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By Scattidallamialibreria

Sono giornalista. Per passione, parlo e scrivo di libri in Scattidallamialibreria. Qui, parlo e basta.
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Tondelli e Ligabue: tanto vicini da non incontrarsi mai

ScattaIlPodcastDec 18, 2021

Tondelli e Ligabue: tanto vicini da non incontrarsi mai

Tondelli e Ligabue: tanto vicini da non incontrarsi mai

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Un viaggio attraverso i libri di Tondelli e le notti di Ligabue.

Pier Vittorio Vicky Tondelli, lo scrittore emiliano autore di “Altri Libertini”, è nato nello stesso paese del Liga (Correggio – RE). Non si incontrarono mai fisicamente.

E' stato il più grande cantore della generazione degli anni '80, che ha saputo raccontare in maniera splendida non solo per i fermenti culturali (che spaziavano dalla musica, al cinema e al teatro) ma anche per gli "estremi", con un'attitudine per cui si sapeva dove finiva il cronista e dove iniziava lo scrittore.

Tondelli ha influenzato generazioni di autori che hanno compreso che per scrivere non è necessario avere in testa una trama eccezionale, ma sapere osservare ed elaborare la realtà e descriverla dal profondo.

In "Altri libertini" ha parlato degli ultimi, una generazione "alla Trainspotting "o alla "Celine in Viaggio al termine della notte", del mondo degli emarginati, degli ultimi, dei drogati.

Ha scritto racconti indimenticabili della peggio gioventù di provincia, quella che nell’Italia “da bere” degli anni ’80 non si poteva ancora raccontare. Non i poveri, ma i veri emarginati.

Aveva fame di scrivere di tutto, ma proprio di tutto quello che sentiva e vedeva intorno a sé, fra nebbia  e casolari a cui dava del tu. Dietro quel sottobosco di ragazzi entrati nel tunnel della droga, gay sempre più repressi, piccole prostitute maltrattate e odiate, un giovane cantante del suo stesso paese ha visto la possibilità di parlare di qualsiasi cosa. Il suo quotidiano, il suo bar Mario con i suoi inconfondibili personaggi sono diventati musica.

Senza Tondelli ci saremmo persi il Liga.

Ecco allora una lettera per Vicky, sulle note di "Certe Notti".

Dec 18, 202128:43
Anne & John: immagina il diario di Anne Frank, oggi

Anne & John: immagina il diario di Anne Frank, oggi

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Cosa hanno in comune la canzone pacifista per antonomasia, "Imagine" di John Lennon e il diario di Anne Frank?

John Lennon ha composto “Imagine” nel 1971 pensando anche a tragedie come quella di Anne.

John si immagina una società senza più guerre, religioni, possesso: in sostanza, nella sua visione utopostica del mondo, cancella tutto ciò che è materialista e può creare divisione. E’ un manifesto onirico talmente ben costruito da smuoverci l’anima ogni volta che si ascolta.

Immaginare un mondo senza “Imagine” sarebbe impossibile: ce lo vedete John Lennon oggi, nei panni di un nonno settantenne di Liverpool, che nella vita ha svolto un lavoro dignitoso e si gode la pensione accompagnando tutti i giorni la nipotina a scuola mano nella mano?

Forse però è più facile immaginare una signora di 90 anni che ripensa alla sua vita guardando i canali di Amsterdam dalla finestra di casa. Una signora che ogni tanto rilegge i suoi diari da normale bambina degli anni ’40: giochi, scuola, amici. Quelli che ha scritto e conservato nel cassetto per una vita. Quelli che in fondo, come ogni diario che si rispetti, conosce solo lei.

Il diario di Anne Frank è però il diario che non ci si aspettascritto da una ragazzina dal 1942, anno del suo 13simo compleanno, al 1944. Le sue confessioni a Kitty, il nome che diede al suo diario, sono una testimonianza importante per le generazioni di tutti i tempi su quanto vissero gli ebrei per le leggi antisemite di Hitler.

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IMMAGINIAMO UN DIALOGO FRA ANNE & JOHN...

ANNE: “Cara Kitty, le leggi antisemite non finivano mai e la nostra libertà è stata molto limitata. Gli ebrei devono portare la stella giudaica, devono consegnare le biciclette; gli ebrei non possono prendere il tram, non possono andare in auto…”

JOHN: “Immagina: non c’è paradiso (è facile se provi) né inferno sotto a noi e sopra solo il cielo”

ANNE: "Il nascondiglio si trova dove c’è l’ufficio di papà. Il nostro alloggio segreto"

JOHN: “Immagina tutti quanti che vivono questo giorno. Immagina: non ci sono più Stati, farlo non è difficile. Niente per cui uccidere o morire e niente religione…”

ANNE: "Cara kitty, qui litigato tutti con tutti…Mussolini si è ritirato, il re e imperatore d’Italia ha perso il potere. abbiamo esultato. dopo tutta la paura finalmente qualcosa di positivo, speranza. Speranza che finisca, speranza di pace"

JOHN: "Immagina tutti quanti vivere la vita in pace. dirai che faccio sogni ma io non solo il solo, spero che un giorno tu ti unisca a noi e il mondo sarà un tutt’uno"

ANNE: "Cara Kitty, fuori è tremendo e noi stiamo bene, si, meglio di milioni di altre persone. siamo qui al sicuro, tranquilli, e ci mangiamo i nostri soldi…"

JOHN: “Immagina: nessuno possiede cose (non so se ci riuscirai). niente ingordigia o fame. Gli uomini fratelli. Immagina che tutti quanti condividono il mondo. dirai che faccio sogni ma io non sono il solo"

ANNE: "Cara kitty, forse nell’alloggio segreto sboccerà un grande amore. ho una voglia matta che lui mi dia un bacio, quel bacio che si fa attendere da tanto tempo…"

JOHN: "Spero che un giorno a noi tu ti unirai e il mondo vivrà unito…"

Dec 11, 202109:14
Cambiare l'acqua ai fiori e Grace: Valerie Perrin e Jeff Buckley fra perdita, disgrazia e carità

Cambiare l'acqua ai fiori e Grace: Valerie Perrin e Jeff Buckley fra perdita, disgrazia e carità

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Nel podcast di oggi celebriamo uno dei nostri titoli preferiti del 2020, “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valerie Perrin con l’album “Grace” di Jeff Buckley, proprio nella settimana in cui il suo autore, prematuramente scomparso, avrebbe compiuto 55 anni (17 novembre 2021).

Una perdita troppo precoce quella di Buckley, entrato nel mito con soli due album all’attivo di cui “Grace” rappresenta il punto più alto, non solo della sua esigua produzione. In un decennio dominato dal grunge da un lato e da un ritorno alle origini del rock classico dall’altro, l’autore americano impone uno stile personale, basato soprattutto sulla trasmissione emozionale della propria voce. Ebbene sì, la versione più nota di “Hallelujah” di Leonard Cohen è proprio la sua, con quel crescendo che ancora oggi ci lascia un brivido indelebile di grazia costruita sull’armonia delle chitarre. Ma sono tanti i pezzi degni di nota nell’album, da “Last Goodbye”, a “So Real”, a “Forget Her” dove le ferite di una vita sono narrate con trasporto e autenticità: forse anche per questo la rivista Rolling Stone ha definito l’album un gioiello “a metà strada fra metallo e angeli”.

Quando i sentimenti risultano autentici e il mezzo artistico viene padroneggiato con sicurezza, che sia parola scritta o cantata, è possibile far vibrare le corde dell’anima. Proprio come accade in “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valerie Perrin.

La storia travagliata eppure dignitosa di Violette non è tanto diversa da quella di Jeff, soprattutto nell’elaborazione dei lutti e nell’accettazione dei soprusi subiti in ambito familiare.

Non vogliamo però fare una gara a chi ha sofferto di più, anche perché sarebbe sbagliato porre un personaggio letterario sullo stesso piano di un cantante realmente esistito. Abbiamo solo immaginato una persona che arriva al cimitero e racconta alla guardiana Violette la storia della morte di Jeff, in modo che lei possa trasciverla nel suo prezioso libro. La storia di un ragazzo che stava costruendo la sua strada nella musica ed è morto una sera qualunque, mentre nuotava nel fiume Mississippi, ufficialmente per una disgrazia.  Disgrace, bizzarro gioco di parole. Molti non hanno mai creduto alla fatalità, benché la madre di Buckley abbia tolto ogni dubbio in modo piuttosto sbrigativo.

Noi non possiamo sapere cosa è successo davvero sotto quel ponte. Ci piacerebbe però che venisse raccontata in maniera diversa, quella nuotata notturna, rispetto alla freddezza di un atto giudiziario, alle parole di una madre non troppo amorosa o alle solite tesi complottiste.

Leggere il passaggio “da metallo a angelo” su un libro, ascoltarlo in una canzone, mentre la nostra guardiana cambia i fiori alla sua tomba: di certo Jeff Buckley si sarebbe meritato tutta la carità di Violette. La nostra ce l’ha a prescindere.


Nov 20, 202124:40
Lettera a Berlino: tutta la musica del Muro

Lettera a Berlino: tutta la musica del Muro

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Un viaggio appassionante nella lettura di "Lettera a Berlino" di Ian Mc Ewan, attraverso la musica che racconta la città simbolo delle divisioni umane del Dopoguerra. Da Lou Reed a Iggy Pop, dagli U2 a David Bowie, da Bruce Springsteen ai Metallica, fino a "Wind of Change" degli Scorpions: tante canzoni raccontano Berlino con le sue paure, frustrazioni, dolori e ricordi, ma solo una nell'immaginario collettivo è associata alla caduta del Muro.

Nov 13, 202153:41
Il Colibrì di Sandro Veronesi: tra velocità e immobilità

Il Colibrì di Sandro Veronesi: tra velocità e immobilità

Il Colibrì di Sandro Veronesi: tra velocità e immobilità

Di questo libro ha già parlato Marco per
#langolodeivinili , ma oggi voglio parlarvene io dato che ho appena finito di leggere Il Colibrì per il #gdl che ho organizzato #inattesadellacinquina del
#premiostrega e che ha visto la partecipazione di tante lettrici appassionate (vedete i tag in foto).
.
Sapevo già che Veronesi non mi avrebbe delusa per la sua scrittura fluida e trepidante, un fiume in piena
come se parlasse, coivolgente e inebriante. Direi anche capace di stordire.

Uno degli aspetti che mi ha colpito di più e che mi ha anche ispirato il titolo di questo post, è appunto la
figura del colibrì, associata sin dalle prima pagine al protagonista di questo romanzo struggente.
Non è un caso che siano state a parlare di Marco Carrera come un colibrì proprio le donne più importanti della sua vita, la madre e l'amante, con due connotazioni diverse e soprattutto distanti.

Ho trovato in Marco Carrera una dolcezza infinita, nel suo rapportarsi alla famiglia, agli amici, all'amore. Il
suo dedicarsi completamente a chi ha bisogno del suo aiuto, a volte sconfinando verso comportamenti per me personalmente inaccettabili, ma tant'è. Il mondo è bello perché è vario.
Però appunto vi ho trovato, soprattutto sul finale, una forte contraddizione.

https://www.scattidallamialibreria.it/2020/03/26/il-colibri-di-sandro-veronesi-tra-velocita-e-immobilita/

Mar 29, 202009:54
Cecità di Saramago: la distopia è diventata realtà?

Cecità di Saramago: la distopia è diventata realtà?

Nei giorni del Coronavirus, si è parlato di cinema e letteratura del contagio, quasi si dovesse cercare un vincitore fra chi (scrittori o registi di turno) era andato più vicino a prevedere lo scenario che stiamo vivendo oggi. Le città improvvisamente svuotate, le persone chiuse in casa per un vitale senso di autodifesa, un governo centrale da cui ci si aspettano regole chiare e precise, il terrore della trasmissione di un virus che potrebbe essere letale.

La distopia è diventata realtà.

La prima parte di “Cecità” è il racconto di una quarantena. Gruppi di ciechi vivono in un enorme ex manicomio dismesso, tenuti a bada da soldati vedenti che hanno il compito di sparare a chiunque osi anche solo avvicinarsi a loro o scappare. In realtà quello che i ciechi vivono dal primo giorno è un isolamento votato all’ annientamento.  Una vera e propria discesa agli inferi, in cui si combatte per puro attaccamento alla vita: prima contro i soldati, che non hanno problemi a uccidere diversi ciechi, poi contro un gruppo di ciechi usurpatori, che vogliono cibo e potere tutto per sé. Nella lotta tremenda contro questi ultimi vengono descritti tutti i peggiori istinti dell’uomo, in una sorta di dizionario della bestialità.

In tutto questo c’è una persona che incredibilmente vede. Si tratta della moglie del medico, donna che non ha un nome, perché tutti i personaggi di Saramago si chiamano così: il medico, l’uomo dalla benda nera, la ragazza dagli occhiali scuri, il primo cieco (che sa tanto di paziente 1), il ragazzino strabico, addirittura il cane delle lacrime. Lo scrittore, personaggio che compare nell’ultimo capitolo in una sorta di cameo dell’autore stesso, svela che ai ciechi non serve un nome proprio, perché insieme alla vista hanno perso gran parte della loro umanità.

La seconda parte del romanzo sembra un ritorno alla vita e alla libertà: la moglie del medico rivela a tutti che ci vede, quindi diventa la guida di questo strano gruppo di ciechi attraverso una città sconvolta.  Nelle case e per le strade mancano i beni primari, o meglio quelli che diamo per scontati nelle nostre vite di tutti i giorni. L’acqua potabile, il cibo, una doccia calda, il fuoco con cui riscaldare le vivande: nel mondo non c’è più nulla di tutto questo. Per non parlare poi delle normali attività umane: troppo davvero per paragonarlo a quello che viviamo oggi, si potrebbe pensare. Forse è davvero materia da romanzi pensare a questo tutto insieme, ma nei giorni del Coronavirus non stiamo forse vivendo anche noi un senso di perdita rispetto a quello che diamo per scontato?


Mar 08, 202009:09
Pauravirus - Libri e musica ai tempi del contagio

Pauravirus - Libri e musica ai tempi del contagio

Registriamo queste parole pochi giorni dopo l'espolosione del Coronavirus in Italia.

Nelle domeniche che hanno preceduto e seguito il contagio, abbiamo effettuato collegamenti di romanzi classici e contemporanei con la musica inglese e italiana.

"Cecità" dell'autore portoghese Josè Saramago è stato linkato alla vena distopica dei musicisti inglesi del nuovo millennio, dagli Elbow ai Muse.

Alessandro Manzoni e i suoi "I promessi sposi" invece lo abbiamo immaginato sulle note di Claudio Baglioni, perchè la storia d'amore di Renzo e Lucia si svolge ai tempi della peste di Milano, ma non dimentica mai la pietà umana al di là dei contrasti e delle prepotenze.

Il tutto ci è stato ispirato dalle nostre letture del weekend, in particolare un bellissimo articolo intitolato "Letteratura del contagio", scritto da Nadia Terranova e comparso su "Il Foglio" dell'8/2/2020.

La speranza è condividere e riascoltare queste parole quando il Coronavirus sarà solo un brutto ricordo.



Feb 23, 202010:47
Presentazione di Scatti dalla mia libreria

Presentazione di Scatti dalla mia libreria

Ciao a tutti e grazie per essere qui!

Mi chiamo Viviana Sarti, sono giornalista pubblicista e lavoro presso l’Ufficio Stampa dell’ Università di Bologna.

Dopo un’esperienza quadriennale nel mondo del mommy blogging (ho fondato con altre due amiche mamme KeVitafarelamamma, nel 2014) ho deciso di esprimermi in Scattidallamialibreria attraverso i tanti libri che ho letto, che leggo e che leggerò, anche  con la mia bambina.

Sono felice di aver intrapreso questo nuovo progetto personale lanciandolo innanzitutto su Instagram perché, a distanza di pochi mesi, ho riscontrato moltissimi consensi, entrando a far parte di una community veramente appassionata e attiva da cui traggo tantissimi stimoli e spunti ogni giorno.

Adoro le novità e scoprire generi sempre nuovi, anche se la mia tendenza va verso i gialli e i noir.

In Scattidallamialibreria trovate la mia passione più grande, e cioè i libri e le meravigliose letture che condivido con la mia bambina.

E non solo! Perché a casa nostra non girano soltanto libri, ma anche tanta bella musica;-)

Scattidallamialibreria, infatti, oggi è diventato un progetto famigliare

In questo spazio infatti non trovate soltanto me, ma anche i fondamentali contributi di mio marito, Marco Biancalani, titolare della web agency Mantica, che spaziano dal rock ai libri fino alle rassegne settimanali delle riviste che amiamo leggere.

La nostra bambina, Lucia, ci ispira con la sua fantasia che, inevitabilmente, produce a dismisura dai tanti libri che legge. Ogni tanto, nelle storie di Instagram, interviene anche lei:-)

Io e Marco ci dilettiamo in “conversazioni a tavola“, sul divano o dove capita un po’, per parlare dei libri che spesso ci fanno discutere (non siamo quasi mai d’accordo) e per condividere spunti e iniziative di ogni tipo.

Buona lettura e grazie per essere qui:-)

Feb 16, 202009:60