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La città vegetale

La città vegetale

By Fabrizio De Fabritiis

L'ambiente visto attraverso l'arte
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"Siamo forse migliori noi?" Cosa è cambiato dal "Ragazzo di Turkana" ai "Cittadini" fotografati da Paola di Bello

La città vegetaleOct 23, 2020

00:00
20:45
Riflettere sul tempo, l'arte di Sophie Ko

Riflettere sul tempo, l'arte di Sophie Ko

Sophie Ko (Tbilisi–1981), vive e lavora a Milano, dove si era trasferita per frequentare il biennio di specializzazione all’Accademia di Brera, dopo aver conseguito il diploma all’Accademia di Belle Arti di Tiblisi. Le sue opere sono la rappresentazione di un obiettivo e di un pensiero complessi: dare forma visibile al tempo e quindi al moto incessante della vita e della morte. Per rappresentarli si serve di ceneri e pigmenti colorati, che sotto l’azione della forza di gravità assumono sembianze e cromatismi in continuo cambiamento. Ma il suo lavoro ci parla anche di visioni diverse del tempo: quello geologico e quello dei cambiamenti climatici, quello del sottosuolo e quello delle cattedrali.  Sophie Ko con il suo lavoro ci fa riflettere su questo concetto di spaventosa attualità

Nov 19, 202007:30
No Man's Land il punto d'arrivo dell'arte secondo Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier

No Man's Land il punto d'arrivo dell'arte secondo Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier

Sabato 31 ottobre 2020, a No Man’s Land, il progetto ispirato dall’arch. Yona Friedman (1923-2020) e realizzato dalla omonima fondazione a Rotacesta, nel Comune di Loreto Aprutino (PE), sono state installate le opere di Alberto Garutti, di Alvin Curran e di Donatella Spaziani.  Per Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier, si tratta di un altro tassello nell’idea del museo senza pareti di Friedman, un luogo aperto a tutti, 24 ore su 24, ripetibile in qualsiasi parte del mondo, “una terra dell’immaginazione aperta a tutti”. No Man’s Land, in opposizione alla finanziarizzazione del mondo dell’arte, assume il ruolo di “riscatto” con cui essa si riappropria del suo ruolo di “rigenerazione” e di “rinascita” sociale in modalità nuove.

Nov 17, 202007:58
Le Lucciole di Pasolini rischiarano ancora il nostro cammino

Le Lucciole di Pasolini rischiarano ancora il nostro cammino

Nel 1975 Pier Paolo Pasolini scriveva che le lucciole erano sparite, ma cosa voleva intendere, dato che esse ci sono ancora e che per vederle dobbiamo solo cercarle? Secondo lo storico dell’arte G. D. Huberman, con la scomparsa delle lucciole, Pasolini intendeva parlare del venir meno della “realtà del popolo… i valori, le anime, i linguaggi, i gesti, i corpi del popolo”, le sue “sopravvivenze”. A distanza di oltre quarant’anni le lucciole di Pasolini rischiarano ancora i percorsi della nostra ricerca e si incontrano con il concetto del Terzo Paesaggio di Gilles Clément.

Nov 16, 202008:40
"Siamo forse migliori noi?" Cosa è cambiato dal "Ragazzo di Turkana" ai "Cittadini" fotografati da Paola di Bello

"Siamo forse migliori noi?" Cosa è cambiato dal "Ragazzo di Turkana" ai "Cittadini" fotografati da Paola di Bello

Cosa è cambiato dal “Ragazzo di Turkana”, un ominide vissuto 1,6 milioni di anni fa, nell’attuale Kenya e morto a circa 10 anni ai “Cittadini” fotografati da Paola Di Bello dal 1980 al 2006? “Siamo forse migliori noi?” si chiedeva il pittore siciliano Carmelo Micalizzi accostando in un suo quadro graffiti primitivi a grattacieli e centrali fumanti. Accostando i commenti che introducono le varie aree di Ngaren (Gli inizi), il Museo dell’Umanità in via di realizzazione in Kenya, alle foto di Paola Di Bello, possiamo rispondere che se non sappiamo se possiamo dirci migliori certamente non siamo molto diversi.

Oct 23, 202020:45
Una piantina mi aiutò a sopravvivere. La vita di Eva Panic Nahir narrata da David Grossman

Una piantina mi aiutò a sopravvivere. La vita di Eva Panic Nahir narrata da David Grossman

“La vita gioca con me” è un romanzo David Grossman, pubblicato in Italia nel 2019 da Mondadori. Racconta la storia romanzata, terribile e bellissima, di Eva Panic Nahir, che nel romanzo si chiama Vera Novak, di sua figlia Nina e della nipote Ghili. Tre donne unite e divise dalla decisione di Vera che, rifiutandosi di definire spia stalinista il marito Milos, comunista serbo morto suicida in carcere, viene condannata a tre anni di Gulag e costretta ad abbandonare la figlia Nina di tre anni. La decisione di Vera ha segnato profondamente la vita di Nina, che ha lasciato il marito Rafi e la figlia Ghili e si è rifugiata in un’isola oltre il circolo polare artico e anche quella di Ghili che, a sua volta, ha un rapporto molto difficile con la madre.

Il libro illustra il tentativo di queste tre donne di riconciliarsi tra di loro e di capire il gesto di Vera/Eva che pur di non tradire la memoria del marito accetta di pagare il prezzo di dover abbandonare la figlia.  Nel viaggio che tutti i protagonisti intraprendono per conoscere le reciproche ragioni compare a un certo punto una piantina. Sarà questa a dare a Vera la forza per resistere nel Gulag.

Oct 17, 202011:51
L’inquietudine ambientale di Bruno Liberatore

L’inquietudine ambientale di Bruno Liberatore

Bruno Liberatore (Penne-1947) è uno dei più importanti scultori italiani. Su Liberatore esiste l’opinione comune, affermata per primo da Enrico Crispolti, che i suoi soggetti siano lo sviluppo di immagini e ricordi del suo territorio, come le montagne del massiccio del Gran Sasso d’Italia che si ergono alle spalle del suo Paese. Io credo invece che alla base ci sia una particolare inquietudine ambientale che già sedicenne lo porta a realizzare un’opera chiamata “Dopo la catastrofe”. con cui vinse il suo primo premio. È questa sensibilità che gli fa percepire “la crisi del paesaggio urbano” e a realizzare le sue prime opere come “Malattia di un muro” e che poi dopo “Crisi di una piramide” lo rivolge verso la natura, con forme contrastate, sbilenche, frutto di forze naturali che si scontrano tra loro e  che torcono queste strutture su cui si aprono crepe, ferite, squame, espressione del senso della malattia, della sofferenza della T/terra.

Oct 17, 202006:36