

Cinque motivi per non avere paura

“Non temere, o piccol gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno”.
(Luca 12:32)

 

La ragione per cui Dio non vuole che ci preoccupiamo del denaro e delle cose materiali in genere, è perché ciò gli rende gloria in almeno cinque modi.

Prima di tutto, non temere dimostra che Dio è il nostro tesoro come buon Pastore. “Non temere, o piccol gregge”. Noi siamo il suo gregge e Lui è il nostro Pastore. Se Lui è il nostro Pastore, allora possiamo applicare alle nostre vite il Salmo 23:1: “L’Eterno è il mio pastore: nulla mi manca” – cioè, non mi manca niente di cui ho veramente bisogno.

Secondo, non temere dimostra che Dio è il nostro tesoro come Padre: “Perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno.” Non siamo soltanto il suo piccolo gregge, ma siamo anche suoi figli e Lui è nostro Padre. Egli ha cura di noi, conosce i nostri bisogni e opererà per noi, in modo che tu possa avere ciò di cui necessiti.

Terzo, non temere dimostra che Dio è il nostro tesoro come Re. Ci può dare il “regno” perché è il Re. Questo aggiunge un elemento enorme di potenza a Colui che provvede per i nostri bisogni. La parola “Pastore” ha un connotato di protezione e provvisione; la parola “Padre” di amore, tenerezza, autorità, provvisione, e guida; la parola “Re” connota invece potere, sovranità e ricchezza.

Quarto, non temere dimostra quanto Dio sia generoso. Nota, Egli dà il regno. Non lo vende, non lo dà in affitto o in leasing. Dio è infinitamente ricco e non ha bisogno dei nostri pagamenti. Dio è generoso e liberale con i suoi doni. Questo è ciò che esaltiamo di Lui quando non temiamo, ma ci affidiamo a Lui per i nostri bisogni.

Infine, non temere dimostra che Dio è il nostro tesoro come “felice”. A lui “è piaciuto” di donarci il regno. Lo vuole fare. Lo rende felice farlo. Non tutti abbiamo avuto o abbiamo dei padri così, che sono felici di dare piuttosto che di ricevere, ma ciò non ha importanza, perché tu puoi avere un Padre così, e anche un Pastore e un Re.

Perciò, il punto di questo versetto è che dovremmo fare di Dio il nostro tesoro in quanto Pastore, Padre e Re, il quale è generoso ed è felice di donarci il suo regno – di donarci il paradiso, la vita e la gioia eterna come pure tutto il resto di cui abbiamo bisogno qui sulla terra.

Se amiamo Dio in questo modo, non avremo timori e Dio sarà glorificato.

Apr 21, 202403:00
La chiave per un amore radicale

La chiave per un amore radicale

“Beati sarete voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli, poiché così hanno perseguitato i profeti che furono prima di voi”.
(Matteo 5:11-12)

 

Una delle domande che ho chiesto recentemente, mentre predicavo da Matteo 5:44 sull’amare i propri nemici, era: Come fai ad amare qualcuno che ti rapisce e poi ti uccide?

Come possiamo amarlo? Da dove viene la forza di amare? Pensa a quanto sia sorprendente quando ciò accade nel mondo reale! C’è qualcosa che mostri la verità, il potere e la realtà di Cristo più di questo?

Penso che nello stesso capitolo, Gesù ci dia la chiave per questo amore radicale, disposto a sacrificare se stesso.

In Matteo 5:11-12, Gesù parlò ancora riguardo al venire perseguitati. Ciò che è degno di nota riguardo a questi versetti è che Gesù dice che non solo puoi sopportare i soprusi dei nemici, ma puoi anche gioirne. Questo ci sembra essere davvero fuori dalla nostra portata. Se puoi davvero farlo – se puoi davvero rallegrarti mentre vieni perseguitato – allora è anche possibile amare coloro che ti perseguitano. Se il miracolo di riuscire a gioire in mezzo all’orrore dell’ingiustizia, del dolore e delle perdite può avvenire, allora anche il miracolo di riuscire ad amare i persecutori può accadere.

Gesù, in questi versetti, ci dà la chiave per la gioia. Dice: “Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli.” La chiave per la gioia è la fede nella grazia futura di Dio – “il vostro premio è grande nei cieli.” Penso che questa gioia si trovi nel potere liberatorio di amare i nostri nemici quando essi ci perseguitano. Se questo è vero, allora il comandamento di amare è il comandamento ad aspirare alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra (Col. 3:2).

Il comandamento di amare i nostri nemici è il comandamento a trovare la nostra speranza e la nostra soddisfazione in Dio e nel suo enorme premio – la sua grazia futura. La chiave per un amore radicale è la fede nella grazia futura. Dobbiamo essere persuasi, mentre siamo nell’agonia, che l’amore di Dio “vale più della vita” (Sal. 63:3). Amare il tuo nemico non ti farà guadagnare il premio che è nei cieli; ma desiderare il premio nei cieli ti darà la capacità di amare il tuo nemico.

Apr 20, 202402:60
La paura di allontanarsi

La paura di allontanarsi

“Quanto è grande la tua bontà che riservi per quelli che ti temono, e che usi in presenza dei figli degli uomini verso quelli che si rifugiano in te!”.
(Salmi 31:19)

 

Considera queste due importanti verità nel Salmo 31:19.

1) La bontà del Signore

C’è una bontà particolare di Dio. Ovvero, non c’è solo la bontà generale di Dio, che Egli estende a tutti, facendo in modo che il sole sorga sia sui buoni sia sui malvagi (Mat. 5:45). C’è anche una bontà particolare per “quelli che lo temono”.

Questa bontà non si può misurare. È sconfinata e dura per sempre. Comprende qualsiasi cosa. Questa bontà è solo per coloro che lo temono. Tutto coopera al loro bene. Persino le loro afflizioni portano a un profitto (Rom. 5:3-5).

Coloro che non temono il Signore ricevono solo bontà temporanea – una bontà che non conduce al pentimento, ma a una peggiore distruzione (Rom. 2:4).

 

2) Il timore del Signore

Il timore del Signore è la paura di allontanarsi da Lui. Il timore si esprime nel voler confidare in Dio. Ecco perché vengono menzionate due condizioni nel Salmo 31:19 – avere timore del Signore e confidare in Lui.

Potrebbero sembrarci opposte. Il timore sembra allontanare e il confidare sembra avvicinare. Quando ci rendiamo conto che questo timore è il timore di non essere vicini al Signore, allora le due cose vanno di pari passo.

I santi si accostano con tremore. “Compite la vostra salvezza con timore e tremore” (Fil. 2:12): è il tremore di qualcuno che viene stretto tre le braccia del Padre, che lo ha appena tratto fuori dalla forte corrente dell’oceano.

Apr 20, 202402:05
Un futuro per i nostri fallimenti

Un futuro per i nostri fallimenti

“Non temete; anche se avete fatto tutto questo male, non lasciate di seguire l'Eterno, ma servite l'Eterno con tutto il vostro cuore. Non allontanatevi per seguire cose vane, che non possono giovare né liberare, perché sono cose vane”.
(1 Samuele 12:20-21)

 

Dopo che gli israeliti vengono presi dalla paura e si pentono per il peccato di aver chiesto a Samuele un re, arriva una buona notizia: “Non temete; anche se avete fatto tutto questo male, non lasciate di seguire l'Eterno, ma servite l'Eterno con tutto il vostro cuore. Non allontanatevi per seguire cose vane, che non possono giovare né liberare, perché sono cose vane” (1 Sam. 12:20-21).

Questo è il Vangelo: anche se abbiamo peccato in modo clamoroso e disonorato il Signore terribilmente e anche se hai un re adesso che hai ottenuto tramite il peccato, e non c’è alcun modo di tornare indietro dal quel peccato o dalle sue disastrose conseguenze che stanno per arrivare, nonostante tutto ciò, c’è un futuro e c’è speranza.

Non temete! Non temete!

Ecco, al versetto 22, arriva la verità cardine del Vangelo: “Poiché l'Eterno non abbandonerà il suo popolo, per amore del suo grande nome, perché è piaciuto all'Eterno di farvi il suo popolo”.

Apr 18, 202401:46
Signore, tocca i nostri cuori

Signore, tocca i nostri cuori

“Anche Saul andò a casa sua a Ghibeah, e con lui andarono uomini valorosi ai quali DIO aveva toccato il cuore”.
(1 Samuele 10:26)

 

Pensa a quello che viene detto in questo versetto. Dio aveva toccato i loro cuori: non una moglie o un figlio, non un genitore o un consulente, ma Dio in persona.

L’Unico con un potere infinito nell’universo. L’Unico con autorità infinita, saggezza infinita, amore infinito, bontà infinita, purezza infinita e giustizia infinita. Lui aveva toccato i loro cuori.

Come fa la circonferenza di Giove a toccare il bordo di una molecola? O a entrare nel suo nucleo?

Il tocco di Dio è meraviglioso, perché è un tocco vero. È una vera connessione. Vuol dire che il cuore è meraviglioso. Vuol dire che Dio è meraviglioso e che il suo tocco reale è altrettanto spettacolare.

Agli uomini valorosi di cui parla il versetto non era stata rivolta la parola. Non erano solamente mossi da un’influenza divina. Non erano in vista o conosciuti, ma Dio, con condiscendenza infinita, ha toccato i loro cuori. Dio era così vicino e loro non sono stati consumati dalla sua potenza.

Amo quel tocco. Lo desidero sempre di più. Per me stesso e per tutti voi. Prego che Dio mi tocchi in modo sempre nuovo per la sua gloria. Prego che tocchi tutti noi.

Oh, che meraviglioso è il tocco di Dio! Se arriva con il fuoco, che così sia. Se arriva con l’acqua, va bene. Se viene con il vento, che venga pure, oh mio Signore. Se viene con i tuoni e i fulmini, prostriamoci davanti ad esso.

Signore, vieni. Vieni così vicino. Brucia, bagna, soffia e scoppia. Piccolo o grande, vieni. Vieni fino a noi e tocca i nostri cuori.

Apr 17, 202402:14