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S2 Digital Roadmaps - by Websolute

S2 Digital Roadmaps - by Websolute

By Websolute Podcast

Digital Roadmaps for Ambitious Brands è il Podcast dedicato a Imprenditori e Manager che attraverso il digitale vogliono liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo. Claudio Tonti e Nicola Bonora, rispettivamente Head of Strategy, Products, R&D e Digital e UX Strategy di Websolute, gruppo di agenzie Digital italiano, discutono di marketing, e- commerce e digitale in modo strategico, per fare business e crescere, insieme a altri ospiti esperti.
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S2 - E10 Quale CMS scegliere per il mio progetto?

S2 Digital Roadmaps - by Websolute Mar 15, 2023

00:00
45:53
S2 - E23 LLMO - Large Language Model Optimization: con Francesca Ondedei

S2 - E23 LLMO - Large Language Model Optimization: con Francesca Ondedei

Benvenuti a Digital Roadmaps for Ambitious Brands, il podcast dedicato a imprenditori e manager che si chiedono come usare il marketing, l'e-commerce e il digitale in modo strategico per liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo. 


Nella ventitreesima puntata della seconda stagione del nostro podcast Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D, e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, insieme a Francesca Ondedei, Senior SEO Specialist del Gruppo, hanno discusso e analizzato l'importanza della Large Language Model Optimization e le sue capacità. 

 

L'introduzione dell'intelligenza artificiale e dei modelli di linguaggio ha avuto un impatto significativo sulla ricerca organica, che si riferisce alla reperibilità gratuita di contenuti nel mondo digitale, al di fuori delle inserzioni a pagamento. Questa rivoluzione sta influenzando la quantità e la qualità dei contenuti disponibili. 

 

L'integrazione dell'intelligenza artificiale all'interno delle pagine dei risultati di ricerca (SERP) ha portato a un'enorme esplosione di contenuti. I grandi modelli di linguaggio utilizzano una vasta quantità di parametri e contenuti che possono essere sfruttati anche dagli utenti comuni. Questa integrazione è già in corso, ad esempio con Bing che ha integrato chatbot basati su modelli di linguaggio all'interno delle SERP.  

 

Un aspetto cruciale è la necessità per gli utenti di definire meglio le proprie intenzioni di ricerca e ciò che desiderano ottenere come informazione. Nel corso degli anni, i motori di ricerca hanno semplificato la ricerca, spingendo gli utenti a utilizzare poche parole chiave per ottenere risultati pertinenti. Grazie all'intelligenza artificiale, ora possiamo ottenere immediatamente le informazioni desiderate, utilizzando un linguaggio naturale e comprensibile. 

 

L'introduzione dell'intelligenza artificiale nelle SERP non significa che l'ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) abbia perso importanza. Al contrario, questa evoluzione offre nuove opportunità agli utenti di apprendere, conoscere e scoprire contenuti. Tuttavia, richiede un lavoro più accurato da parte dei professionisti della SEO, che devono adattarsi ai cambiamenti per offrire un'esperienza di ricerca migliore agli utenti. 

 

Oggi non possiamo più limitarci all'ottimizzazione di singole pagine, schede prodotto o URL. È necessario considerare l'ottimizzazione dell'intero contesto del sito web, creando contenuti con una struttura ben definita che sia comprensibile sia per gli utenti che per i motori di ricerca. Dobbiamo utilizzare un linguaggio appropriato che consenta ai motori di ricerca di identificare correttamente le diverse parti del testo, come le descrizioni, le immagini, i nomi, e così via.  

 

Inoltre, i Large Language Model funzionano meglio quando vengono poste domande articolate, complesse e dettagliate. Tuttavia, formulare tali domande richiede pratica e competenza nell'organizzazione e nella descrizione dettagliata di ciò che si desidera sapere. 

 

Nel panorama SEO tradizionale, che continua a evolversi, è fondamentale che i motori di ricerca comprendano i contenuti che offriamo e ci considerino come risultati rilevanti per le ricerche degli utenti. La capacità di comunicare con le macchine e presentare i contenuti in modo efficace rimane un aspetto cruciale. 

 

Non si tratta solo di posizionare una keyword specifica in una determinata pagina o risposta, ma di dimostrare la propria autorità, rilevanza e valore attraverso l'intera presenza digitale. 

 

Infine, vogliamo sottolineare che la regola base della SEO è di iniziare l'ottimizzazione fin dalla fase di progettazione del sito, anziché aspettare dopo la pubblicazione. È fondamentale dedicare tempo all'ottimizzazione sin dall'inizio per garantire una presenza digitale solida e di successo. 

 

Se questa puntata del podcast ti è piaciuta, ti invitiamo a lasciare un commento o a scriverci a podcast@websolute.it. 

 

Ti aspettiamo!

Jun 21, 202341:54
S2 - E22 Gestire le relazioni, con o senza A.I.

S2 - E22 Gestire le relazioni, con o senza A.I.

Benvenuti a "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", un podcast dedicato a imprenditori e manager che vogliono utilizzare il marketing, l'e-commerce e il digitale in modo strategico per massimizzare il potenziale del proprio brand nel mondo.


Nella ventiduesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D, e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, ospitano Carlo Valentini, Marketing Manager di Italia Zendesk, per discutere dell'importanza della gestione delle relazioni e del suo cambiamento con l'intelligenza artificiale.


Zendesk rappresenta un prezioso partner strategico per le aziende, poiché è uno strumento che favorisce il mantenimento di solide connessioni con i clienti, i potenziali clienti e gli interlocutori ed è fondamentale per il successo del business.


La soddisfazione del cliente è di primaria importanza e nel contesto digitale del 2023 e la gestione efficace delle relazioni è al centro di un'azienda di successo.


In questo contesto, Zendesk è considerato una risorsa imprescindibile per gestire sia gli aspetti tecnici che quelli comunicativi. La gestione delle relazioni è sempre stata rilevante per le aziende, anche quando la presenza digitale non era così diffusa, ma oggi è diventata ancora più critica.


La relazione tra un'azienda e il cliente influenza l'esperienza complessiva. Attualmente, è molto più facile per i clienti cambiare fornitore o brand. In effetti, il 46% dei consumatori europei è disposto a cambiare azienda dopo la prima cattiva esperienza e questa percentuale sale al 68% se si verificano più di una cattiva esperienza. È quindi fondamentale che le aziende si aprano al dialogo con i clienti e risolvano i problemi invece di ignorarli. Condurre sondaggi sulla soddisfazione dei clienti senza agire sui risultati equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto.


Un esempio tangibile di come il digitale abbia migliorato l'esperienza del cliente è la digitalizzazione dei servizi pubblici grazie all'introduzione dello SPID. Ora è possibile vivere un'esperienza più avanzata con l'amministrazione pubblica rispetto al passato, quando ci si abitua a un certo livello di esperienza in un settore, non si accetterà più un livello inferiore, neanche in altri settori.


Le persone desiderano comunicare direttamente con il marchio, infatti l'azienda deve incarnarlo e mantenere una comunicazione coerente in termini di linguaggio, approccio e informazioni fornite.


Per quanto riguarda i canali di comunicazione, l'azienda dovrebbe essere in grado di continuare la conversazione sul canale scelto dal cliente. Piattaforme come Zendesk consentono di centralizzare le richieste provenienti da diversi canali e di gestire le comunicazioni in modo efficiente.


Tuttavia, è importante sottolineare che una buona customer experience dipende non solo dalla piattaforma utilizzata, ma anche da una solida base culturale e organizzativa all'interno dell'azienda. La piattaforma è uno strumento di supporto alla gestione delle relazioni con i clienti, ma è la strategia, la cultura e l'approccio aziendale a determinare il successo complessivo nell'offrire un'esperienza di alto livello.


Strumenti come Zendesk e l'intelligenza artificiale possono essere estremamente utili anche nel contesto delle vendite complesse. Zendesk può aiutare i venditori a gestire in modo efficace le interazioni con i clienti, fornendo informazioni, suggerimenti e risposte alle domande specifiche dei clienti.


Inoltre, il customer service rappresenta un'opportunità per generare entrate aggiuntive attraverso cross-selling e upselling. Il team di customer service può individuare queste opportunità e quando è in grado di proporre in modo coerente suggerimenti di vendita, si possono ottenere risultati significativi.


Se la puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!

Jun 14, 202347:51
S2 - E21 La fine della fotografia (come la conosciamo)

S2 - E21 La fine della fotografia (come la conosciamo)

Benvenuti a Digital Roadmaps for Ambitious Brands, il podcast dedicato a imprenditori e manager che si chiedono come usare il marketing, l'e-commerce e il digitale in modo strategico per liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo.  

 

Nella ventunesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, dibattono sull'impatto delle tecnologie generative basate sull'intelligenza artificiale nella fotografia.  

 

Durante la storia dei media, abbiamo assistito all'emergere di nuove ere che hanno sostituito ciò che è venuto prima. Ad esempio, si pensava che la fotografia avrebbe reso obsoleta la pittura verista, ma col tempo si è capito che le due forme d'arte possono coesistere.   

 

Oggi, con l'avvento delle tecnologie generative basate sull'intelligenza artificiale, la fotografia tradizionale è nuovamente messa in discussione, ma è fondamentale analizzare questa trasformazione nel dettaglio.  

 

Ogni evoluzione tecnologica ha portato vantaggi come costi inferiori, maggiore quantità e velocità di esecuzione. Ad esempio, la fotografia digitale ha consentito di visualizzare immediatamente i risultati degli scatti e di maneggiare le immagini in modo rapido e flessibile, aumentando l'efficienza operativa nel settore.  

 

Oggi ci troviamo di fronte a un'altra rivoluzione, potenzialmente di portata ancora maggiore.   

 

L'intelligenza artificiale generativa “Midjourney”, sta rivoluzionando il settore fotografico. Nonostante sia ancora una realtà giovane, Midjourney ha già avuto un impatto significativo.  

 

Viviamo in un'epoca in cui l'intelligenza artificiale può generare immagini realistiche basate su prompt verbali. Questa capacità di immaginare scenari ci permette di ottenere fotografie virtuali perfette. È sorprendente come un'immagine generata da Midjourney, come il famoso ritratto di Monna Lisa che interagisce con Leonardo, possa sembrare così reale. Tuttavia, l'immagine generata richiede la stessa creatività e abilità di visualizzazione di una scena come farebbe un fotografo tradizionale.  

 

Con Midjourney, ciò che serve è un'idea o un concetto che vogliamo visualizzare, e poi l'intelligenza artificiale si occupa di creare un'immagine realistica basata su quella visione. È possibile fare riferimento a stili artistici come Picasso, o manga giapponesi, poiché la piattaforma ha familiarità con tutti questi stili grazie al vasto repertorio di immagini che ha assimilato. Questo permette di generare immagini che seguono uno stile specifico, come se fossero state scattate con una determinata macchina fotografica o dipinte in uno stile particolare  

 

Tuttavia, è importante considerare anche le possibili implicazioni di questa tecnologia. La facilità con cui l'intelligenza artificiale può generare immagini realistiche potrebbe portare a problemi di autenticità.   

 

Questi strumenti possono essere un valido supporto al business, possono generare valore, aumentare l'efficienza e migliorare la qualità. Quindi non possiamo esimerci dallo studiarli, testarli, utilizzarli e introdurli in tutti quei casi in cui producono più valore di quello che consumano, che alla fine è una regola molto semplice: se qualcosa viene fatto meglio, costa meno ed è più veloce, perché continuare a fare le cose come prima? Non c'è motivo.  

 

Magari continueremo a fare fotografie digitali oppure con la pellicola perché ci piace, così come può piacere ascoltare un disco in vinile per le sue imperfezioni. L'intelligenza artificiale, di per sé, non distrugge le caratteristiche di quelle cose, ma aggiunge un elemento che diventerà predominante in determinati contesti, come nel caso del business.  

 

Se questa puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento o scrivici a podcast@websolute.it.  

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Jun 07, 202336:33
S2 - E20 A.I everything?

S2 - E20 A.I everything?

Benvenuti a "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", un podcast dedicato a imprenditori e manager che vogliono utilizzare il marketing, l'e-commerce e il digitale in modo strategico per massimizzare il potenziale del proprio brand nel mondo.


Nella ventesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, ospitano Andrea Ciulu, Head of AI di Arkage e Pasquale Boriello, CEO di Arkage, insieme cercano comprendere se l’AI è veramente everything oppure no.

Durante l'episodio, si è discusso dell'impatto dell'intelligenza artificiale (AI) su tutti gli aspetti della vita e della sua potenziale autonomia. Sebbene sembri probabile che l'AI si diffonda in molti settori, non è ancora chiaro fino a che punto potrà arrivare. È importante essere cauti nel dichiarare che l'AI possa coprire completamente l'intera attività umana; solo il tempo ci dirà se ciò sarà possibile.


La velocità di sviluppo dell'AI è una differenza principale rispetto al passato, e gli esperti stanno ancora cercando di comprenderne appieno l'entità. La velocità di adozione è un fattore cruciale, come dimostrato dal fatto che Instagram ha impiegato due anni per raggiungere 100 milioni di utenti, mentre ChatGPT ci è riuscito in soli due mesi. Gli esperti affermano che è difficile stabilire con precisione quanto siano intelligenti questi sistemi, poiché superano tutti i test. Alcuni esperti ritengono che esista una possibilità del 10% che l'AI possa avere un impatto negativo sulla specie umana.


La preoccupazione principale riguarda la natura intrinseca di questi modelli, che non si stancano mai nel perseguire gli obiettivi loro assegnati.

L'aspetto fenomenale dell'AI è che rappresenta una rivoluzione che parte dal basso, con un'adozione intuitiva che non richiede spiegazioni. Le persone iniziano a sperimentare questa tecnologia con un investimento non troppo elevato e, attraverso la sperimentazione, scoprono nuove possibilità.


Dal punto di vista umano e sociale, l'AI rappresenta un amplificatore delle capacità cognitive, come il pensiero e la creatività. Questo potrebbe portare a un futuro in cui ogni individuo avrà assistenti intelligenti per aiutarlo in ogni attività. Dal punto di vista dell'industria, ogni azienda potrebbe avere un esercito di collaboratori in grado di svolgere una vasta gamma di compiti.


Tuttavia, ci sono implicazioni da considerare. Cosa succederà alla struttura economica della società se le aziende adottano in massa l'AI per aumentare l'efficienza e ridurre i costi? Ci potrebbe essere un impatto significativo sul lavoro umano e sulla distribuzione delle risorse. Alcune aziende hanno già moltiplicato la produttività grazie all'IA, come dimostrato dalle grandi aziende tecnologiche come Amazon e Apple. Ci saranno disparità, poiché alcune aziende sperimenteranno un aumento della produttività grazie all'IA, mentre altre potrebbero non adottarla e sembreranno appartenere a mondi diversi.


Le macchine, tramite il linguaggio di programmazione, possono essere istruite a eseguire una serie di azioni, ma rimane ancora incerto ciò che realmente producono. L'empatia rappresenta un'abilità umana fondamentale, che l'intelligenza artificiale (AI) attualmente non possiede né comprende appieno. Tuttavia, in un contesto di autoapprendimento come il reinforced learning, l'AI potrebbe sviluppare velocemente un sentimento di amore se viene stimolata positivamente e rinforza la sua capacità di provare empatia verso qualcuno.


È imprescindibile comunicare i vantaggi e gli obiettivi di queste tecnologie a coloro che non sono familiari con il tema. Questo impegno richiede tempo e dedizione, ma è di vitale importanza per il progresso dell'industria e della società nel loro complesso.


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May 31, 202346:43
S2 - E19 Conquistare il mercato: come ricucire le vendite Offline e Online

S2 - E19 Conquistare il mercato: come ricucire le vendite Offline e Online

Benvenuti a Digital Roadmaps for Ambitious Brands, il podcast dedicato a imprenditori e manager che si chiedono come usare il marketing, l'e-commerce e il digitale in modo strategico per liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo.  

Nella diciannovesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, cercano di rispondere alla domanda: è possibile ricucire le vendite offline e online?  

 

Siamo consapevoli dell'importanza di instaurare relazioni significative con i nostri clienti poichè ci consentono di perseguire diversi obiettivi.  

In primo luogo, mantenere una comunicazione costante e persuadere i nostri clienti ad acquistare nuovi prodotti nel tempo, senza dover investire ingenti risorse in campagne pubblicitarie anonime. Questo è possibile grazie alla conoscenza approfondita che abbiamo già del cliente, poiché ha già effettuato un acquisto presso di noi.  

In secondo luogo, è importante interagire con i clienti, chiedendo loro recensioni sui prodotti o servizi che hanno acquistato. Le informazioni che possiamo ottenere da queste operazioni sono di valore inestimabile: ci aiutano a perfezionare le offerte di prodotti, servizi e distribuzione.  

Queste relazioni ci permettono di ottenere dati di prima parte, ossia dati specifici che possediamo e che possiamo utilizzare attraverso diverse piattaforme, consentendoci di individuare utenti simili a quelli che hanno già effettuato un acquisto presso il nostro shop.  

Nel 2023, non possiamo più permetterci di non conoscere i nomi dei nostri clienti finali o di non coinvolgerli nel nostro brand. Non possiamo non sapere chi sono, o almeno una parte di loro. Non possiamo non avere una strategia o un progetto in corso. Non abbiamo una soluzione definitiva, ma è necessario avere in mente almeno un percorso che ci porti in questa direzione.  


Tra le ragioni che abbiamo menzionato in precedenza:  


 1) Continuare a comunicare con coloro che già riconoscono il nostro marchio e che abbiamo faticosamente conquistato attraverso tutti gli investimenti di marketing che abbiamo effettuato. Non possiamo più ignorare l'importanza di ripagare la loro attenzione. 

2) Avere la possibilità di raccogliere informazioni chiedendo loro feedback e opinioni. Questi insights sono di valore inestimabile.  

3) Ottenere dati di prima parte per migliorare notevolmente le nostre performance pubblicitarie. Utilizzando questi dati, possiamo superare le limitazioni delle piattaforme online che ci consentono solo di raggiungere utenti generici simili a quelli che abbiamo già.  

 

La capacità di segmentare il pubblico e utilizzare dati di prima parte ci offre opportunità senza precedenti nel panorama del marketing digitale. È tempo di abbracciare questa direzione e sfruttare appieno le potenzialità che essa ci offre.  

 

Se la puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento oppure scrivici a podcast@websolute.it.  

 

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May 24, 202338:11
S2 - E18 Cos’è un sito nell’era GPT?

S2 - E18 Cos’è un sito nell’era GPT?

Benvenuti a Digital Roadmaps for Ambitious Brands, il Podcast dedicato a imprenditori e manager che vogliono sfruttare strategicamente il marketing, l'e-commerce e il digitale per massimizzare il potenziale del proprio brand nel mondo.


Nella diciottesima puntata della seconda stagione di "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D, e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, esplorano i progressi che l'intelligenza artificiale sta portando ai siti web.

La domanda "Cos'è un sito web?" diventa cruciale e di fondamentale importanza.


È essenziale comprendere come i siti vengono generati e quale approccio adottare per sfruttare appieno le nuove tecnologie disponibili.


L'intelligenza artificiale può essere impiegata in molteplici contesti per migliorare l'interazione con i visitatori, ad esempio, fornendo supporto ai clienti o rispondendo alle domande dei potenziali clienti.


Le nuove tecnologie consentono di addestrare parti del servizio clienti autonomamente grazie all'apprendimento automatico, migliorando la comprensione del contesto e creando un tono di conversazione naturale. Piattaforme come Zendesk stanno già integrando questa funzionalità nei loro sistemi, offrendo un'esperienza di supporto clienti pertinente ed empatica.


Tuttavia, non è possibile pensare che il resto del sito possa rimanere immutato. Le nuove tecnologie stanno cambiando le aspettative degli utenti, che ora desiderano risposte rapide e precise. È quindi fondamentale considerare come i siti web debbano evolversi per soddisfare tali aspettative.


La progettazione dell'interfaccia di un sito web deve tener conto della semplicità d'uso per l'utente. La maggior parte delle persone preferisce fare clic su un pulsante anziché digitare una richiesta in una casella di testo. Tuttavia, ci sono situazioni in cui la ricerca tramite filtri o l'uso del linguaggio naturale può risultare più efficace nel trovare ciò che si sta cercando.


Le intelligenze artificiali come GPT possono aiutare nella creazione di un'interfaccia personalizzata capace di comprendere le esigenze dell'utente e offrire una selezione di prodotti o informazioni di qualità. L'obiettivo è fornire rapidamente una piccola quantità di risultati rilevanti per l'utente.


È importante offrire all'utente la possibilità sia di fare clic su un pulsante sia di formulare una richiesta verbale o scritta per una ricerca più specifica. In questo modo, si può creare un'interfaccia che fornisca una selezione di prodotti, informazioni e domande pertinenti, inclusa l'assistenza di consulenza personalizzata.


L'utilizzo di un'interfaccia conversazionale per fornire informazioni sui prodotti e migliorare l'esperienza d'acquisto diventa sempre più importante. È cruciale consentire all'utente di eseguire le tre azioni principali: fare clic, porre domande e ottenere risposte, in modo naturale su qualsiasi canale, al fine di rendere l'interazione più fluida. Le aziende dovranno adottare coraggiosamente questi nuovi modelli di interfacce, nonostante la dipendenza dal contesto e il rischio di hackeraggi e manipolazioni.

Se la puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento oppure scrivici a podcast@websolute.it.


Ti aspettiamo!

May 17, 202338:38
S2 - E17 La realtà aumentata nel settore turistico e culturale

S2 - E17 La realtà aumentata nel settore turistico e culturale

Benvenuti a Digital Roadmaps for Ambitious Brands, il Podcast dedicato a imprenditori e manager che si chiedono come usare il marketing, l'e-commerce e il digitale in modo strategico per liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo.  

Nella diciassettesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, parlano della rivoluzione che la realtà aumentata sta portando nel settore turistico e culturale. 

L'esperienza turistica tradizionale sta subendo una rivoluzione grazie alla realtà aumentata. Questa tecnologia permette di aggiungere strati digitali al mondo fisico, consentendo ai visitatori di approfondire le loro conoscenze e ottenere informazioni dettagliate sui luoghi che visitano. Ad esempio, è possibile ricostruire il Colosseo come appariva 2000 anni fa. 

Tuttavia, la realtà aumentata non può sostituire completamente l'esperienza fisica, ma può offrire un valore aggiunto se supportata da contenuti di alta qualità.  

Oggi dobbiamo dare un significato diverso alla parola "aumentata", poiché la tecnologia si è evoluta e i modelli di linguaggio come ChatGPT ci consentono di conversare con intelligenze artificiali a un livello sofisticato e complesso. Ciò fa pensare che esistano nuovi scenari abilitati dalla tecnologia che fino a ieri non potevamo neppure immaginare. Ad esempio, visitare un luogo con una guida che utilizza la realtà aumentata è un'esperienza più completa rispetto all'utilizzo di una semplice audioguida. 

Il concetto di self-service sta lasciando il posto a quello di servizio assistito, dove qualcuno mi guida e adatta l'esperienza alle mie preferenze e ai miei feedback. Questo era più difficile da realizzare in passato, ma oggi è possibile creare un amico digitale che sia al servizio di tutti. Ciò apre molte opportunità in diversi settori, come il turismo, dove la realtà aumentata può essere utilizzata come supporto per un'esperienza culturale e turistica più coinvolgente. 

Il concetto di turismo esperienziale sta diventando sempre più importante. È fondamentale che i diversi aspetti dell'esperienza si completino a vicenda invece di competere. La realtà aumentata può integrare la parte esperienziale, ma deve essere vista come una compensazione, non una sostituzione. Il digitale dovrebbe essere visto come un compagno che ti sta accanto e ti aiuta a vivere un'esperienza personalizzata. 

Oggi, ciò che si cerca è integrare i contenuti tradizionali con quelli digitali in modo da creare un'esperienza più coinvolgente.  

Si tratta di migliorare la qualità dell'esperienza. In questo nuovo concetto di realtà aumentata, non si tratta solo di aggiungere contenuti digitali al mondo fisico, ma di avere un dialogo con un'entità esperta del luogo o dell'arte, in grado di comprendere il livello culturale, di interesse e linguistico dell'utente.  

L'uso di immagini e 3D può arricchire la conversazione e rendere l'esperienza più completa anche a livello emotivo. 

L'obiettivo è quello di rendere l'esperienza il più efficiente e gratificante possibile, utilizzando la conoscenza specifica che il modello ha già incorporato. Inoltre, è possibile aggiungere alla tecnologia anche una personalità per rendere l'esperienza ancora più coinvolgente. 

Tuttavia, le storie continuano ad avere un ruolo fondamentale nell'identità e nella relazione delle persone con i luoghi e le aziende. L'intelligenza artificiale diventa sempre più centrale e può cambiare completamente l'approccio al digitale e al business, ma è importante allenarla nella giusta direzione per cogliere le opportunità e risolvere i problemi.  

Nelle prossime puntate vedremo come l'intelligenza artificiale può trasformare il marketing e gli obiettivi del business. 

Se la puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento oppure scrivici a podcast@websolute.it. 

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May 10, 202337:42
S2 - E16 Il Salone del Mobile e il Digitale

S2 - E16 Il Salone del Mobile e il Digitale

Benvenuti a Digital Roadmaps for Ambitious Brands, il Podcast dedicato a imprenditori e manager che si chiedono come usare il marketing, l'e-commerce e il digitale in modo strategico per liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo.


Nella sedicesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, parlano dell’evento appena concluso del Salone del Mobile e delle innovazioni digitali adottate dalle aziende presenti.


Questa è la seconda edizione del salone post pandemia, e dopo due anni ci si chiede cosa sia rimasto e cosa sia cambiato all'interno delle aziende, dopo la chiusura forzata e le difficoltà del periodo passato.


Claudio, che ha partecipato alla fiera, ammette di non aver notato grandi cambiamenti sul fronte della permeabilità digitale. Nonostante gli investimenti incredibili in questa direzione, sembra che l'uso del digitale nell'evento sia stato ancora limitato. I partecipanti sembrano aver ritrovato la gioia del contatto fisico e delle relazioni interpersonali, senza aver fatto grandi innovazioni sul fronte digitale. Alcune aziende hanno fatto investimenti importanti che hanno impattato i loro budget marketing per mesi, ma apparentemente senza grandi risultati operativi.


Il racconto social media del Salone è migliorato molto in termini di qualità e quantità. Si è sviluppato uno storytelling sui social media degli stand, dei marchi e degli eventi del fuorisalone, che è stato molto utile per chi non ha potuto partecipare di persona. Tuttavia, non tutte le aziende hanno sfruttato al massimo questo potenziale, creando una mancanza di continuità nella narrazione e nella presenza digitale.


Il Salone del Mobile è il nostro palco scenico naturale, che può diventare un luogo in cui accadono e si creano contenuti specifici. La maggior parte delle aziende si limita a far passare i visitatori da uno stand all'altro senza chiedere alcunché, mentre solo una piccola percentuale fa una registrazione ad hoc, profilando un QR code all'ingresso e rispettando correttamente il GDPR. È fondamentale creare una storia e dare un senso alla presenza del marchio a questa esposizione.


Purtroppo, da quello che emerge da chi ha partecipato all’evento, come racconta Claudio, lui stesso non ha ricevuto alcune comunicazioni da parte delle aziende e durante i giorni del salone, ad eccezione di una comunicazione generica e non personalizzata.


L’attenzione al follow-up sembra sia limitata e che usino il digitale in modo tradizionale, senza sfruttarne il potenziale. È possibile che questo dipenda dalla mancanza di energia e di budget, ma anche da una carenza culturale nell'adozione di strumenti come CRM e profilazione dei contenuti.


Con il digitale, possiamo essere presenti, raccontare storie e sapere l’opinione degli addetti al settore che partecipano. L'ascolto dell'opinione è l'atto più grande di considerazione, in quanto dimostriamo di interessarci veramente dell’opinione sulla marca.


La mancanza di follow-up può essere vista come un'opportunità per migliorare e creare nuove strategie, osservando i trend del settore e lavorando per acquisire nuovi contatti e lead.


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Apr 27, 202335:26
S2 - E15 La sostenibilità fa vendere?

S2 - E15 La sostenibilità fa vendere?

Benvenuti a Digital Roadmaps for Ambitious Brands, il podcast dedicato a imprenditori e manager che si chiedono come usare il marketing, l'e-commerce e il digitale in modo strategico per liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo.


Nella quindicesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, hanno risposto alla domanda: la sostenibilità fa vendere?


La sostenibilità non è semplicemente un requisito d'accesso al mercato: è un aspetto fondamentale dell'essere un'azienda responsabile e consapevole del proprio impatto sociale, ambientale ed economico.


Se parliamo di sostenibilità come tema di comunicazione, è importante personalizzare il messaggio in base al touchpoint e al target di riferimento. Non ha senso comunicare allo stesso modo su tutti i canali e a tutti i potenziali clienti. Bisogna anche considerare che la sostenibilità non è un argomento che interessa tutti; Occorre quindi capire a chi rivolgersi e come comunicare in modo efficace per quel pubblico specifico.


La comunicazione deve essere mirata e personalizzata per raggiungere i segmenti di mercato giusti.


Esistono due modalità:

-Il funnel digitale classico prevede di costruire un percorso di accesso per una campagna pubblicitaria al fine di attirare i potenziali clienti verso un sito, una landing page o un contenuto sociale, cercando di mettere in evidenza gli argomenti giusti per tutti. È possibile tracciare le persone che reagiscono positivamente ad esso, ma è necessario affinare continuamente il proprio target e il proprio approccio per creare un funnel efficace.

-È possibile effettuare anche una ricerca a monte utilizzando le risorse dell'azienda come il database di mail marketing e il traffico del sito, è necessario utilizzare algoritmi di intelligenza artificiale di machine learning per analizzare i dati e trovare correlazioni non visibili a occhio nudo.


La sostenibilità è un valore importante che fa vendere se si utilizza il giusto strumento per raggiungere la persona giusta. La sostenibilità non è solo sostenibile per il pianeta ma anche per l'azienda se viene utilizzata come leva di marketing, anche per motivare gli investimenti futuri.


Quindi, la sostenibilità fa vendere? Assolutamente sì, se ho un metodo per dire la cosa giusta alla persona giusta.


Se la puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento oppure scrivici a podcast@websolute.it.

Apr 19, 202341:16
S2 - E14 TikTok: l'elefante nella stanza

S2 - E14 TikTok: l'elefante nella stanza

Benvenuti a Digital Roadmaps for Ambitious Brands, il podcast dedicato a imprenditori e manager che si chiedono come usare il marketing, l'e-commerce e il digitale in modo strategico per liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo. Nella quattordicesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, discutono della piattaforma di TikTok partendo da uno sguardo generale e dal confronto con le altre piattaforme social, fino ad arrivare al Project Texas americano. TikTok è una piattaforma che ha rivoluzionato il modo di comunicare e promuovere i contenuti, fornendo contributi interessanti e sofisticati in maniera customizzata per ogni utente. La piattaforma sa individuare cosa piace a ciascun utente e creare un palinsesto interessante per loro. Inoltre, TikTok è in grado di trattenere l'utente per molto tempo grazie al suo algoritmo e può essere considerato come il sostituto moderno della televisione. Tuttavia, TikTok non dovrebbe essere visto come un mostro tecnologico, ma piuttosto come uno strumento che offre contenuti di valore, contribuendo a creare trend letterari e culturali importanti, come il booktok che ha portato a vendite molto importanti di libri, grazie a recensioni fatte con #booktok. Per le aziende, TikTok rappresenta un'opportunità per la promozione dei propri prodotti e la distribuzione dei contenuti. Inoltre, è una fonte importante di informazioni su ciò che accade nel mondo. TikTok è un esempio di come i nuovi media possono influenzare la società in modo profondo e vario. Tuttavia, la piattaforma ha sollevato preoccupazioni riguardo alle questioni di copyright e alla condizionabilità dell'algoritmo da parte di un governo non democratico. Infatti, ByteDance, la proprietaria di TikTok, è una società cinese. Nella conversazione tra gli host si parla dell’intervento al Congresso americano del CEO di TikTok, in cui si sono affrontati vari temi riguardanti la piattaforma, compresa la questione dei dati in possesso della società e del governo cinese. Vengono individuati tre principali pericoli associati all'utilizzo dell'app TikTok, che raccoglie grandi quantità di dati sulle persone e utilizza algoritmi per influenzare il comportamento degli utenti. 1) L'accesso dei governi ai dati degli utenti 2) L'influenza dell'algoritmo sui contenuti e su ciò che le persone pensano 3) La possibilità di nascondere virus o malware all'interno dell'app che possono danneggiare gli utenti Per questo nasce il Project Texas, non ancora completato, del governo degli Stati Uniti avviato da Trump per portare i dati di TikTok sui server americani e proteggerli. Continua a seguirci perché nelle prossime puntate del nostro podcast, saranno approfonditi ulteriori aspetti riguardanti l'uso della piattaforma di TikTok. Se la puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento oppure scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!

Apr 12, 202334:49
S2 - E13 Il Brand Content video: YouTube e TikTok

S2 - E13 Il Brand Content video: YouTube e TikTok

Nella tredicesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, ospitano Carlo Rossetti, CEO di DNA Family Network del Gruppo Websolute e si parla di branded content su YouTube e Tik Tok. 

 

Il Branded Content è un tipo di contenuto che esprime componenti di valore per l'azienda e per il pubblico, ma che non necessariamente risponde a un bisogno specifico.  

 

La creazione di contenuti è diventata una forma di marketing molto efficace in cui il marchio non è più il protagonista dello spot, ma un attore secondario che regala al pubblico un contenuto di valore che lo diverte e lo interessa. La cultura, l'educazione e la formazione sono esempi di contenuti che possono essere utilizzati per raggiungere il pubblico e rimanere impressi nelle menti.  

 

L’obiettivo è soddisfare il bisogno di informazione dell'utente, creare divertimento o dare una soluzione a un problema. 

 

Oggi, esistono diverse piattaforme digitali come Facebook, Instagram, TikTok e YouTube, dove le aziende possono creare contenuti e comunicare con il loro pubblico in modo diverso dal tradizionale linguaggio pubblicitario. Ogni piattaforma ha un proprio linguaggio e le modalità di comunicazione devono adattarsi a questo, in base alle preferenze del target di riferimento. La comunicazione deve quindi essere pensata in modo diverso rispetto ai classici spot pubblicitari, utilizzando un linguaggio che si adatti al pubblico di riferimento e che sappia coinvolgere gli utenti attraverso interazioni e commenti sui video. 

 

Molte aziende vogliono pubblicare i loro video su YouTube, ma spesso non ottengono il successo sperato, ovvero milioni di visualizzazioni, poiché scelgono di non spendere in pubblicità.  

 

Il segreto sta nel creare contenuti che siano utili, educativi e che raggiungano il pubblico attraverso il giusto linguaggio e con la giusta strategia di marketing.  

 

L'obiettivo è quindi regalare un messaggio di valore all'utente, senza limitarsi a mostrare il prodotto in modo convenzionale, cercando bensì di offrire un contenuto che sia utile e interessante. 

 

Ad esempio, regalare contenuti può portare ad un commercio parallelo di streaming e vendite online, generando comunque guadagni per l'azienda. La creazione di un piano editoriale e la ricerca di domande del pubblico alle quali rispondere sono necessari per creare contenuti efficaci e di successo.  

 

Ad esempio una campagna di lead acquisition mira a creare una relazione di garanzia tra l'azienda e il target, dove l'azienda diventa il garante delle esigenze e dei desideri del target, proteggendo sia il cliente che il brand.  

L'obiettivo è duplice, incrementare le lead e ottenere informazioni dettagliate sui potenziali clienti che potranno essere utilizzate per offrire loro soluzioni personalizzate in futuro.  

 

Inoltre, il contenuto creato non morirà mai e continuerà a produrre valore nel tempo aumentando il valore del progetto nel lungo termine.  

 

Negli ultimi tempi sempre più aziende hanno iniziato a comprendere le potenzialità dei contenuti video e di piattaforme come YouTube ma soprattutto TikTok su cui si sono riunite piccole e grandi Community con interessi precisi e tantissima autorialità. 

 

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Apr 05, 202345:39
S2 - E12 Liquid Learning, con Giulio Guidi

S2 - E12 Liquid Learning, con Giulio Guidi

Nella dodicesima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, con Giulio Guidi, CEO di W.Academy affrontano il tema della didattica liquida.

Il tema della cultura digitale è sempre più centrale nelle aziende, in quanto la velocità di evoluzione del mondo digitale richiede un costante adeguamento delle competenze dei dipendenti. in quanto molte persone, pur essendo esperte nel loro campo, faticano a contribuire ai progetti digitali.

Questo è dovuto ad un problema di compressione della cultura delle tecnologie digitali e la loro applicazione pratica all'interno delle aziende, impedendo alle persone di dare il loro contributo ai progetti digitali e al loro successo. Questo gap tra la formazione, l'università e il mondo reale e digitale, si allarga costantemente a causa della velocità con cui il mondo digitale evolve, e rappresenta una grande sfida per le aziende.

Per colmare questo gap, sono state lanciate le Corporate Academy o le scuole dei mestieri, che hanno una duplice finalità:

1) Colmare il gap aziendale lavorando assieme alle risorse umane.
2) Diventare un elemento di attrazione di talenti.

Inoltre, la formazione sulle competenze digitali e trasversali, come la comunicazione interpersonale e la leadership, rappresenta un tassello importante nella modalità didattica della liquidità, offrendo la possibilità di valorizzare ogni singolo momento per acquisire competenze.

L'obiettivo di qualsiasi formazione è di fornire competenze utili e richieste dal mercato del lavoro. Queste competenze possono essere di diverso tipo, come ad esempio competenze digitali, competenze relazionali, soft skills, conoscenze tecniche, ecc.

Di fondamentale importanza e l’utilizzo di diverse modalità di apprendimento, come il gioco e il metaverso, per rendere la formazione più efficace e coinvolgente.

Ci sono molte modalità di formazione, come la formazione esperienziale, la formazione in metaverso, on-demand, il mentoring e il One-to-One, che consentono di acquisire competenze in maniera più coinvolgente e personalizzata.

Le imprese e i privati hanno oggi a disposizione molte fonti di finanziamento per la formazione, sia a livello istituzionale che privato, il che rende più facile per le aziende e le startup investire nella formazione dei propri dipendenti e acquisire nuove competenze per rimanere competitivi nel mercato.

Tuttavia, è importante che le istituzioni prendano consapevolezza dell'importanza dell'investimento nella formazione.

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Mar 29, 202336:11
S2 - E11 Storytelling, come e perchè

S2 - E11 Storytelling, come e perchè

Nell’undicesimo episodio della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, si parla di come creare lo storytelling adatto al tuo brand e al tuo target.

Lo storytelling è uno degli elementi fondamentali nella creazione di un progetto digitale, poiché aiuta a definire l'identità del brand e ad attirare l'attenzione dei consumatori attraverso la narrazione di una storia coinvolgente.

Con l'avvento dell'era digitale, il numero di touchpoint digitali disponibili è aumentato esponenzialmente, e questo ha reso ancora più difficile raggiungere e coinvolgere gli utenti in modo efficace.

In questo contesto, lo storytelling può diventare una strategia cruciale e vincente per la marca, purché si riesca a mantenere coerenza e autenticità nella narrazione, evitando di perdere l'identità del brand.

La grande quantità di mezzi diversi richiede di utilizzare diverse modalità per esprimere il valore di un prodotto, di brand e di marca, in contesti e situazioni diverse, con linguaggi diversi, risolvendo i problemi delle persone e comunicando in modo empatico con loro. Si dovrebbe seguire la filosofia del "million selling proposition", piuttosto che della “unique selling proposition”, adattandosi a ogni contesto con attenzione, perché si potrebbe rischiare di perdere l'identità del brand, che deve invece essere preservata nel tempo per essere efficace.

Il nostro approccio all’utilizzo dello storytelling è improntato a porre l'enfasi sull'importanza di mettere le persone al centro del processo creativo, anziché concentrarsi solo sull'identità dell'azienda. Questo metodo vede lo storytelling come uno strumento per migliorare l'impatto dei prodotti e servizi sul mercato e ci permette di coinvolgere il pubblico e creare un legame emotivo tra il cliente e il brand.

L’utilizzo dell'archetipo del viaggio dell'eroe come struttura per la narrazione, può fornire un'ancora visiva e facile da seguire per il pubblico: il protagonista ha un problema, incontra una guida che gli offre un piano per risolvere il problema e lo chiama all'azione.

Qui vediamo i due possibili esiti: cosa succede se vince la sua sfida e cosa succede se invece non ci riesce.

È importante tenere in considerazione l'esito positivo o negativo del viaggio del protagonista, per creare una narrazione coinvolgente e significativa per il cliente, poiché ciò può influire sulla sua percezione nei confronti del prodotto o del servizio.

Si deve seguire un approccio basato su un lavoro strutturato e mirato, che aiuti a mantenere l'attenzione sui punti importanti e a guidare i clienti verso il successo.

E’ necessario porre le domande giuste per identificare il protagonista, i suoi problemi e i risultati desiderati, in modo tale da creare valore e impatto per l'azienda. Il processo consiste nel raccogliere gli attori e le storie giuste, sintetizzarle in una o più narrazioni.

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Mar 22, 202336:39
S2 - E10 Quale CMS scegliere per il mio progetto?

S2 - E10 Quale CMS scegliere per il mio progetto?

Nella decima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, trattano di come scegliere il CMS più adatto.

Nell’episodio gli host parlano dell'importanza dei sistemi CMS (Content Management System) nella pubblicazione online di contenuti, della connessione tra il contenuto di un progetto e la sua esecuzione e fruizione.

La scelta di un CMS dipende dalle esigenze specifiche del progetto, dalla complessità dell'azienda, dal catalogo prodotti e dalle lingue.

E’ opportuno distinguere tra due obiettivi:

  1. Permettere a chi non sa maneggiare la tecnologia di realizzare un sito
  2. Gestire contenuti complessi in modo efficiente

Nel dialogo a tre tra l'azienda, l'agenzia o chi realizza il sito e il mercato, lo strumento (il CMS) diventa essenziale per creare il legame tra design, comunicazione e sviluppo tecnologico, fornendo un oggetto digitale fruibile dal mercato.

L'importanza di scegliere il giusto CMS è per evitare di utilizzare uno strumento con limiti, soprattutto in caso di progetti più complessi, come ad esempio un'azienda con un catalogo prodotti in più paesi e lingue. C’è molta confusione sulla scelta del CMS e per i progetti complessi, è necessario fare una scelta mirata e ben ponderata.

In base alla complessità del progetto e dalle esigenze di personalizzazione, manutenzione e sicurezza la scelta può essere tra open source e closed source. Entrambe hanno pro e contro.

Per i progetti semplici, l'open source può rappresentare una scelta vantaggiosa, in quanto garantisce una maggiore flessibilità e possibilità di personalizzazione. Tuttavia, per progetti più complessi, la scelta diventa meno significativa rispetto all'importanza dell'implementazione e della gestione del progetto stesso.

Inoltre, l'uso di plugin e estensioni può aumentare la vulnerabilità del sito dal punto di vista della sicurezza e della manutenzione, e pertanto è importante scegliere con cura le estensioni da utilizzare.

In conclusione la scelta tra open source e closed source può essere influenzata anche dal contesto in cui il sito verrà utilizzato.

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Mar 15, 202345:53
S2 - E9 Il tasso di conversione inverso

S2 - E9 Il tasso di conversione inverso

Nella nona puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, parleranno del tasso di conversione inverso.

Il tasso di conversione è un indicatore molto importante per misurare il successo di una campagna di marketing, ma non è l'unico da considerare.

Il tasso di conversione rappresenta la percentuale di utenti che compie l'azione desiderata, come ad esempio quella di acquistare un prodotto in un e-commerce. Ma ci sono molti altri utenti che arrivano al sito, interagiscono con i contenuti, mettono i prodotti nel carrello o cercano informazioni sul prodotto e poi abbandonano il sito senza completare l'acquisto.

Per questo motivo, è importante considerare anche il tasso di conversione inverso.

Il tasso di conversione inverso rappresenta la percentuale di tutti gli utenti che non hanno completato l'azione desiderata e valuta come interagiscono con il sito.

Questi utenti rappresentano un'audience molto importante, che potrebbe essere interessata ai prodotti o servizi dell'azienda ma che non ha ancora deciso di effettuare l'acquisto. Per coinvolgere questi utenti, l'azienda può utilizzare diverse strategie di marketing come ad esempio l'invio di email di follow-up con offerte personalizzate, l'utilizzo di retargeting pubblicitario per mostrare annunci personalizzati ai visitatori del sito o l'offerta di sconti e promozioni. In questo modo, si cerca di creare una relazione con l'utente e di spingerlo a compiere l'azione desiderata.

Inoltre, è importante considerare che il successo di una campagna di marketing non deve essere valutato solo in base al tasso di conversione.

Altri fattori come il costo per acquisizione di un cliente, il valore a vita del cliente e il ritorno sull'investimento sono altri importanti fattori da tenere in considerazione per valutare l'efficacia di una campagna e per capire come allocare correttamente il budget di marketing.

La strategia di creazione database è una strategia importante per il successo di un'azienda, poiché consente di acquisire informazioni sui propri clienti e potenziali clienti per mantenersi in contatto con loro e migliorare le attività di marketing. Tuttavia, è consigliabile utilizzare principi di persuasione per portare il cliente a lasciare i propri dati offrendo un vantaggio gratuito che potrebbe tornare utile in futuro, anche se il cliente non è ancora pronto per l'acquisto.

Si deve considerare che il valore del cliente non è solo limitato all'acquisto immediato, ma anche al lifetime value e alla possibilità di continuare a vendergli in futuro.

È inoltre importante diversificare le attività di marketing e valutare i KPI (Key Performance Indicators) per ogni attività in modo da determinare quale strategia funziona meglio e quanto contribuisce ciascuna attività al ROAS (Return on Advertising Spend).

Per evitare la frammentazione e ottimizzare i costi di advertising, si può adottare una strategia di ecosistema, in cui ogni euro speso lavora su più attività contemporaneamente. Quindi invece di concentrarsi su una sola attività, come la vendita, è necessario valutare l'intero ciclo di vita del cliente e agire su più fasi contemporaneamente.

La pianificazione di un modello di attribuzione dell'investimento può aiutare a determinare le percentuali da utilizzare per ogni attività di marketing. In questo modo, si può massimizzare l'efficacia di ogni euro speso e minimizzare i costi di advertising.

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Mar 08, 202339:19
S2 - E8 L'Intelligenza Artificiale al servizio del marketing

S2 - E8 L'Intelligenza Artificiale al servizio del marketing

Nell’ottavo episodio della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, insieme all’ospite Giulio Rosati, CEO e co-founder di WMind esperto di Data Science parlano dell’applicazione dell’intelligenza artificiale al marketing.

L’Attuale e rinnovato interesse per l'intelligenza artificiale e di come questa tecnologia possa essere utile alle aziende nel loro business quotidiano, per portare ad una maggiore efficienza nel marketing, permettendo alle aziende di spendere in modo più intelligente, acquisire nuovi clienti e mantenere quelli esistenti. Un esempio concreto di utilizzo dell'intelligenza artificiale è la creazione di modelli per analizzare il comportamento dei clienti e prevedere eventuali abbandoni, in modo da intervenire preventivamente per mantenere il cliente. L'obiettivo è quello di ottenere una maggiore efficienza del marketing, ridurre i costi e aumentare il valore per il cliente.

In sintesi, l'importanza dei dati per le aziende italiane consiste nell'utilizzarli per creare un modello di intelligenza artificiale in grado di valorizzarli e individuare le opportunità di business che altrimenti potrebbero passare inosservate. Molte aziende italiane hanno processi di CRM poco strutturati e con poca rilevazione del dato, spesso lasciando la raccolta dei dati ai singoli dipendenti.

Un tesoro spesso inutilizzato è rappresentato dai dati generati da siti web, email marketing e advertising digitale. Gli e-commerce per esempio generano una gran quantità di dati che spesso non vengono sfruttati, ma che possono rappresentare un’ottima fonte di informazioni in termini di opportunità di up-selling e cross-selling.

Sfruttare i dati disponibili per creare un modello di intelligenza artificiale può portare ad una maggiore efficienza aziendale e alla generazione di marginalità addizionali senza ulteriori spese in marketing.

I modelli di AI quindi possono essere applicati per migliorare l'efficienza e l'efficacia della lead generation. Attraverso l'analisi dei dati dei potenziali clienti e la costruzione di modelli di propensità, è possibile prevedere la probabilità di conversione di una lead in un cliente effettivo. Ciò consente alle aziende di concentrare le proprie risorse sui potenziali clienti che hanno maggiori probabilità di diventare effettivi acquirenti, aumentando così la possibilità di ottenere un ROI positivo dal budget di marketing investito. Inoltre, i modelli di propensity possono essere utilizzati per identificare eventuali fattori che influenzano la conversione dei potenziali clienti e per ottimizzare le campagne pubblicitarie e le strategie di marketing di conseguenza.

I dati possono essere utilizzati per creare modelli predittivi e per sviluppare pattern di comportamento dei clienti, creando così archetipi di persona basati dati concreti non solo su percezioni soggettive. Inoltre, la segmentazione dei clienti aiuti a definire le diverse tipologie di clientela e a creare campagne di marketing personalizzate.

L'utilizzo delle tecniche di analisi avanzata dei dati e dell'intelligenza artificiale per comprendere meglio i comportamenti e le esigenze dei clienti può portare numerosi vantaggi alle aziende, come la creazione di modelli mentali e pattern di persona di interesse che diventano il punto di partenza per ogni attività, l'incremento della user centricity e la semplificazione del lavoro con le agenzie di marketing. Inoltre, la raccolta e l'analisi dei dati sono una tendenza industriale in rapida espansione e l'inizio di una rivoluzione dei dati in azienda può portare a grandi opportunità. Non è troppo tardi per iniziare ad adottare queste tecniche e sfruttare al meglio la grande ricchezza e opportunità che possono offrire.

Mar 01, 202347:15
S2 - E7 Comprehension Rate Optimization

S2 - E7 Comprehension Rate Optimization

Nella settima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, trattano dell’ottimizzazione della comprensione.

Che cos’è la Comprehension Rate Optimization?

La CRO - Comprehension Rate Optimization è un’attività che mira ad aumentare le performance di progetti già attivi, concentrandosi sulla ricerca di punti di miglioramento tramite indagini qualitative e quantitative.

Si tratta di un'ottimizzazione tecnica che agisce localmente su una fase del ciclo di vita del progetto, restituendo un piano d'azione che permette di migliorare il funzionamento di un sito web, un'applicazione o un oggetto digitale.

Tuttavia, la CRO ha dei limiti, soprattutto nel caso in cui la performance non sia immediatamente misurabile e la percezione del contenuto sia un elemento fondamentale. In questi casi, l'esperienza stessa diventa parte del processo e la CRO mostra i suoi limiti in quanto non riesce a tenere in considerazione l'esperienza complessiva dell'utente e la percezione del contenuto, che sono altrettanto importanti del raggiungimento di un task specifico.

Migliorare un progetto nuovo è sempre possibile perché l'esperienza degli utenti è un fattore dinamico e in costante evoluzione. Nonostante i migliori sforzi di progettazione e di testing, ci saranno sempre degli elementi che gli utenti potrebbero trovare confusi o poco intuitivi. Inoltre, il loro feedback può fornire preziose informazioni su come migliorare il progetto per soddisfare meglio le loro esigenze.

Se è vero che per un negozio fisico il design e la presentazione iniziale possono attirare i clienti è il loro feedback e la loro esperienza che determina se torneranno o meno. Allo stesso modo il design e l'esperienza dell'utente digitale sono altrettanto importanti per determinare il successo a lungo termine di un sito web o di un'applicazione.

La misurazione della performance è importante, ma non è sufficiente per valutare l'impatto effettivo del progetto sull'utente. È necessario anche misurare la soddisfazione dell'utente, la comprensione e l'efficacia dell'interfaccia, e se il progetto sta soddisfacendo in modo efficace le esigenze di chi naviga il sito. Queste domande sono fondamentali per capire come migliorare continuamente il progetto e fornire un user experience di alta qualità.

L'importanza dell'ottimizzazione della comprensione di un sito web o di un oggetto comunicativo, non è solo per migliorare la conversione, ma anche per comprendere meglio come una marca o un prodotto è percepito dal pubblico.

Ci sono diversi strumenti e metodologie che possono essere utilizzati per rilevare le informazioni necessarie per capire come un oggetto comunicativo viene percepito, ad esempio, la ricerca di mercato con metodologie tradizionali.

La sfida del marketing è quella di rappresentare una marca come si vuole che venga percepita dal pubblico.

La percezione della marca online può essere influenzata da molti fattori, tra cui la semplicità, la facilità e la velocità dell'esperienza utente. La user experience (UX) è quindi un fattore cruciale per sostenere la promessa di marketing e creare fedeltà del cliente.

L'avere feedback sui nostri prodotti e sulle nostre campagne di comunicazione digitale è molto importante e chiederlo direttamente ai nostri utenti può essere un modo molto efficace per farlo.

E per te ci sono altri aspetti da tenere in considerazione? Se sì, scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!

Feb 22, 202339:53
S2 - E6 Costruire brand loyalty: Il Club

S2 - E6 Costruire brand loyalty: Il Club

Nel sesto episodio della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, parleranno del concetto di Club e delle sue potenzialità.

Nel marketing, per “club” si intende la creazione di un database profilato di consumatori o stakeholder di un'azienda, con l'obiettivo di ingaggiare gli interlocutori e creare fidelizzazione.

Tuttavia, si ritiene che una visione strategica potrebbe portare grandi vantaggi e maggiore coerenza a tutte le attività di marketing.

Il concetto di "club" va oltre la loyalty post-vendita e richiede un prodotto con acquisto ricorrente per funzionare completamente. Inoltre, l'acquisizione di dati deve essere basata su una motivazione forte da parte del cliente per massimizzare il valore delle singole attività di ingaggio.

Tutte le richieste da parte dei potenziali clienti diventano i servizi offerti da un club o una community, con molte porte d'ingresso (newsletter, richiesta consulenza o informazioni, ecc.…) e molte motivazioni diverse per entrare a farne parte. Ogni servizio offre la possibilità di acquisire informazioni sul cliente e aggiungere tali informazioni al suo profilo, per conoscerlo e andare incontro alle sue necessità.

Il club può essere distribuito e diffuso in vari luoghi dove i servizi vengono fruiti digitalmente, come ad esempio attraverso un sito web, una newsletter, un live webinar o un podcast. Un'area riservata sul sito potrebbe contenere informazioni sul profilo dell'utente, le autorizzazioni, i servizi a cui si è iscritti, i documenti ricevuti e i preventivi. Inoltre, potrebbe esserci anche un concetto di fidelity card che premia la fedeltà dei clienti e promuove altri servizi offerti dal club.

Abbiamo già aiutato tante aziende clienti a creare un club. In un recente progetto il cui obiettivo era quello di mantenere l'interesse e il legame con il prodotto e di creare un ambiente che offrisse sia contenuti che coinvolgimento abbiamo messo in campo una strategia che ha previsto la realizzazione di un mix di contenuti, interazioni e la creazione di un senso di comunità, dove le persone potevano porre domande e ricevere risposte da un esperto.

L'attenzione si è concentrata sulla costruzione di un rapporto con il marchio, sull'ascolto e sul coinvolgimento dei clienti, sulla creazione di un senso di appartenenza tra i membri.

Questo approccio può creare un servizio gratificante e centrale che offre valore a tutti i soggetti coinvolti.

Quali sono gli indicatori di performance di un club e come si valuta se funziona bene?

Gli indicatori di performance di un club dipendono molto dall'industria e dai servizi che essa offre. Tuttavia, ci sono due indicatori fondamentali da monitorare: la soddisfazione dei membri e i tassi di conversione dei servizi offerti.

La soddisfazione dei membri può essere misurata attraverso strumenti automatizzati o tramite richieste di feedback.

I tassi di conversione invece, sono numerici e si esprimono attraverso valori:

  • Quanti membri prenotano un appuntamento
  • Quanti si iscrivono al club
  • Quanti fruiscono di più di un servizio

In generale, il club funziona bene quando è in grado di soddisfare le esigenze dei membri e di offrire loro più servizi di valore aggiunto.

L'efficacia del prodotto e del servizio è essenziale e richiede un ascolto attivo per elaborare il feedback e le risposte. È sorprendente quanti utenti rispondano ai sondaggi, il che indica che le persone vogliono essere prese in considerazione e che apprezzano sapere che la loro opinione conta.

Domandare e chiedere è una chiave interessante per ottenere informazioni utili per il marketing.


Ascolta l'episodio, lasciaci una recensione. Ti aspettiamo!


Feb 15, 202346:17
S2 - E5 Cookiegeddon, con Angela Venturin

S2 - E5 Cookiegeddon, con Angela Venturin

Nel quinto episodio della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, ospitano Angela Venturin, responsabile del team advertising di Moca Interactive, società del Gruppo Websolute specializzata in performance e advertising.

Nell’ interessante conversazione tra gli host e l’ospite si parla di "Cookiegeddon", un evento nel mondo digitale legato all'utilizzo dei cookie e ai cambiamenti che sono avvenuti in questo periodo.

L’Unione Europea ha iniziato ad occuparsi della regolamentazione dei cookie utilizzati nelle pubblicità online dopo alcuni scandali avvenuti qualche anno fa che hanno fatto ricadere l’attenzione sulla questione della gestione dei dati personali degli utenti che navigano internet.

In passato, i cookie di terze parti erano utilizzati per profilare gli utenti in forma anonima, ma ora è diventato obbligatorio per tutti i siti registrare il consenso degli utenti per gestire i cookie.

L'adozione di regole sui cookie ha causato un calo di tracciamento degli utenti, stimato tra il 30% e il 35%. Questo influisce negativamente sulla capacità delle piattaforme pubblicitarie di ottimizzare l'erogazione degli annunci in base ai dati raccolti. Al tempo stesso, gli utenti sono sempre più consapevoli dei dati che rilasciano e stanno diventando più selettivi nell'accettare o rifiutare i cookie.

Il fatto che una marca abbia un'alta brand awareness può influire sul tasso di accettazione dei cookie. La fiducia del consumatore nel brand ha un impatto significativo sulla decisione dell'utente di accettare o rifiutare il tracciamento dei dati.

Per una campagna di successo è importante combinare le audience di terze parti (come Google e Meta) con le audience di prima parte, come l'elenco degli iscritti alla Newsletter o dei clienti. Quest'ultimo è un dato più preciso, ma con una portata minore rispetto alle audience di terze parti.

Purtroppo l'uso dei cookie di terze parti per la profilazione dell'utente, anche se utile, presenta alcune incertezze a causa delle divergenti normative sulla privacy nei vari paesi.

I dati sono considerati il “nuovo oro” e vengono raccolti da molte piattaforme di advertising e profilazione. Tuttavia, la mancanza di cookie può causare una riduzione dei dati tracciati e un calo delle prestazioni delle piattaforme come Google che attira la maggior parte degli investimenti pubblicitari online e perché ha lavorato su un algoritmo di machine learning che utilizza i cookie come carburante, rendendoli il fulcro per queste piattaforme.

Il tema dei cookie e del banner di accettazione è diventato sempre più importante dal punto di vista normativo, e la scelta dell'utente di accettare o rifiutare i cookie dovrebbe essere fatta consapevolmente e basata sulla fiducia nell'azienda.

Tuttavia, in molti casi, la presentazione del banner è ambigua o manipolativa, rendendo difficile per l'utente prendere una decisione informata.

È importante che le aziende utilizzino il copy del banner per comunicare in modo trasparente e per costruire fiducia con l'utente. C'è ancora margine di manovra per migliorare questi ponti di interazione, ma bisogna fare attenzione a non sottovalutare l'importanza del tono di voce utilizzato, affinché sia coerente con il resto del sito.

Se hai ritenuto questo contenuto utile, lasciaci un commento o scrivici a podcast@websolute.it.

Ti aspettiamo!

Feb 08, 202337:41
S2 - E4 Design for LOVE

S2 - E4 Design for LOVE

Nella quarta puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, approcciano la vision con cui si affronta un percorso strategico.


Infatti, in questo episodio analizziamo gli step necessari a preparare un percorso strategico di successo.

Ogni percorso strategico inizia con la comprensione del proprio scopo o obiettivo e con l'identificazione della direzione che si vuole prendere.

Per facilitare questo processo abbiamo messo a punto un Canvas dal nome "Design for Love" che si basa su quattro punti strategici più uno.

La "L" in "LOVE" rappresenta il "Level up", cioè la crescita e l'evoluzione dell'organizzazione o del progetto.

L’obiettivo di questa fase è far evolvere l'organizzazione o il progetto al livello successivo, identificando il proprio livello attuale e ciò che può portare a un salto di qualità, ovvero al next level.

La “O” sta per “Obstacle overcoming”. Comprendere i vincoli e gli ostacoli esistenti è un passo fondamentale per poter progettare una soluzione creativa e utile.

Il terzo punto è la “V” di “Value creation”: il design deve essere  incentrato sul creare valore per dare senso al progetto e per avere successo.

Infine la lettera “E” sta per “Efficiency required” perché il budget e il tempo sono parte del processo. Sapere con che tipo di budget affronto un progetto è un elemento fondamentale per il design strategico.

I canvas come “Design for LOVE” sono uno strumento di semplificazione e schematizzazione del pensiero per facilitare la progettazione, e aiutano a porsi le domande giuste.


E tu cosa ne pensi? Se hai domande oppure vuoi condividere riflessioni commenta l’articolo oppure scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo! E, soprattutto, lasciaci una recensione!

Feb 01, 202343:38
S2 - E3 Cosa sta succedendo a Meta e Google?

S2 - E3 Cosa sta succedendo a Meta e Google?

Nella terza puntata della seconda stagione del podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brand", Claudio Tonti e Nicola Bonora, rispettivamente Head of Strategy, Products, R&D e Digital e UX Strategy di Websolute, analizzano la situazione attuale di Meta e Google nel mondo dell'advertising. Nonostante entrambi i colossi abbiano registrato un calo negli investimenti, il settore dell'advertising digitale non è in crisi.

Cosa sta succedendo a Meta e Google nel mondo dell’advertising? Nella puntata si discute dell'importanza dei dati di profilazione per l'advertising su piattaforme come Meta e Google. Viene sottolineato come questi dati possono essere utilizzati per creare un valore aziendale, ma che c'è una mancanza nella capacità di profilazione di Meta. Tra le ipotesi si propone una soluzione per risolvere questo problema ovvero utilizzando i propri dati generati dai sistemi di marketing automation o di email marketing, integrandoli nei motori di campagna di Advertising di Meta e Google. In questo modo, si tornerebbe ad essere precisi nell'advertising superando l’ostacolo della mancanza di dati.

Nella puntata si parla anche dell'algoritmo di TikTok e di come questo è in grado di rendere l'esperienza dell'utente più gratificante rispetto ad altre piattaforme come ad esempio Instagram. L'algoritmo di TikTok è basato sull'interesse dell'utente, mentre quello di Instagram è basato sulle azioni degli amici dell'utente. Ciò significa che l'algoritmo di TikTok impara continuamente cosa piace all'utente e migliora la sua capacità di mostrare contenuti rilevanti per l'utente.

In conclusione, viene riconosciuta l'importanza del CRM, i dati di prima parte e TikTok sono due ingredienti fondamentali per una strategia digitale efficace nel 2023.

E tu cosa ne pensi? Se hai domande oppure vuoi condividere riflessioni commenta l’articolo oppure scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo! E, soprattutto, lasciaci una recensione!

Jan 25, 202351:19
S2 - E2 Chat GPT: Come la tua azienda può utilizzarla per trarne vantaggio?

S2 - E2 Chat GPT: Come la tua azienda può utilizzarla per trarne vantaggio?

Chat GPT è un servizio di chat basato su un algoritmo di Intelligenza  artificiale. 

E' l'acronimo di Generative Pre-trained Transformer,  ovvero la capacità di generare una trasformazione partendo da un  contenuto che possiede.  

Si tratta di una chat a cui si può chiedere letteralmente qualsiasi cosa  e in qualsiasi lingua.  

Può essere utilizzata in qualsiasi campo e senza limiti. 

Possiamo immaginarlo come un super esperto con cui possiamo dialogare e da cui  riceveremo non solo risposte, ma anche pareri sui più diversi temi.  

Quello che più sorprende è la pertinenza delle risposte.  E' stato fatto un grande lavoro di contenimento etico sul suo perimetro  di azione.  

Come un'azienda può utilizzarla per trarne vantaggio?  

Ci sono già molti modi, ascolta la puntata integrale del nostro Podcast  per scoprire quali sono.  

Se  con questa puntata abbiamo stimolato la tua curiosità, scrivici a  podcast@websolute.it o faccelo sapere nei commenti.

Ti aspettiamo!

Jan 18, 202346:14
S2 - E1 Gli elementi di una Digital Strategy di valore

S2 - E1 Gli elementi di una Digital Strategy di valore

Benvenuti alla seconda stagione di Digital Roadmaps for Ambitious  Brands, il podcast dedicato agli imprenditori e manager che vogliono  sfruttare il marketing, l'ecommerce e il digitale in modo strategico per  far crescere il loro brand nel mondo.   

Nella prima puntata gli host Claudio Tonti e Nicola Bonora  rispettivamente Head of Strategy, Products, R&D e Digital e UX  Strategy di Websolute affrontano un tema fondamentale: come individuare  la strategia digitale e quali sono i punti chiave di cui tenere conto.   

La strategia digitale comprende l'ascolto, la ricerca e la creazione di  una base di conoscenza.  La strategia digitale deve partire appunto dall'ascolto, ovvero la  volontà di acquisire la conoscenza del cliente attraverso una fase di  scoperta, nota come "discovery". La scoperta è importante perché ci  permette di entrare in un territorio sconosciuto, come quello di  un'organizzazione, e di strutturarlo in modo da trarne vantaggio.   

Una volta individuate le cinque domande chiave per il contesto  specifico, è importante raccogliere le informazioni necessarie  attraverso una serie di attività di ascolto attivo, come interviste,  focus group e analisi dei dati.   

Con queste informazioni in mano, si può procedere alla definizione degli  obiettivi, dei target di riferimento e delle azioni da intraprendere  per raggiungere gli obiettivi stabiliti.  

In questo modo, sarà possibile creare una vera e propria "architettura"  della strategia digitale, che ci guiderà nella scelta delle azioni da  intraprendere e ci permetterà di raggiungere i nostri obiettivi in modo  efficace.

Jan 11, 202343:07
S1 - E22 Digital 2023, organizziamoci! con Nicola Bonora

S1 - E22 Digital 2023, organizziamoci! con Nicola Bonora

Ventiduesimo e ultimo episodio della prima stagione del nostro podcast. Ospite dell' host Giovanni Ciampaglia è Nicola Bonora Digital e UX Strategist di Websolute.
Con lui abbiamo cercato di affrontare un tema molto caldo e molto sentito da tutte le aziende in questo periodo dell'anno. Quali sono gli investimenti giusti che dobbiamo fare nel digitale? Come posso organizzare la mia azienda con focus sul digitale? 

In questo conversazione emergono due interessanti punti di vista. Da un lato quello di chi ha sempre lavorato dalla parte dell'azienda, dall'altro quello di chi è sempre stato dal lato dell'agenzia. Proviamo a mettere insieme i punti di vista per dare qualche spunto a chi deve decidere su cosa puntare per il 2023. 

Negli ultimi due anni si è percepita la crescita dell'attenzione che le aziende rivolgono al digitale anche se, molto spesso erroneamente, la tendenza è stata quella di cercare di replicare l'esperienza dei canali tradizionali in quelli digitali.

Oggi sappiamo che replicare non è sufficiente. E' necessaria una strategia integrata.

Per studiare cosa fare e perché farlo è importante che chi in azienda si occupa di digitale abbia lo spazio di esplorare e di provare nuove strade.

Questo è un piccolo assaggio di quello di cui abbiamo parlato.

Unisciti a noi e ascolta la puntata integrale.

Facci sapere se la puntata ti è piaciuta e se hai riflessioni che vuoi condividere con noi commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!


Nov 23, 202252:03
S1 - E21 Futuro, antropologia, consumatori e Business: con Simone Cagnazzo

S1 - E21 Futuro, antropologia, consumatori e Business: con Simone Cagnazzo

Ventunesimo appuntamento per il nostro podcast. Ospite degli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia è Simone Cagnazzo Art Director e Designer a Cagnazzo Design Studio. Insieme abbiamo parlato di design e art direction, del potere dell’identità di brand e comunicazione, e delle opportunità che possiamo cogliere nell’innovazione e nel digitale.
L’obiettivo del nostro interessantissimo dialogo è quello di provare a dare il nostro punto di vista sul ruolo che ricopre il design nel panorama economico delle aziende italiane.

Che cos’è la creatività?

La creatività non è fantasia bensì metodo. È qualcosa che si costruisce e che può essere sfruttata al massimo solo se si è capaci di veicolare e guidare.

Perché serve un Art Director in azienda?

L’art Director è la guida che indica la strada o propone le idee giuste per far crescere l’azienda o per farle raggiungere gli obiettivi prefissati. Il ruolo fondamentale è quello di far sì che tutto ciò che esce dall’azienda a livello di prodotto e di comunicazione sia coerente con il brand, con la storia e che sia capace di creare valore.

Come le aziende di eccellenza posso fare la differenza?

Il digitale oggi da a tutte le aziende un vantaggio straordinario, quello di analizzare e di capire cosa piace del nostro prodotto al consumatore e perché gli piace. Una corretta lettura di questi dati può delineare il futuro dell’azienda.



Nov 16, 202201:05:21
S1 - E20 Web 3.0, Metaverso & Business: con Vincenzo Cosenza

S1 - E20 Web 3.0, Metaverso & Business: con Vincenzo Cosenza

Ospite del ventesimo episodio del nostro Podcast è Vincenzo Cosenza consulente di marketing e innovazione e Fondatore di Osservatorio Metaverso.

Esploriamo con lui come il business sarà influenzato dal Web 3.0 e il Metaverso.

Che cosa sta cambiando?

Oggi, ogni azienda orientata alla crescita dovrebbe dotarsi di un gruppo di persone che si dedichi ad esplorare e capire che cosa succede nell'industria e nelle nuove tecnologie.

Nov 09, 202201:02:18
S1 - E19 Marketing e Digital in tempi difficili: con Nicola Cardinali

S1 - E19 Marketing e Digital in tempi difficili: con Nicola Cardinali

Diciannovesimo appuntamento per il nostro podcast. Ospite degli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia è Nicola Cardinali, giovane e appassionato Digital Strategist di Websolute. 

Con lui abbiamo cercato di affrontare un tema molto caldo e molto caro ad aziende e agenzie: l’impatto dell’attuale situazione sulle scelte di business.


La situazione attuale: una crisi, ma di che tipo?

Ci troviamo nel mezzo di una crisi molto particolare. Non è una crisi di domanda, bensì una crisi che coinvolge le aziende a livello produttivo. Molte, infatti, hanno tanti ordini, ma si trovano in difficoltà nella loro evasione. 


Analizzare e poi traslare, diversificare

Guardare ai costi e prestare attenzione alle singole voci non significa solo tagliare, ma anche traslare, diversificare. Spostare budget da attività meno redditizie a quelle più redditizie. Utilizzare magari meno budget ma in maniera più focalizzata e precisa. Significa sperimentare, cambiare. Essere coraggiosi in un momento di crisi. 


Due modi per valorizzare gli investimenti 

È possibile agire a monte o a valle, ma una cosa è certa: in momenti difficili, ogni investimento va valorizzato. E lo si può fare attraverso due attività fondamentali per il futuro che hanno una parola in comune: ottimizzazione.

CRO, Conversion Rate Optimization: ha come focus l’ottimizzare il più possibile gli investimenti, portare l’utente a compiere le azioni che desideriamo compia nel nostro sito. 

Database Marketing: ha come scopo l’ottimizzazione, ma a livello di database ovvero di scelta delle persone a cui comunicare il messaggio. 


La cura del mio pubblico

Affrontare tempi incerti vuol dire capire quali sono le attività a maggior rendimento. E guardarsi dentro consiste anche nel coltivare il database dell’azienda, prendersi cura degli attuali clienti attraverso azioni che sostengono la relazione come, ad esempio, attività di fidelizzazione o promozioni esclusive.

Cambiare paradigma è dunque essenziale: non vi è dubbio che sia molto meno faticoso essere rilevante per chi mi ha già scelto, lavorare con “le mie persone” a partire da temi condivisi. 

In un momento di crisi le persone hanno ancora più voglia di associarsi a brand che conoscono. È il momento giusto per puntare su una comunicazione di marca di alto valore, che permetta di stringere e fortificare la relazione. 


Tre assiomi, di cui uno fondamentale

Secondo alcune ricerche che trattano il marketing in tempi di crisi, ci sono tre elementi che ricorrono spesso: 

• Per chi se lo può permettere, fare più comunicazione funziona perché gli spazi costano di meno.

• L’empatia è un elemento importante.

• In una situazione di crisi, c’è maggiore sensibilità alle offerte.


Ipotizzare più scenari? È meglio

Valutare e comprendere più scenari permette una visione più ampia. 


Le attività da considerare nel 2023

• Creare un Club, uno spazio digitale per unire azienda e persone.

• Migliorare le performance, lavorare sui dati, in maniera puntuale e specifica. 

• Lavorare sulla SEO per un ottimizzazione e crescita a lungo termine. 

• Analizzare i dati, capirli, comprenderli e maneggiarli.


L’argomento affrontato nel podcast è delicato e complesso. Hai domande o riflessioni che vuoi condividere con noi? Commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!

Nov 02, 202201:01:18
S1 - E18 Influencer Marketing: per chi, come e perché? con Alessandra Sangalli e Alessandro Cola

S1 - E18 Influencer Marketing: per chi, come e perché? con Alessandra Sangalli e Alessandro Cola

Il diciottesimo appuntamento del nostro podcast, puntata live di qualche settimana fa, è stato ricchissimo di spunti e approfondimenti. Gli host hanno ospitato Alessandra Sangalli TikTok Partnerships Manager e docente di w.academy, Business School di Websolute, e Alessandro Cola, CEO di Xplace Company. Con loro hanno intrapreso un avvincente viaggio per capire meglio il mondo dell’influencer marketing.


L’influencer marketing oggi:

Nel biennio 2015/2016 questo mercato valeva a livello mondiale circa 1 miliardo e mezzo di dollari. Dopo la pandemia ha raggiunto i 14 miliardi e si stima, per fine 2022, un’ulteriore crescita del 20%. 

È, un’area che sta crescendo ed esplodendo, e non solo nel settore Fashion e Beauty, che occupa il 30%, ma in tutte le categorie. Un esempio è quello delle case editrici su TikTok.


Cosa vuol dire fare campagne di influencer marketing?

L’influencer marketing nell’ambito di una strategia digitale è una leva che dev’essere ben integrata con le altre per raggiungere gli obiettivi di business.


Meglio molti micro influencer o pochi macro influencer?

Con il ragionamento “meglio pochi ma grandi” si è saturato il mercato, dando benzina solo al 10% dei profili. In questo approccio, ci si dimentica di un concetto fondamentale: che non è importante quante persone seguano un/una influencer ma quanto è ingaggiante la loro community. 

Quindi, meglio molti ma piccoli o pochi ma grandi? La risposta è: dipende dall’obiettivo. Una campagna di influencer marketing può averne principalmente 4: visibilità, engagement, conversione, posizionamento. 


Obiettivi e metriche: cosa può essere interessante analizzare?

Il CPM (costo per mille impression), metrica utilizzata nelle campagne di advertising, ha più senso nell’ambito dell’adv. Nel mondo dell’influencer marketing la metrica più efficace è il cost per view, che ci dà l’impressione di quanto la persona e i suoi contenuti video siano d’impatto.

Per quanto riguarda le modalità di analisi, il consiglio è avere uno storico dei dati delle campagne e, nell’ambito di una singola attività, analizzare i risultati a due livelli:

• Quello di campagna 

• Quello dei singoli influencer


Influencer marketing? È una questione di conversazioni

È essenziale capire che l’influencer marketing non è l’alternativa a una campagna di advertising, ma una modalità di comunicazione differente con un target che voglio avvicinare. È una questione di conversazioni attorno a un argomento caro all’azienda. 


Influencer come ambasciatori

Dunque, quando si sceglie l’influencer marketing si investe non tanto sul contenuto quanto sulla conversazione. 


Come affrontare campagna influencer marketing:

1) Quando si prepara un brief è più importante specificare cosa i talent non devono fare piuttosto che quello che devono fare

2) Esplorare le nicchie è un ottimo modo per cavalcare il presente e prepararsi al futuro 

3) Ogni progetto di influencer marketing va trattato con professionalità.

4) Non optiamo solo su macro influencer pensando che sia la strada più facile per raggiungere gli obiettivi. 

5) Rispettiamo la loro natura, il loro stile e le loro caratteristiche.


Ti è piaciuto questo appuntamento dedicato all’Influencer Marketing? Ha soddisfatto la tua curiosità oppure hai altre domande? Commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!




Oct 24, 202258:53
S1 - E17 CRO per CEO e Manager: con Rosario Toscano

S1 - E17 CRO per CEO e Manager: con Rosario Toscano

Ospite della diciassettesima puntata del Podcast e degli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia è Rosario Toscano, responsabile CRO di Moca Interactive. Un incontro importante che ci permette di affrontare una serie di concetti indispensabili per ogni business: il potere della CRO, il valore della ricerca e l’importanza di attivare processi di costante miglioramento.


Cos’è la CRO e perché è importante?

Il focus della CRO, acronimo di Conversion Rate Optimization, è ottimizzare il più possibile gli investimenti, portare l’utente a compiere le azioni che desideriamo compia nel nostro sito. 

Occuparsi di CRO significa lavorare sulla crescita dell’azienda, aumentare i suoi tassi di conversione e dunque i suoi margini. E' un processo che interessa tutte le aziende e tutte le sue persone e richiede tempo e costanza e molta analisi delle variabili. 


Le aziende sono consapevoli dell’importanza della CRO?

Rosario Toscano è chiaro: la consapevolezza è limitata e si tende a investire poco sulla CRO e molto sulla pubblicità online. Tuttavia, visti gli odierni alti costi dell’advertising, in un contesto molto competitivo, ottimizzare è ancora più importante. 


L’importanza del processo di apprendimento e modifica

Il motivo per cui talvolta non si considerano i vantaggi della CRO nasce da un fraintendimento comune: in molti considerano un sito nuovo perfetto in modo assoluto. 

Ma non è così: ogni sito è un equilibrio di fattori, di ciò che si può fare e ciò che si vuole fare. E ha bisogno della CRO dal momento stesso in cui viene pubblicato. 

Solo in seguito alla sua messa online si può capire cosa migliorare. Analizzando, facendolo usare alle persone, intervistandole. Molte cose non possono essere identificate prima. 


Le opportunità della CRO

Quello della CRO è un processo interessante, da allargare e condividere, da orientare verso obiettivi sempre più sottili, ad esempio convertire nella mente delle persone.


CRO: qual è la durata di un progetto tipo e quali risultati si possono ottenere?

La CRO è una pratica che non ha scadenza. Può durare finché il sito è online. È un processo a step, continuo, che richiede una simbiosi costruttiva tra cliente e agenzia. 


Quali sono gli errori da non fare?

• Fare un AB test senza ricerca

• Non sentire di avere obiettivi in comune

• Gettare la spugna troppo presto


Il futuro della CRO

Cosa vede Rosario Valerio nel futuro della CRO? Sicuramente tanti nuovi strumenti, sempre più automatizzati, per ottenere dati, procedere più facilmente e velocemente nell’analisi. Un grande supporto, in poche parole, della componente tecnologica che, abbinato all’insostituibile lavoro con le persone, può consentire ulteriori ottimizzazioni e sviluppi.


E tu, hai domande sulla CRO? È un processo che ha già uno spazio nella sua azienda? Commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!

Oct 17, 202201:01:43
S1 - E16 SEO per CEO e Manager: con Elia Zanon

S1 - E16 SEO per CEO e Manager: con Elia Zanon

Sedicesima puntata del nostro Podcast. Gli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia ospitano Elia Zanon, Head of SEO presso MOCA Interactive.

L’obiettivo è esplorare le potenzialità della SEO e capire perché scegliere questa tecnica di Digital Marketing significa far crescere il business fin dalle fondamenta.

La SEO: concetti preliminari

Che cos’è la SEO? La SEO, è la disciplina che racchiude tutte le attività finalizzate a ottenere la migliore analisi e lettura di un sito web da parte di un motore di ricerca.

La visibilità, ovviamente, va meritata. Per questo sono indispensabili attività e iniziative guidate da specialisti che possano far capire al motore di ricerca di essere di fronte a un’azienda esperta in quel settore. 

Quando si parla di SEO, si parla di qualità, perché è questo che i motori di ricerca si aspettano e di cui hanno bisogno per rispondere efficacemente alle esigenze che le persone esprimono attraverso una parola chiave.


Quale azienda dovrebbe investire nella SEO?

La SEO, è un mezzo per raggiungere l’obiettivo di business finale. Ed è proprio questo obiettivo che guida nella scelta del tipo di azioni SEO da mettere in campo. 

La SEO ragiona a lungo termine, è un investimento strutturale che dura nel tempo, è come costruire le fondamenta di un edificio. Dunque, se consideriamo uno scenario a lungo termine, è indubbio che non esistano aziende che non possano beneficiarne. 


Il tempo? È amico della SEO

La formula è semplice: più tempo lo si fa, più i risultati migliorano e difficilmente si verrà scalzati. Non è un’attività one shot. 


La SEO in Italia: la situazione oggi

La SEO, nel corso del tempo, è diventata un asset strutturale fondamentale per ogni azienda.

Se, tuttavia, si guarda al panorama mondiale, storicamente l’Italia è più “indietro” rispetto all’America. Ma la ragione è semplice: Google, il principale motore di ricerca, è americano e tale mercato è privilegiato in fatto di attività, iniziative e novità. 

L’Italia, a livello europeo, è però in buona posizione. 


Quali sono gli obiettivi di un progetto SEO? 

La SEO è il canale che porta maggiori conversioni. Perché, attraverso ricerche generiche o specifiche, intercetta le esigenze di chi cerca informazioni o sta per acquistare un prodotto. 

Il traffico sul sito precede la vendita. Non esiste Customer Journey senza visite al sito. E non solo: traffico e ricerche possono rappresentare l’efficacia di altre azioni di marketing.

Per questo gli obiettivi SEO non possono essere scissi dagli obiettivi business.


Le fasi (e i tempi) di un progetto SEO

I progetti SEO, come detto, sono a lungo termine, gli orizzonti temporali di almeno un anno o 24 mesi. È questo il tempo minimo per iniziare a capire se le cose stanno funzionando. 

Si parte sempre con una lunga e dettagliata analisi che ha l’obiettivo di determinare aspetti, campi semantici e parole chiave su cui lavorare. Poi si arriva all’analisi dei risultati e agli eventuali correttivi, ricordandosi che è un processo in continuo divenire.


Il contenuto

Il contenuto di qualità è parte indispensabile di un progetto SEO, sia nella fase iniziale sia come attività continuativa. 


SEO: gli errori da non fare

1) Non parlare di tutto indiscriminatamente.

2) Non avere aspettative troppo pretenziose.

3) Non considerare l’esperienza delle persone sul sito.

E tu, quanto stai investendo nelle attività SEO? Hai domande su questo tema? Per ogni tua curiosità o voglia di confrontarti, commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!


Oct 10, 202256:50
S1 - E15 Il Brand e il Branding oggi, 3 ingredienti chiave: con Alberto Fraticelli

S1 - E15 Il Brand e il Branding oggi, 3 ingredienti chiave: con Alberto Fraticelli

Nella quindicesima puntata del Podcast gli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia accolgono Alberto Fraticelli, co-fondatore di TreCuori, grande appassionato di Marketing e Comunicazione, ex-Responsabile Brand e Comunicazione per Ferrari ed ex-Direttore Marketing in Lotto.

Nasce così una stimolante conversazione fatta di esempi di piccoli e grandi brand nazionali e internazionali, racconti di aneddoti e spunti di riflessione intorno a domande ben precise.

Tutte le aziende hanno bisogno di investire nel brand e chiunque può farlo, tutte le aziende e tutte le persone. Decidere di non attivare azioni di branding è una scelta che genera ricadute sul percepito di un brand. 

Lavorare sul percepito è, infatti, molto importante perché rappresenta il valore del margine, ovvero quello che il consumatore è disposto a pagare in più per ottenere il prodotto che desidera. 


Che cosa è il brand e che cosa significa branding?

Branding: azione di fare brand – brand building. Far sì che nella mente dei consumatori scattino delle associazioni nel momento in cui vengono in contatto con una determinata azienda, con certi prodotti o punti vendita. 

L’effetto e l’obiettivo del brand building è innescare queste percezioni nella testa dei consumatori, creare strutture mentali che aiutino i consumatori a organizzare la loro conoscenza dei prodotti e dei servizi.

Brand: È essere. È ciò che l’azienda ha e ciò che l’azienda è, non è qualcosa da costruire, bensì qualcosa da esaltare. 


Nel mondo attuale da dove si comincia a fare brand?

Prima di tutto, chiediamoci quali sono i brand che hanno iniziato a essere riconoscibili grazie a un percorso di branding. 

Non è facile. Vediamo alcuni esempi.

• “Supreme”

È un caso straordinario in cui ci sono stati alcuni brand builders che hanno fatto sì che quella realtà prima sconosciuta ai più, da un certo momento in poi è diventata riconoscibile. 

• “Swatch” 

È un caso che esalta il valore che un prodotto acquisisce quando è scarso. Pensiamo che negli anni ’80 gli orologi potevano acquistarsi solamente in America e Svizzera.

• “Sector no limits” e “Redbull”

Esempi che, seppur riferiti a due epoche diverse, colgono il senso della community rivolgendosi a un pubblico ben targetizzato.


E non solo: oggi il digital e la possibilità intrinseca di costruire delle community aprono immense possibilità di fare brand ancora prima che esista il prodotto. 

• “Salt Bae”, noto per il suo gesto iconico di mettere il sale sulla carne, oggi ha aperto una catena di ristoranti che nel solo punto vendita di Londra in tre mesi ha fatturato 7 milioni di sterline.

• “L’Estetista Cinica”, nata dispensando consigli sui prodotti e tecniche beauty, oggi ha una linea di skincare che fattura 60 milioni di euro.


I 3 ingredienti chiave che fanno la differenza quando si vuole costruire un brand

1. Autenticità

Il brand funziona in maniera straordinaria quando è autentico. L’imprenditore dovrebbe essere in grado di esaltare al massimo il proprio essere e la propria unicità. 

2. Differenziazione

Per prima cosa vanno definiti gli elementi su cui l’azienda vuole puntare e poi raggiungerli perseguendo una strada che la differenzi dai competitors. 

3. Coraggio

Di essere coerenti e costanti nel tempo, di giocare la propria partita nel contesto in cui il prodotto si trova. Che siano mercati piccoli o grandi non è importante. Ciò che conta è la riduzione dello spazio tra il brand e il consumatore.


E per te ci sono altri ingredienti chiave in un percorso di branding? Se sì, commenta o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!


Oct 03, 202201:04:30
S1 - E14 Un Brand di arredamento e Digital Strategy: con Gianluca Diegoli

S1 - E14 Un Brand di arredamento e Digital Strategy: con Gianluca Diegoli

La quattordicesima puntata del Podcast vede il ritorno di un gradito ospite, Gianluca Diegoli.

In questo nuovo appuntamento, gli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia si sono cimentati con l’immaginare i punti chiave di strategia digitale per un brand del settore arredamento. 

Come fare a posizionarsi e aumentare la consideration? Quanto contano i contenuti? L’omnicanalità che ruolo ha nella strategia? Scopriamolo insieme in sei punti. 


Il primo passo? Identikit e mappatura

Ipotizzando un’azienda che produce arredamento italiano di design, di fascia media e dalla distribuzione mista, il primo passo di una strategia digitale è il back to basic.

E' necessaria una mappatura basilare prima di lavorare alla strategia vera e propria.

Le aziende più strutturate non smettono di cercare di capire il loro cliente

L’ascolto del cliente è, dunque, il punto iniziale della strategia. Domande e ricerca le parole chiavi. 

Questo ascolto può avvenire parlando con le persone on site, monitorando i commenti online, intervistando o collaborando con un’azienda che si occupa di ricerche di mercato. 


Come posizionare un brand di arredamento?

Solitamente, i brand di arredamento, quando vogliono posizionarsi offline, scelgono di apparire su riviste di design. 

E nel digitale? È molto più complesso trovare lo stesso concetto, nonostante la presenza e l’aiuto del programmatic advertising. Occorre, dunque, cambiare approccio: comunicare le cose giuste nel modo giusto alle persone giuste anziché ripetere le stesse cose a tutti.


La creatività, il perno del posizionamento

Nel digitale, è il contenuto e non il luogo a essere il perno del posizionamento. 

Se parliamo di luoghi, invece, è indubbio che gli spazi più posizionanti a livello digital sono oggi i social media, e non è un caso che una strategia social sia proprio una strategia di contenuto.

Per quanto riguarda la creatività, tre sono le parole chiave che la devono caratterizzare:


• Argomento;

• Linguaggio da social media;

• Persone protagoniste.


È in questo modo che la marca viene vista e i social media trasformati in palcoscenico per dialogo e discussioni.


Un Customer Journey fluido e facile

Altro punto fondamentale di una strategia digitale per un brand di arredamento è facilitare il più possibile il percorso di scoperta della marca. 

Ma la vera sfida non è solamente creare un Customer Journey fluido ma anche essere flessibili, usare il digitale optando per nuovi mix. Come? Creando progetti ibridi tra offline e online e scegliendo nuove forme di collegamento tra cliente e brand.

In poche parole: ampliando le possibilità con approcci creativi.


On line o offline? E se fosse una questione di alleanze?

Considerare l’intero contesto e approfondire il concetto di omnicanalità: è anche questo un punto chiave necessario per ogni strategia digitale, in particolare quella di un brand di arredamento. 

In questo senso, è necessario creare tutti i presupposti affinché offline (negozi) e online (digital) collaborino tra loro. Fare squadra fa bene a tutti. 

Deve dunque nascere una nuova alleanza basata sulla condivisione del dato. Censire il dato, studiarlo, valorizzarlo, dev’essere obiettivo comune. È insieme che si vincono le sfide, presenti e future.


E tu come approcceresti un’azienda di questo tipo? Oppure: hai da proporci una nuova sfida di business? Se sì, scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!





Sep 26, 202201:02:31
S1 - E13 People Care is the New Digital: con Barbara Orsi

S1 - E13 People Care is the New Digital: con Barbara Orsi

Nella tredicesima puntata del Podcast, gli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia incontrano Barbara Orsi, Marketing Manager di Alfasigma. 

L’occasione è unica: dialogare con chi si occupa di marketing, trovandosi di fronte a scelte da fare e Journey da costruire. E dunque, complice la sua lunga esperienza in settori diversissimi tra loro, è nata un confronto stimolante sul digitale passato, presente e futuro.

Quali sono i cambiamenti più importanti visti in questi anni?

17 anni fa eravamo agli albori di Internet. Oggi tutto è cambiato. La logica push, quella dello spot televisivo, non funziona più. È stata sostituita da un Customer Journey completamente rinnovato e da una dimensione più umana del marketing. 

Il lavoro è molto più complesso, il rapporto con il consumatore è praticamente uno a uno. Questo significa che occorre prestare attenzione al singolo, alla singola esigenza. E il digitale, in questo senso, permette di farlo.

Sono le tecnologie che sono cambiate o le persone?

Sono cambiate le tecnologie, ma non solo. È cambiato il mondo, sono cambiate le persone, e sono le stesse persone che, complici le nuove tecnologie, hanno aspettative più alte e desiderano che si ascoltino i loro bisogni e le loro necessità.

Quali sono le implicazioni di questi cambiamenti sul marketing?

I cambiamenti sono veloci, gli approcci vanno costantemente aggiornati. Il marketing deve evolversi e avanzare per incontrare sia i bisogni primari sia quelli corollari.

È questa la sfida del futuro, una sfida che altro non è che la concretizzazione di ciò che il marketing è, un’attività che ha a che fare con le persone e che deve rispondere ai loro bisogni.   

Come si fa marketing in un mondo connesso?

Il viaggio nel digitale non ha fine ed è entusiasmante. Anche quando si pensa di aver capito tutto, ti sparpaglia le carte e ogni certezza viene messa in discussione. Per questo è così importante viaggiare con accanto un partner affidabile ed esperto ed essere pronti per affrontare le attività con grande flessibilità. 

E' fondamentale essere messi nelle condizioni di poter sperimentare (con ovviamente criteri ragionati e scientifici). Sono queste le caratteristiche di quello che può essere definito il Marketing Agile, che richiede anche un importante cambio di paradigma: imparare ad accettare che anche quello che non ha funzionato serve per capire come muoversi in futuro.

In generale, si sta investendo abbastanza?

Ancora il digitale non è perfettamente integrato in una strategia di marketing, ma gli approcci, le prove e le sperimentazioni ci sono, come ci sono aziende più o meno digitalizzate. 

Il digitale da solo muove le vendite?

La risposta è dipende come lo si approccia. Dietro strumenti come Facebook, Tik Tok e Instagram ci sono le persone, che eseguono azioni, si informano. E spesso non ci si interroga abbastanza su dove sono e quanto tempo spendono sui social network.

Il digitale porta risultati convincenti?

Arrivare a un modello di attribuzione preciso è difficile. È quasi impossibile attribuire un risultato a un unico punto di contatto in maniera chiara e pulita. Tanti sono, però, gli strumenti per fare delle riflessioni.

Occorre evitare di concentrarsi su un unico punto, ma considerare il contesto.

L’interessante conversazione si chiude con una frase che guarda al marketing del futuro, la frase che Barbara Orsi scriverebbe su un cartellone pubblicitario: Non c’è marketing senza customer care. Ed è questa, secondo lei, la leva su cui vanno concentrati tutti gli sforzi. Presenti e futuri. Perché people care is the new digital. E dimenticarlo rallenta l’evoluzione. 

Sep 19, 202201:00:12
S1 - E12 Un Brand di Vini e Digital Strategy - con Nicola Bonora

S1 - E12 Un Brand di Vini e Digital Strategy - con Nicola Bonora

Dodicesimo appuntamento per il nostro Podcast. Gli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia danno nuovamente il benvenuto a Nicola Bonora, esperto di User Experience e Strategie Digitali. 

La puntata nasce da un pretesto curioso, una domanda arrivata nella casella di posta podcast@websolute.it: come si crea una strategia digitale per un’azienda che opera nel settore vinicolo?

La conversazione si è quindi trasformata in un esercizio creativo che ci ha dato l’opportunità di parlare di strategie digitali e scelte per far crescere il business. 

Di seguito un riassunto in cinque punti chiave.

Primo passo: identikit dell’azienda (e domande, tante domande)

Il primo step di ogni progetto consiste nel farsi le (giuste) domande per comprendere le caratteristiche dell’azienda e il contesto in cui si muove. 

Nel caso di un’ipotetica realtà operante nel settore vinicolo abbiamo provato a immaginare:

• Il posizionamento a livello di prezzo (in questo caso: fascia medio bassa).

• Il contesto in cui l’azienda vende i suoi prodotti (grande distribuzione).

• Il suo target (molto ampio e senza distinzioni di genere). 

A questo punto, escludendo momentaneamente azioni come la creazione di un e-commerce (che meriterebbe un discorso a parte) e l’apertura a mercati stranieri, siamo entrati nel vivo della sfida vera e propria: far crescere l’azienda attraverso il digitale.

L’importanza del contesto di vendita 

In uno scenario così ampio si può partire riflettendo su cosa significhi il contesto di vendita per il brand. 

Nella grande distribuzione, la notorietà di marca e la posizione a scaffale sono le due cose che contano.

A parità di prezzo e qualità, il tema della visibilità diventa centrale. 

Di conseguenza vanno immaginate attività di comunicazione che aumentino la conoscenza della marca. E farsi vedere significa lavorare su storytelling e frequenza.

La partita del digitale si gioca prima e dopo

Il digitale è un luogo d’elezione per entrare in contatto con le persone intercettando i loro bisogni manifesti (attraverso Google) e quelli latenti (attraverso Meta). 

Tuttavia, proprio come un supermercato, è anche un’arena molto competitiva dove sono necessarie azioni ben strutturate e la consapevolezza che la partita si gioca prima e dopo:

• Prima: quando si mettono in campo azioni per aumentare la riconoscibilità di marca.

• Dopo: con attività mirate alla fidelizzazione che hanno come scopo il prolungare l’esperienza.

Uno storytelling, tanti storytelling

Uno dei temi importanti, in una strategia digitale, è quello dei nuovi consumatori. E una tra le sfide più interessanti è comprendere in quale contesto muoversi ovvero puntare su community specifiche a cui parlare del prodotto da un punto di vista ben preciso.

Dal momento in cui si individuano gruppi sensibili ai miei storytelling, è possibile creare una comunicazione contestualizzata e su misura. 

Il risultato è l’offerta di contenuti non generici ma rilevanti e, di conseguenza, una risposta più convinta. 

D’altronde, meglio essere rilevante per 1 milione di persone o una voce tra tante per 20 milioni? 

Storytelling per super nicchie: gli step

Sintetizzando, se la scelta è procedere con più storytelling, è possibile strutturare un percorso di questo genere:

• Individuazione temi

• Ricerca nicchie

• Organizzazione contenuti

• Reclutamento voci autorevoli 

• Fidelizzazione

E poi? Poi è possibile arrivare a un punto ancora più alto: sviluppare un vino per quella community. E, ovviamente aumentare numero di community e interessi da intercettare.



Sep 12, 202259:17
S1 - E11 L'Influencer marketing un asset strategico per ogni Brand? Con Alessandro Cola, CEO di Xplace

S1 - E11 L'Influencer marketing un asset strategico per ogni Brand? Con Alessandro Cola, CEO di Xplace

Dopo l’interessante conversazione “Profilare, conversare, attrarre: l’approccio al Social Media Marketing”,  in questo undicesimo episodio del nostro Podcast ritroviamo come ospite Alessandro Cola, fondatore e CEO di Xplace Company, agenzia del Gruppo Websolute specializzata in Social Media Marketing, Influencer Marketing e Digital PR. 

Lo spunto per la conversazione? Lo offre una ricerca che, attraverso una serie di dati statistici, sottolinea quanto quello dell’influencer marketing sia un tema caldo che non può essere ignorato dalle aziende.

Cos’è l’influencer marketing ovvero di chi si parla quando si parla di “influencer”

La denominazione “influencer marketing” comprende progetti di varia natura e collaborazioni con professionalità molto diverse tra loro. Per questo Alessandro Cola ha sentito la necessità di fare ordine, individuando tre tipi di figure con le quali solitamente si creano progetti e collaborazioni:

• Creators

• Engagers

• Brand Talents

Campagne a breve e lungo termine: le differenze

È possibile usare l’influencer marketing in due modalità diverse:

1) Campagna spot: ha un range temporale limitato ed è utile quando il brand ha qualcosa di “straordinario” da comunicare, ad esempio un nuovo prodotto. Il vantaggio è una condivisione più calda, partecipata. Il racconto di altri permette, infatti, di non essere autoreferenziali. In questo caso l’influencer può usare anche prodotti di altri brand, ma il messaggio sarà comunque percepito autentico in quanto il lancio rappresenta una novità che lo stesso influencer è interessato a scoprire.

2) Collaborazione a lungo termine: in questo caso l’influencer si presta a una collaborazione più lunga, sposando totalmente la mission del brand. È una relazione esclusiva, prolungata e costante e solitamente basata su una visione comune di determinati valori che l’azienda rappresenta.

Chi è un vero influencer? Ce lo dicono analisi attente e strumenti professionali

Fondamentale, quando si approccia l’influencer marketing, è prestare attenzione all’autenticità dei profili. Proprio per questo, l’attività di recruiting necessita di supporto scientifico, e dunque di software professionali capaci di analizzare l’account, la fan base e anche scovare curiose correlazioni tra influencer e follower. Un esempio? Piattaforme come quella utilizzata da Xplace permettono di scoprire chi ha più fan tifosi di una determinata squadra di calcio oppure capire chi sono gli influencer italiani più seguiti a Milano (potrebbero essere persone di un’altra città!). E non solo: le stesse piattaforme, oltre a essere validi strumenti per gestire contenuti e approvazioni, sostengono la strategia con report precisi che permettono capire cos’ha funzionato e cosa no e prendere decisioni per il futuro.

Influencer marketing, la domanda delle domande: perché sceglierlo?

La risposta è semplice: perché le persone si fidano degli amici. E gli influencer sono amici che danno buoni consigli. Dunque, strutturando una strategia di questo tipo è possibile ottenere l’attenzione di un pubblico di qualità, potenzialmente interessato a quel prodotto. Per quanto riguarda l’aspetto economico e di ritorno, invece, i risultati sono legati a quanto si è disposti a investire, e il costo delle attività è proporzionale al numero di follower dell’influencer. 

Dalla strategia alla reportistica: il lavoro dell’agenzia

Il supporto di un’agenzia, in un mondo così complesso e pieno di opportunità, è fondamentale, perchè si occupa di molti aspetti diversi:

• Strategia

• Scouting

• Gestione del progetto

• Reportistica


In conclusione, nei social ci si muove per conversazioni. E gli influencer sono persone che possono essere coinvolte nelle strategie aziendali.


Sep 05, 202249:11
S1 - E10 Mindset Funnel: il coltellino svizzero della strategia digitale

S1 - E10 Mindset Funnel: il coltellino svizzero della strategia digitale

Siamo arrivati alla decima puntata del nostro Podcast. Il tema è quello delle strategie digitali. Qual è l’approccio giusto? Quale il modello da seguire?
In una conversazione ricca di argomentazioni e casi di successo, scopriamo il Mindset Funnel, framework sviluppato da Claudio Tonti, Head of Strategy in Websolute.

Il Mindset Funnel non è solo un innovativo modello composto da quattro stadi raffiguranti gli stati mentali in cui si trovano le persone di fronte a un prodotto o servizio, ma è soprattutto un’interessante risposta alla complessità del digitale, dove i percorsi possono essere tanti e la necessità di semplificazione indispensabile.

Cercando di capire in quale dei quattro stadi si trova una persona e, di conseguenza, disegnando un’esperienza che rispecchi bisogni, esigenze e caratteristiche di quella determinata fase, prende vita un approccio strategico efficace e misurato. Un approccio che fa emergere la vocazione di ogni touchpoint e tipo di contenuto, al fine di soddisfare il cliente e aiutare l’azienda a raggiungere i propri obiettivi, di vendita e notorietà.

Ma quali sono i quattro Mindset? Scopriamolo insieme.

1) Esploro 

In questo stadio, la persona non sa ancora cosa desidera. Esplora per arrivare a formulare il suo desiderio. È la fase in cui deve orientarsi tra molte opzioni, informazioni e possibilità, con l’obiettivo di capire cosa gli piace e cosa il brand ha a disposizione per le sue necessità (talvolta inconsce).
Nella fase esplorativa, l’architettura delle informazioni assume valore fondamentale e deve rispettare le caratteristiche tipiche di una fase di ricerca.

2) Desidero
Secondo stadio, un potente motore che conduce all’azione. La persona inizia a desiderare ciò che vede e la comunicazione deve modificarsi completamente per adattarsi a nuovi bisogni.
Il nuovo stato mentale, il desiderio, va trattato in maniera corretta. Per questo cambiano i contenuti e le parole, cambia il linguaggio. In questa fase non è necessario informare ma emozionare. Il prezzo non è fondamentale, e nemmeno i dettagli di prodotto o informazioni razionali.

3) Voglio
Quando la persona arriva a volere significa che ha scelto, che gli piace quel determinato prodotto o servizio. Di conseguenza si apre una fase in cui riemerge la parte razionale, gli ostacoli e le domande. E a queste domande l’azienda deve essere pronta a rispondere.
Le informazioni e i contenuti legati allo stadio del “voglio”, dunque, devono anticipare ogni domanda e obiezione, risolvendola.

4) Acquisto
Superati gli ostacoli dello stadio “voglio” si arriva alla fase dell’acquisto. Le domande che emergono sono diverse (e nuove) e, affinché l’acquisto venga concretizzato rapidamente, occorre accompagnare il futuro cliente in ogni momento di questa delicata fase.
Come? Inserendo elementi capaci di finalizzare la vendita e dando tutte le informazioni possibili per completare in maniera semplice e veloce l’acquisto. 

In conclusione

Modello che si collega a quattro possibili stati mentali in cui si possono trovare le persone di fronte a un prodotto o servizio digitale, il Mindset Funnel è un interessante tentativo di semplificare la complessità del Journey Digitale di chi entra in contatto con un brand. 

Tra le sfide per il futuro potrebbe esserci il definire peculiarità ed elementi di un quinto Mindset, quello legato alla fase che segue l’acquisto e che potremmo definire “condivido e mostro”. Anche in questo caso è possibile studiare strategie ad hoc per favorire il racconto di esperienze e suggerimenti spontanei.

E tu cosa ne pensi? Faccelo sapere nella nuovissima casella email podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!


Aug 29, 202254:44
S1 - E9 Marketplace: sì o no? Con Gianluca Diegoli

S1 - E9 Marketplace: sì o no? Con Gianluca Diegoli

In questa decima puntata del nostro Podcast, Giovanni Ciampaglia e Claudio Tonti danno il benvenuto a un ospite speciale: Gianluca Diegoli, fondatore del Blog [mini]marketing, manager, autore, docente e punto di riferimento per tutto il mondo del marketing in Italia.
Tra teoria e pratica, con Gianluca si è parlato di un argomento importante: la scelta di essere presenti o meno in un marketplace. È nata così una conversazione poliedrica e interessante, che abbiamo riassunto in sei domande.

Marketplace: devo essere un brand per esserci?
“Ho un brand, devo essere presente su Amazon?” È da questa domanda che prende il via la conversazione. La risposta chiama a sé altre domande: quando si è davvero un brand? Tutti possono definirsi brand?
Essere un brand significa che è possibile attrarre persone verso una property, che sia un’app o il sito. Non vuol dire auto celebrarsi ma essere, in qualche modo, riconoscibili e autorevoli per il pubblico. Capaci di innescare il movimento. 

Su piattaforme esterne come Amazon, non essere un brand non è un problema. Perché? Perché qui le persone cercano un prodotto o la risposta a una domanda piuttosto che il marchio.

Quali altre domande mi devo fare prima di decidere?

In generale, la bussola per orientarsi è composta da due elementi: capire il margine che si desidera dalla vendita e avere ben chiara l’importanza che riveste per l’azienda il lifetime value (se il cliente riacquisterà e se mi interessa o conviene avere un rapporto diretto con lui).

Quali sono i vantaggi dei marketplace?

Attraverso un’analisi attenta è possibile raccogliere diverse informazioni utili. E anche imparare: Amazon è, infatti, un maestro nell’insegnamento della vendita online. La sua gestione delle immagini e i video, nonché la capacità di strutturare contenuti volti a persuadere sono importanti lezioni che possono aiutare il business.
Senza dimenticare che i marketplace sono anche luoghi utili per incrementare la visibilità dell’azienda e dei prodotti.

La domanda per il mio prodotto c’è/non c’è: cosa devo fare?
Luoghi digitali come Amazon sono potenti motori di ricerca, spazi dove ci sono molte domande. E se c’è domanda per il mio prodotto o la mia categoria di prodotti significa che c’è spazio anche per me.
Se la domanda è presente, la risposta è esserci, a meno che strategicamente non si decida di snobbarla. Rischiando, però, di perdere opportunità.
Se la domanda per il prodotto che vendo non è presente, Amazon è comunque il luogo giusto dove posso crearla. Non di rado, il prodotto o la categoria vengono create in base alle domande.

Quanto pesa l’Omnicanalità nel successo di una strategia su marketplace?

La risposta è: tantissimo. Tutta l’azienda deve aprirsi a una visione omnicanale. E non solo: il reparto e-commerce non va strutturato separatamente e non deve avere solo obiettivi quali il ROAS, ma anche comprendere l’importanza della notorietà di marca. Un modello collaborativo omnicanale, che permette di superare quello “a comparti stagni”, aiuta ad avere obiettivi comuni e, di conseguenza, a strutturarsi strategicamente in maniera corretta.

Quali sono i trend di marketing più interessanti in questo momento?

Complici gli ultimi anni vissuti, ci sono segnali che le persone tendano a fidarsi di più, ad aspirare a una maggiore stabilità. Cercano la continuità, che è senza dubbio la parola chiave da considerare a livello marketing in questo momento storico.
Per questo, il Subscription business model sta avendo notevole successo, perché è un modello vicino alle necessità del nuovo compratore. E, dunque, andrebbe attentamente considerato da ogni azienda. E tu cosa ne pensi? Se hai domande oppure vuoi condividere riflessioni commenta l'articolo oppure scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo

Aug 01, 202248:27
S1 - E8 Come si crea una strategia di ADV online? Con Andrea Sportillo, CEO di MOCA Interactive

S1 - E8 Come si crea una strategia di ADV online? Con Andrea Sportillo, CEO di MOCA Interactive

Ottavo episodio del nostro Podcast. Si tocca un tema fondamentale: l’advertising online.

Esploriamo questo argomento con una conversazione tra Claudio Tonti, Giovanni Ciampaglia e Andrea Sportillo, amministratore delegato di MOCA Interactive, una tra le più note agenzie in Italia in tema di performance marketing, advertising online e SEO.

Un dialogo che approfondisce e mostra falsi miti e verità a proposito delle campagne adv digitali. E che abbiamo riassunto sotto in sette punti fondamentali.

1) L’advertising non è (solo) una questione di budget

Se non investo mi perdo delle opportunità? Non una domanda, ma la domanda.

L’advertising online è ormai un passaggio obbligato per tutti: ogni brand, infatti, deve farsi vedere, ma anche essere consapevole che la pubblicità online è il “pezzo” di una torta più grande. Un buon budget, di conseguenza, non basta. E nemmeno aumentarlo può aiutare (o portare “magicamente” visitatori al sito) se non è stata strutturata una strategia globale e coerente per il marchio.

2) L’advertising non crea, ma consolida

Come si crea una strategia di advertising? Come si impostano le attività? Da dove si parte?
Risposta: avendo chiaro il concetto che l’advertising non crea, ma consolida (la reputazione del brand, la strategia, il business plan). Per questo investimento e azioni vanno predisposte solo e quando ci sono le giuste fondamenta.

3) Attenzione alla trappola del ROAS
L’e-commerce consente misurazioni molto precise di ogni azione dell’utente. Tuttavia, spesso, chi fa e-commerce può cadere nell’errore di incastrare ogni decisione in termini di advertising in uno schema dove conta principalmente il ROAS (Return on Advertising Spend). A meno che il brand non sia molto conosciuto o non abbia già ottime e consolidate performance, ogni azienda ha bisogno di tempo per farsi notare e, di conseguenza, conquistare e fidelizzare il suo pubblico.

4) La giusta strategia: ogni tassello al suo posto
Il digitale, è un ecosistema molto complesso. C’è rumore, la competizione è alta e così le aspettative dei clienti. I requisiti da soddisfare sono molti e variegati. Per questo, ogni tassello deve andare al suo posto. Un ottimo prodotto, un ottimo sito (studiato per un’ottima user experience), una reputazione consolidata, microcomunicazioni curate e un piano di newsletter possono fare la differenza.

5) Come la pandemia ha cambiato il mercato dell’advertising online
Interpretare l’impatto della pandemia sul mercato dell’advertising online è stato complesso. Alcune aziende hanno deciso di bloccare gli investimenti e altre hanno approfittato dello spazio vuoto lasciato dagli inserzionisti. Il risultato di questi ultimi 24 mesi è che oggi si ottengono meno risultati a parità di spesa. Quindi la cura dei dettagli e la precisione nell’approccio sono elementi imprescindibili per valorizzare ogni euro investito.

6) L’agenzia che fa advertising? È un consulente che accompagna il cliente

L’expertise di un’agenzia può fare la differenza per un cliente? La risposta di Andrea Sportillo è affermativa. Poiché è realmente difficile che un’azienda possa internalizzare una risorsa specializzata a tempo pieno, avere un partner significa affidarsi a professionisti dalla competenza profonda.

7) Il presente e il futuro: “content is the king”

Al di là delle piattaforme che vanno per la maggiore, la tendenza a cui si assiste, quando si parla di player del settore, è una maggiore automatizzazione. Saper leggere, comprendere e collegare i dati è fondamentale, ma c’è un altro fattore che non può essere ignorato: la creazione del contenuto perfetto per quella determinata campagna.


Jul 25, 202258:08
S1 - E7 Le cinque anime dell’e-commerce

S1 - E7 Le cinque anime dell’e-commerce

Dopo una stimolante conversazione che ci ha permesso di capire perché “L’e-commerce non è solo e-commerce”, in questa puntata partiamo alla scoperta, in compagnia di Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia, delle cinque anime di questo fondamentale strumento che costruisce la marca.

Cinque anime, cinque tipologie di strategia - non necessariamente isolate ma modulabili tra loro, cinque punti di vista differenti. Per approfondire, per capire, per farsi sorprendere dalle possibilità di questo strumento multiforme come un caleidoscopio.

1) e-commerce come esperienza di brand

Primo baricentro di una possibile strategia di e-commerce è considerare questo touch point come la Brand Experience Platform. L’e-commerce è, infatti, espressione massima dell’esperienza di marca e personificazione di tutte le molteplici facce del brand. Una sua perfetta sintesi.

2) e-commerce come l’ultimo miglio del viaggio

L’e-commerce come ultima tappa del Customer Journey prima dell’acquisto: è questa la seconda anima di questo touch point. È la trasformazione da e-commerce a info-commerce, la creazione di uno spazio digitale che offre all’utente tutte le informazioni utili (in particolare prezzo/fascia di prezzo o possibilità di personalizzare il prodotto) per attivare il percorso verso le reti di vendita. Un approccio utile soprattutto se si hanno prodotti complicati da vendere online, come, ad esempio, automobili e cucine.

3) e-commerce come estensione del business

Nell’e-commerce devo necessariamente vendere i miei prodotti? La risposta è no.
Avere un e-commerce è avere a disposizione uno strumento grazie al quale è possibile sperimentare, essere creativi, aggiungere.

4) e-commerce come club e membership

Esclusività e scarsità: sono queste le parole che identificano la quarta anima dell’e-commerce. Qui la vendita online si lega al concetto di club, spazio riservato dove l’utente può scoprire privilegi e vantaggi, dando vita a un viaggio stuzzicante: nel Club non solo gli iscritti possono ricevere contenuti esclusivi e dialogare con esperti, ma lo spazio stesso può trasformarsi in occasione di vendita (anche cross canale). Come? Attraverso l’invito all’acquisto di prodotti in edizione limitata, l’invio di offerte esclusive (esempio pack per iscritti) o coupon.

5) e-commerce come canale di vendita

Ultima anima, la più conosciuta. Che richiede un lavoro attento, un team dedicato e la capacità di mettere in fila molti elementi diversi. Perché fare e-commerce vuol dire mettere in piedi una macchina oliata, perfetta.

Tra le sfide più importanti c’è quella del Dirty Omnichannel. L’Omnicanalità è un privilegio di pochi, occorre una propria rete di vendita o negozi monomarca. Chi non possiede questi spazi fisici deve costruire meccaniche capaci di funzionare nella complessità del mondo reale.

In conclusione

L’e-commerce permette di raggiungere le persone, far arrivare il messaggio e stabilire relazioni che durano nel tempo. E questo apre possibilità incredibili per la crescita della marca. Cinque sono le sue anime e infinite le possibilità, qualunque sia la situazione e il contesto in cui si muove il brand. Fare e-commerce è, dunque, sempre possibile, e lo è per tutti. Ma la vera domanda è: può esistere un business che fra dieci anni ha ignorato questa evoluzione?

E tu, vendi online? Se sì, come stai curando la tua presenza? Quali relazioni hai con i punti di vendita? Hai un club o prodotti accessori? Raccontacelo. E se hai domande o vuoi approfondire altri aspetti dell’e-commerce, siamo qui per ascoltarti!

Jul 18, 202201:02:58
S1 - E6 Come costruire un sito web di successo, parte 2

S1 - E6 Come costruire un sito web di successo, parte 2

Con Claudio Tonti, Giovanni Ciampaglia e Nicola Bonora scopriamo tra casi di successo e ambiti da considerare, perché non esiste design senza ricerca e perché una proposta è quella giusta. Il tutto attraverso una sintesi del Podcast in sei punti chiave.

1) Non esiste design senza ricerca

È questo il concetto che dovrebbe guidare la progettazione di un sito web. Senza ricerca, senza pensiero, l’approccio è esecutivo, basato sul passato e sulle certezze acquisite nel tempo. Per questo il tempo del pensiero è fondamentale. Così com’è fondamentale avere un metodo.
La creatività è unione dei puntini, trovare nuove forme utilizzando elementi preesistenti al fine di creare qualcosa di nuovo, utile e bello. E ricercare, reperire puntini, significa creare progetti che funzionano ma sono anche sostenibili.

2) La qualità della domanda fa la differenza

Ricerca e domanda sono collegate, e rispondere a una domanda con un’altra domanda significa innescare un processo di scoperta virtuoso, il primo passo verso un’esplorazione più approfondita. Quando si pensa o progetta un sito web si scava dialogando, e l’approccio alle domande e la qualità delle stesse possono dire molto su come lavora l’agenzia.  
Il partner giusto è colui che fa domande e che aiuta l’azienda a raccogliersi attorno a quelle giuste. Dalle quali poi partire.

3) Gli ambiti da indagare, le domande da fare
Sono quattro gli ambiti di indagine principali:

  • Componente aziendale.
  • Utenti.
  • Contenuti.
  • Concorrenza.

L’avvio dell’indagine conoscitiva, ovvero l’esercizio d’ascolto e assorbimento che poi avvia il confronto e innesca il percorso di progettazione, prende poi via da una serie di domande che, inizialmente, possono stimolare risposte narrative.

  • Perché esiste l’azienda?
  • Che cosa fa particolarmente bene?
  • Cosa muove le persone?

4) Da esploro ad acquisto: innescare il movimento
Occorre avere chiaro un concetto importante: il sito web è lo spazio ideale per far muovere le persone. Da esploro a desidero, da desidero a voglio, da voglio ad acquisto. Sia la fase di ricerca sia quella progettuale servono a capire quali elementi possano aiutare il movimento. Inoltre questo percorso contamina tutti i vari touchpoint aziendali.

5) Tre tipi di casi, tre opportunità da gestire

Quando ci si trova a progettare un nuovo sito possono verificarsi tre situazioni:

  • Caso 1: l’azienda è in grado di rispondere a ogni domanda - Allora la ricerca diventa occasione per assorbire e diventare consapevoli del suo impegno e dei suoi valori.
  • Caso 2: l’azienda è in grado di rispondere solo ad alcune domande - Allora la ricerca diventa occasione per chiarire dubbi e far emergere le informazioni mancanti.
  • Caso 3: l’azienda non ha le risposte - In questo caso la fase di ricerca è sì più difficile ma anche più stimolante perché è possibile costruire le risposte insieme.

6) Una proposta è quella giusta

Che l’azienda sia in grado o meno di rispondere a tutte le domande, la discriminante tra progetto soddisfacente o insoddisfacente per il cliente dipende dal grado di coinvolgimento del cliente stesso. Se il viaggio si fa insieme, si costruisce insieme e ai risultati si arriva insieme. Proprio per questo, alla fine di un processo progettuale ben svolto, il risultato non possono essere le dispersive (e ormai obsolete) tre proposte. Se la ricerca è stata condotta correttamente la proposta può essere solo una, quella giusta. Le tre proposte servono solo se il cliente non ha partecipato al design.




Jul 11, 202256:27
S1 - E5 Come costruire un sito web nel modo giusto, parte 1

S1 - E5 Come costruire un sito web nel modo giusto, parte 1

Quinto episodio per il nostro Podcast. In questa puntata Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia dialogano con Nicola Bonora, UX Strategist e Content Designer, confrontandosi su un tema che offre innumerevoli spunti di riflessione: cosa significa davvero costruire un sito web.

Qual è il significato di un sito per un brand? Dove si colloca all’interno dell’ecosistema comunicativo di un’azienda? Come ci si approccia a questo tipo di progetto?

Lo scopriamo insieme attraverso una sintesi del Podcast in cinque domande fondamentali.

Domanda 1: Ha senso parlare di siti nel 2022?

La risposta è sì, ha assolutamente senso.
Ha senso a patto che il sito si innesti correttamente nell’evoluzione dei comportamenti del pubblico e sia una costruzione aderente agli obiettivi, al tipo di business e al target dell’azienda.

Domanda 2: A cosa serve un sito?

Se dovessimo avvalerci di una metafora sportiva, potremmo definire il sito la “casa base”, il luogo dove si segna il punto e dove avvengono scambi di valore per l’azienda. È infatti qui, proprio nel sito, che si mette a terra l’asset strategico, si raggiungono gli obiettivi prefissati.

È dunque fondamentale, prima di iniziare ad approcciare la costruzione di un nuovo sito, valutare quanto ogni singolo obiettivo - vendita di prodotti, notorietà del brand, acquisizione contatti, rafforzamento customer care - pesi, in termini di Web Experience e in termini di contenuti. 

Domanda 3: Cosa significa farsi la domanda giusta?

Prima di costruire occorre progettare. Prima di progettare occorre farsi delle domande. Consapevoli, mirate, adeguate. 

La formulazione della domanda giusta, quella vera, è tuttora una grossa sfida quando si tratta di costruire la propria identità nel web. Si tende, purtroppo, ad agire ancora dando la risposta giusta alla domanda sbagliata. Per poi stupirsi che il sito, pur tecnicamente perfetto, non riesca a far fare al brand quel salto evolutivo necessario per la sua crescita.

Domanda 4: Come si fa la domanda giusta?

Solo capendo meccanismi e flussi, e come il brand gestisce le relazioni nel cosiddetto “mondo reale” è possibile interpretare al meglio il mezzo web e far sì che generi valore.
Il sito non è solo un sito, è la personificazione del brand.

Emerge così un punto fondamentale della questione: quando si chiede un sito in realtà si sta chiedendo come cambiare modo di comunicare. E se il bisogno è cambiare, è necessario avere un partner che porti alla luce i valori aziendali, per poi trasformarli in un nuovo modo di raccontarsi. Leggibile per le persone, utile per il business.
Capire cosa dire e come dirlo porta alla costruzione del progetto giusto. Il sito diventa conseguenza naturale. Non altro da sé ma un vero touchpoint che fa ordine e genera utilità.

Domanda 5: Quali sono gli errori da evitare?

1) Non vedere il sito come parte di un ecosistema.
Quando si approccia un nuovo sito non si sta solo rifacendo quello vecchio, si sta ricreando un ecosistema. È fondamentale, dunque, considerare che la creazione dell’infrastruttura è solo uno degli investimenti da sostenere. Ci sono poi il mantenimento, le attività di brand awareness, nuovi contenuti, la promozione.

2) Non c’è design senza ricerca.
La componente della ricerca e dell’ascolto sono, spesso, sottovalutate. Ogni sito è unico nel suo genere perché ogni brand ha una sua personale identità. L’indagine e la raccolta delle informazioni sono assolutamente imprescindibili, il primo passo per un progetto di successo.

3) Non si considera il concetto di evoluzione.
Ogni nuovo sito deve aiutare l’azienda a cambiare livello, a fare un salto qualitativo.


Jul 04, 202201:01:01
S1 - E4 Approccio al Social Media Marketing: Profilare, conversare, attrarre, vendere. Con Alessandro Cola, CEO di Xplace agency

S1 - E4 Approccio al Social Media Marketing: Profilare, conversare, attrarre, vendere. Con Alessandro Cola, CEO di Xplace agency

L’obiettivo è ambizioso: fare chiarezza su una forma di Digital Marketing complessa, multiforme e in costante cambiamento: il Social Media Marketing.

Come approcciarsi? Cosa comunicare? Parlare a tutti è il vero vantaggio che offrono i social media? Lo scopriamo insieme attraverso cinque keyword fondamentali che scompongono e approfondiscono il Social Media Marketing.

KEYWORD 1: CONVERSAZIONE
ovvero
Cosa significa fare Social Media Marketing?
Dalla loro nascita a oggi, i social media hanno cambiato più volte la loro forma, richiedendo capacità di adattamento e flessibilità a chi li approccia, ma c’è una costante che è rimasta sempre la stessa nel corso del tempo: i social media sono i luoghi dove i brand possono conversare con il proprio pubblico. La conversazione ha, ovviamente, canoni diversi dagli altri strumenti di comunicazione. È bidirezionale, e proprio grazie a questa caratteristica offre l’opportunità di portare la relazione tra marchio e pubblico a un livello impensabile prima.
D’altronde: è più facile convincere una persona con un cartellone pubblicitario o spiegando, con accuratezza, le proprie ragioni e le proprie scelte?

KEYWORD 2: APPROCCIO
ovvero
Che tipo di presenza posso avere sui social?
Sono principalmente tre gli scenari che si aprono di fronte a ogni brand che desidera approcciarsi al mondo del Social Media Marketing.

  1. “L’approccio minimale”. In questo caso i social sono il palcoscenico dove il pubblico può trovare il racconto di cosa fa la marca.
  2. “La festa”. Intercetto pubblico interessante, mi intrometto nella conversazione, ascolto e intervengo. Per poi arrivare a farmi scegliere. Nel modo più spontaneo e sincero possibile.
  3. I social come elemento fondamentale del Media Planning. Adottare una Social Paid Strategy per cercare e trovare le persone giuste da sollecitare e creare campagne e contenuti con un alto grado di personalizzazione.

KEYWORD 3: CONNESSIONE
ovvero
Come si inizia una conversazione? 

Fare Social Media Marketing non è pubblicare qualsiasi cosa. E nemmeno diffondere quanti più contenuti possibile. È comunicare il messaggio giusto al momento giusto. E anche farlo arrivare al cluster giusto. Il “purché se ne parli”, che ha caratterizzato l’approccio iniziale ai social, non è più sostenibile. Sui social occorre essere rilevanti, non semplicemente presenti. I social devono diventare la perfetta espressione di una strategia più ampia. Questo significa solo una cosa: trovare gli argomenti in cui si è autorevoli e inserirsi nelle conversazioni opportune, quelle in grado di far raggiungere al brand i propri KPI.

KEYWORD 4: VALORI
ovvero
Di cosa parlare?
Social Media requires souls.” Sui social occorre raccontare i valori del brand e di come quei valori sono in grado di incidere sul suo impegno quotidiano. È questa la base per un legame duraturo con il consumatore. Si tratta di una strategia che richiede tempo e lungimiranza, lunghe conversazioni e flessibilità ma che porta risultati ineguagliabili: rafforza la brand identity e fa sentire il pubblico parte di un modo di essere.

KEYWORD 5: TARGETIZZAZIONE
ovvero
Parlare a delle nicchie: sì o no?

I social sono il più grande strumento di targetizzazione del mondo, a patto che si comprenda bene questo loro potenziale. Concretizzano il modello del marketing su misura. Anche se si ha un prodotto che va bene per tutti, c’è la possibilità di scegliere un gruppo di persone e fidelizzarlo e, parallelamente, far crescere quel numero di “fan”. Il risultato? Una connessione pazzesca.


Jun 27, 202256:23
S1 - E3 L’e-commerce non è solo e-commerce. Domande, riflessioni e casi di successo su uno strumento che costruisce la marca.

S1 - E3 L’e-commerce non è solo e-commerce. Domande, riflessioni e casi di successo su uno strumento che costruisce la marca.

Perché un e-commerce? Come bisogna affrontare questa sfida affinché crei valore per il brand? 

Attraverso una stimolante conversazione tra Claudio Tonti, Head of Strategy e Direttore Creativo di Websolute, e Giovanni Ciampaglia, Direttore Marketing di Websolute esploriamo insieme il complesso – e al tempo stesso pieno di opportunità – mondo degli e-commerce.

E-commerce: le domande fondamentali:

L’e-commerce può essere uno strumento che fa la differenza?

In tanti pensano che un e-commerce serva soltanto per vendere: ancora una volta, è veramente così?
La risposta, come suggerito da Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia (anche attraverso una serie di interessanti ed esplicativi esempi), è no.
Ma non solo: per strutturare una strategia e-commerce efficace ed efficiente occorre ampliare la visione. Osare, uscire dagli schemi. Se vendere gli stessi prodotti che si vendono offline non è necessario, allungare e arricchire la Customer Journey è il vero motivo per cui vale la pena percorrere questa strada.

E-commerce: solo per te, solo per oggi
Creatività, strategie su misura, possibilità di sperimentare. Avere un e-commerce è avere a disposizione uno strumento grazie al quale è possibile lavorare su un concetto importante: quello di unicità. Gli strumenti? Prodotti in edizione limitata, capsule collection, timing ben precisi, personalizzazione e servizi che creano un senso di urgenza. Per chi compra è vendita, per chi non compra un’esperienza di marca. Tutti, in ogni caso, vengono coinvolti. 

L’e-commerce può portare valore alla mia strategia di Digital PR?

È indubbio che avere un e-commerce significa farsi supportare da un sistema che arricchisce e dà concretezza anche ai progetti di Digital PR. E anche in questo caso le opportunità di business possono essere infinite, come nei casi di successo raccontati da Claudio e Giovanni.

Quali sono i grandi valori generati attraverso l’e-commerce?  

L’e-commerce potenzia due ambiti fondamentali per ogni brand: il servizio e la relazione con il proprio pubblico. Consapevolezza & conoscenza, delight & care sono, nel dettaglio, le qualità che vengono alimentate attraverso l’e-commerce. E il customer care, verso chi compra e verso chi non compra, può diventare il fattore discriminante, quello capace di costruire o demolire la marca. Avere un e-commerce è investire nell’esperienza. È avere la possibilità di stupire. Ma occorre farlo bene.

E-commerce: oggi o domani?

Il mondo si muove. Aspettare e lasciare spazio agli altri non è una grande strategia. Quanto terreno si perde se si aspetta?
L’e-commerce genera valore al tutto, fortifica tutta la strategia e ha un impatto su tutto.
Non si somma al modello di business attuale, lo interseca. A patto che abbia un ruolo chiaro e comprensibile. Ma quale ruolo dare all’e-commerce? È questa, forse, una delle domande più sfidanti per un’azienda.

Quindi vi lasciamo con due domande:

  • Puoi permetterti di non voler fare qualcosa che ha      impatto su tutto il business?
  • Quali ruoli può avere l’e-commerce nel tuo business?

Alla prossima puntata e, se volete suggerirci un tema, un ospite, una domanda, una sfida, usate la sezione commenti. Perché la conoscenza… nasce e si arricchisce attraverso gli scambi!


Jun 20, 202248:35
S1 - E2 Digital e Nuovi Modelli di Business - Le Domande da Farsi.

S1 - E2 Digital e Nuovi Modelli di Business - Le Domande da Farsi.

Il digitale ha cambiato le possibilità che ci sono di fare business?

Innanzitutto, proviamo a dare una definizione iper semplificata di che cosa è un modello di business. Se dovessimo spiegare ai nostri figli di che cosa si tratta, probabilmente, diremmo che è il percorso che fa il denaro tra la catena del valore di un prodotto e o un servizio e il destinatario finale. E’ lo scambio tra valore e denaro. È quanto in termini di moneta un individuo è disposto a scambiare per ottenere un prodotto o un servizio.

I modelli di business oggi, grazie al digitale sono evoluti. Perché?

Perché il digitale è un abilitatore di un nuovo modo di pensare che può portare valore a qualcuno e che per quel valore si è disposti a pagare. Alcuni esempi:

  • Il pay per use
  • L’abbonamento fisso per un servizio
  • La fidelizzazione del cliente attraverso la Membership
  • L’associazione di un brand ad un valore
  • L’abilitazione ad un’esperienza di acquisto migliore

In azienda che tipo di domande devo pormi per capire se c’è lo spazio per approcciare nuovi business model?

Ci sono due elementi da tenere in considerazione:

  1. Il consumatore. 

Dobbiamo capire che cosa desiderano i nostri interlocutori in termini di esperienza di acquisto e chiedersi: Che cosa il mio consumatore vuole? Quali sono gli aspetti che creano frizione e quindi fastidio al mio consumatore? Dopodiché occorre lavorare per ridurre al minimo tutti gli elementi che creano disturbo nel processo di acquisto.

    2. La catena del valore.

Dobbiamo pensare a tutta la catena del valore che porta il nostro bene o servizio nelle mani del consumatore e poi segmentarla e decostruirla. La decostruzione è necessaria per permettere al digitale di essere il collante tra i segmenti e ricostruire un nuovo percorso della catena del valore abilitato dal digitale.

Siamo antropologicamente pigri quindi i modelli di business che funzionano sono quelli che ci rendono il processo di acquisto semplice, piacevole e che riduce il nostro sforzo mentale.

Da questo scambio di idee tra Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia sono emersi due concetti importanti:

  1. L’essenza del digitale non è replicare quello che esiste già nel mondo fisico, bensì pensare a quello a cui il digitale mi può abilitare. Per fare questo le aziende devono concedersi di sperimentare, investire e anche sbagliare.
  2. Per massimizzare il nostro profitto dobbiamo avere una Roadmaps digitale chiara che ci indica dove siamo dove stiamo andando, producendo beni e o servizi che hanno risultato sul breve periodo ma contemporaneamente gettano le basi per un percorso verso il medio periodo.

Che voi siate B2B o nel B2C vi chiediamo:

State mappando e segmentando l’esperienza e il costumer journey che i clienti stanno avendo con voi?

C’è un altro modo per portare valore o per ridurre le frizioni che i vostri clienti hanno nel processo di acquisto del vostro bene o servizio?


Jun 13, 202249:37
S1 - E1 Roadmaps digitali per Brand ambiziosi

S1 - E1 Roadmaps digitali per Brand ambiziosi

Le parole brand e ambizione sono collegate? La risposta è sì! Un brand non può non essere ambizioso. L’aspirazione massima di ogni brand è quella di essere desiderabile, noto, e riconosciuto. L’Italia è piena di aziende incredibili che eccellono per conoscenza, prodotto, tecnologie d’avanguardia ma che investono troppo poco per comunicare il proprio valore e di conseguenza non hanno il posto che meritano di avere. Come si arriva a conquistare quel posto? Attraverso Roadmaps digitali. Parliamo di percorsi digitali perché il digitale è parte integrante della dimensione fisica del mondo e si possono ottenere risultati solo attraverso delle strategie che tengono conto di aspetti strategici nel medio e lungo periodo e azioni tattiche del breve periodo. Possono essere ricercate all’interno dell’azienda, fra quelle non ancora utilizzate o non ottimizzate.

Jun 06, 202244:59