
Vergini
By Emanuele Centola e Alessandro Pirani
Domande sbagliate alle persone giuste da parte di due vergini su come tutti prima o poi smettiamo di esserlo.
Emanuele Centola è un grafico post-maniera → www.emmaboshi.net
Alessandro Pirani è un consulente riluttante, wannabe sensemaker → www.alepirani.com


Extravergini Fine (stagione)
La fine della prima stagione, a metà di una stagione, quando il grande freddo tocca il suo apice. Mentre tutto comincia (Draghi, le varianti del COVID, Clubhouse) noi finiamo, per ora. In questa session il flow ci ha fatto tornare in mente tutte le lezioni che i nostri ospiti ci hanno dispensato in questi mesi: questo significa produrre conoscenza.
Alla fine, questo podcast non è altro che un’ennesima riprova di come ci si salva solo insieme, parlando e trovando le parole giuste. E ci siamo ricordati del perché abbiamo iniziato questa conversazione: per esorcizzare l’idea della fine, per tentare in tutti i modi di far durare di più il presente, dato che il futuro ci avvicina sempre di più alla morte.
Intanto è passato un anno dall’inizio della nostra nuova era, e siamo diversi da prima. O forse no. Sicuramente siamo così, dolcemente complicati e ancora non ci è chiaro se vogliamo essere persone o prodotti, brand o personalità vere.
- Un raffinato video di Enzuccio
- Chi siamo chi saremo - Laboratorio di Etica fondato e diretto da Vito Mancuso
- Squali della Groenlandia
- Hot ones - interviste piccanti

Ep. 10 - Di ineluttabilità e imprevedibilità, con Simone Cicero

Extravergini Natale
Extravergini è la rubrica di appunti di Vergini. Contenuti extra per tenere traccia di ciò di cui vorremmo parlare a fondo con un/a ospite, prima di aver deciso chi può essere.
Natale in casa Vergini. Per festeggiare una ennesima prima volta, la prima volta del Natale a distanza. Un evento spiazzante: una Festa fatta essenzialmente di ritrovo, di ritorno alle radici, uno spartiacque che scandisce le stagioni, e che per la prima volta vivremo lontani. E allora abbiamo fatto una jam di chiacchiere con alcuni vergin-ers (grazie!): di cosa parliamo quando parliamo di natale. Con numerose parentesi aperte e quasi mai chiuse: il futuro dei negozi di vicinato, le ricette tipiche del Belpaese, il cenone, IO, il cashback di stato. Spaghetti col tonno, pearà, struffoli, orecchiette e cappelletti. Tutto sa di normalità nell’ora più buia. Tutto sembra mancare come l’aria, anche a chi non è mai fregato nulla e anzi il solo pensiero di questa coazione a ripetere lo mandava in tilt.
E vabbè. Ha da passà a’ nuttata. In una grande balotta tra Frascati, Bologna, Imola, Cento, la Val Nure, Il Lago di Garda, Lugo, la Valtellina. Con Simone Cicero, Antonella Gallino, Beppe Cataudo, Federico Gusmeroli, Marianna Zocca.

Ep. 9 - Conoscenza e riconoscenza, con Simone Ravaioli
Come si diventa ciò che si è? Domandone, vero.
Prima di noi un paio di pensatori se lo sono chiesti. Nietzsche, ok. Poi qualche altra decina. E tutti avevano in comune il percorso accidentato di conoscenza in cui provavano a stare: un percorso di esplorazione in cui gli incontri innescano processi, un percorso completamente relazionale in cui diventiamo ciò che siamo (solo) grazie agli altri.
Ognuno di noi prova ad accrescere il proprio bagaglio, tra rinforzi positivi o sonore mazzate, ben miscelate, con picchi e vallate, che ci accompagnano lungo la via. Ogni volta è la riconoscenza il primo atto che ci fa essere ciò che siamo. E che ci fa conoscere.
Stavolta Vergini ha incontrato Simone Ravaioli, un mago in quella pratica indecifrabile e non codificabile che consiste nel trovare l’inatteso, nell’imbattersi ‘per caso’ con ciò che (non) stavi cercando, scoprendo che in realtà era proprio ciò che hai trovato era proprio lì per te.
Duchamp progettava opere concettuali per tentare di ridurre la volontarietà della scoperta, provando a creare opere apparentemente casuali che rappresentassero ‘appuntamenti con il contrario della sorpresa’. Simone fa un po’ così: il suo comfort è il discomfort più estremo per molti, con un lucidità invidiabile, soprattutto considerata la sana vena di follia romagnola con cui è condita.
Dalle sperimentazioni per gastropellegrini, alla incredibile avventura con Airbnb, a come accoglie le persone a casa sua, a come si trova a capo dello sviluppo del business di un’azienda australiana fighissima che fa una cosa (le micro credentials) avanti anni luce rispetto ai nostri standard da Paese in declino.
https://www.finedininglovers.it/eventi/gastropilgrims-san-francisco

Ep. 8 - Giustizia come vocazione, con Cathy La Torre
Una vita tutta spesa perché gli altri possano averne una. Tutti. Ognuno nella sua identità, anche - soprattutto - quando l’identità è difficile da definire, quando una qualsiasi delle infinite forme di ingiustizia impedisce di essere come si vuole, con chi si vuole, dove si vuole.
Vergini incontra una vergine. Nata il 31 agosto in Sicilia, fa l’avvocato delle cause vinte. Di quelle vicende giudiziarie che non interessano a nessuno perché in gioco non ci sono soldi, proprietà, ma identità. Fluida in tutto, attivista dell’intersezionalità (abbiamo imparato una parola nuova, lo ammetto), in fissa da sempre con i diritti, Cathy La Torre a quarant’anni e qualche mese è già un simbolo delle lotte civili.
Co-fondatrice di GayLex e Wild Side – Human First, rete di avvocati e attivisti per la tutela dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans, crede in un’idea trasformativa, dinamica del diritto e delle leggi, come strumenti che sostengono e abilitano il cambiamento della società. E crede che ‘chi regala ore vive in eterno’, come le scrisse Alda Merini nella sua casa milanese.
Per questo è cintura nera di assistenza legale pro bono, alla faccia di quelli che ‘non ne vale la pena’, ‘è una causa persa’. Come tutte le vergini ha pochi problemi di cuore, molti di più di intestino. Ah, e non tollera il disordine, a meno che non sia il suo.
- Wikipedia
- Il suo libro Nessun causa è persa
- Premio pro bono The Good Lobby
- La campagna ‘Odiare ti costa’
- Intersezionalità
- Episodio di Morgana su Marielle Franco

Ep. 7 - Ingegneria digestionale, con Riccardo Astolfi
Se la frutta secca per te si mangia a Natale, se la pasta madre è quella che fa tua mamma (sempre a Natale), se sei vegano ma soprattutto se non lo sei ma vorresti esserlo *e* non hai mai avuto il coraggio neanche di pensare di poterlo diventare, se devi ascoltare una sola puntata di Vergini questa è la puntata per te.
Riccardo Astolfi, il guru intergalattico della pasta madre che qualche dieci e rotti anni fa– way before it was cool – iniziò a spacciare lieviti anticipando di qualche lustro la lievito-mania che abbiamo conosciuto con il lockdown. Partito dalla pasta madre delle Sorelle Simili, ha portato il verbo della lievitazione naturale in tutto il mondo (del suo libro esiste un’edizione americana, per dire).
Tra ricette, algoritmi specifici e ingegneristici e combinazioni alchemiche abbiamo indagato la prevedibilità della cucina come grande metafora gnoseologica (si scrive così?) tra Ratatouille, Nutella, formaggi di noci di macadamia, fake meat, inganni cognitivi, aromi rigorosamente artificiali (oh, ma quanto sono guduriose le Croccantelle del Forno Damiani?), rinfreschi.
Esiste tutto ciò che io non riesco ancora a immaginare? C’è spazio per inventare, creando conversazione – fermentazione – e quindi innovazione.
Riccardo su Twitter
Riccardo su Instagram

Ep. 6 - L'arte di scegliere, con Jacopo Romei

Extravergini Morti
Vivere vicino ai cimiteri aiuta ad amarli. E in una giornata uggiosa all’estremo ascoltare un podcast sui cimiteri diventa l’occasione per parlare di morti. I morti vivono in noi, non se ne vanno mai. I morti siamo noi, siamo noi al contrario, nel sottosopra, nel mondo alla rovescia, ma sempre noi. I social ci fanno esser meno morti, o forse ci sottraggono la capacità di far vivere i ricordi? Sono una stampella alla nostra memoria e come tutte le stampelle ci tolgono un po’ di abilità, mentre ci abilitano a fare qualcosa.
Tra diritto all’oblio, cimiteri, registrazioni vocali e voglia di immortalità, un extravergini molto ombroso e molto autunnale. Carico di lacrime non versate, di cuori gonfi d’amore e pronti a scoppiare.
Ispirato da Camposanto podcast di Giulia De Pentor

Ep. 5 - Smallness is sexy, con Giacomo Beccari

Extravergini Colazioni
Extravergini è la rubrica di appunti di Vergini. Contenuti extra per tenere traccia di ciò di cui vorremmo parlare a fondo con un/a ospite, prima di aver deciso chi può essere.
Rompere il digiuno, colazioni, manie alimentari varie. Viene spontaneo chiedersi: ora va ancora di moda parlare di cibo? Sì, ma in un altro modo rispetto a qualche tempo fa.
Cinque anni fa ci fu l’EXPO e si parlava di cibo solo in chiave di apporti nutrizionali, di alternative proteiche, oltreché di impatti socio-ambientali. E in effetti in questi anni dovunque io sia andato ho sempre cercato di restare fedele alla regola aurea della Colazione Proteica. Ricordo ottime eggs benedict da Paul, e uova sode nel Pollino. E un epico full english breakfast al Market. Ovunque.
Comunque sia, che siate o meno ‘ortoressici’ (patologicamente ossessionati dall’alimentazione ‘salutare’), questo Extravergini è per voi. Parliamo di noi, e di conseguenza di voi (siamo o non siamo rappresentativi?).
Di quella volta che iniziammo a interessarci alla turbo colazione, e di quell’altra in cui provammo ad andare in palestra. Ogni volta il punto è sempre lo stesso: si tratta di tentativi di avviare processi di cambiamento di se stessi, di adattamento del nostro corpo e del nostro spirito al mondo. Di rendere se stessi ‘fit’ all’ambiente, corrispondergli e fonder-ci-si.
Che si tratti di sollevare ghisa, affinare la mira nella fossa, imparare a tenere viva la pasta madre, alla fine ogni cosa che impariamo è un atto con cui proviamo a plasmare noi stessi in funzione di ciò che dobbiamo fare.

Ep. 4 - La padella e il manico, con Matteo Bortolini
Prendi Maradona: quando si fa mezzo campo annichilendo tutti e andando in rete mica lo sapeva come ci stava riuscendo. Il gol del secolo arriva così, per quella magia inspiegabile fatta di talento e impastata con la fortuna (sempre che esista).
Con Matteo Bortolini, intellettuale molto poco organico, ci siamo spinti fin qui, in una ballata rock epistemologica tra metodi su come trattenere tutto organizzando archivi di conoscenza, allenamenti di sguardi ed epifanie improvvise, in cui l’elemento cognitivo è al centro di un’esperienza - la ricerca - che è totalizzante, faticosa, snervante. E che alla fine è poi ciò che facciamo tutti, chi più chi meno, chi con più metodo e chi con meno.
Tutti ricerchiamo soprattutto per trovare noi stessi, per costruirci come persone e per costruire la nostra idea di mondo quasi sempre sbagliata, fuori tempo massimo, che tanto poi si va sempre per tentativi. E ogni fallimento è un’occasione per tornare a studiare.

Ep. 3 - L’unica gioia, con Martina Liverani

Ep. 2 - The burn you need, con Irene Ferri
Cosa succede quando stiamo iniziando a imparare?
Dovremmo concentrarci sul presente, senza bruciarlo pensando al futuro. Dovremmo frizzare l’attimo.
Con chi potevamo proseguire la conversazione, se non con una fotografa, che lo fa di mestiere? E che, oltretutto, è un vulcano di idee i cui corsi vanno sold out in poche ore? Cambio di prospettiva, ricerca dell’inatteso, per farlo arrivare agli occhi e alla testa di chi guarda. Un viaggio tra serendipity e intuizione, dove la perdita di verginità passa per lo stabilire una relazione quasi carnale con i luoghi.
Luoghi che direbbero anonimi, al di là del bene, del male, del bello, del pittoresco. Luoghi sottratti allo storytelling in cui, proprio per questo, le storie sgorgano incontrollate se osservate dall’occhio capace di vederle. O, al contrario, luoghi di enorme tensione creativa come il Burning Man, esperienza mistica nel deserto del Nevada che ci entri vergine e ne esci trasfigurato.
Ne abbiamo chiacchierato con Irene Ferri, fotografa mezza appenninica e mezza losangelina, che se fosse per lei a colazione si farebbe di erbazzone tagliandolo con un pumpkin spice latte di Starbucks.
Esplosa su Instagram negli ultimi mesi, ha passato l’estate in giro per l’Italia per mappare il Belpaese più nascosto, più vero, più del cuore, dando fondo a un immaginario che si nutre tanto di David Lynch quanto di Martin Parr, per dare vita a uno stile inconfondibile e irresistibile.
Segui Irene sul web:
- ireneferri.com il sito ufficiale
- @ire.ferri su Instagram
- il suo progetto IT∀LIA
Abbiamo parlato, tra l’altro, di:
- Burning Man
- Martin Parr
- Fotografia Europea, Reggio Emilia, festival internazionale dedicato alla fotografia contemporanea
- La saga dei video di Lettieri per Liberato

Ep. 1 - Fatti di dati, con Donata Columbro
O forse strafatti? Da marzo di quest’anno anche chi non era malato di lifehacking e misurazione compulsiva di ogni possibile metrica umana (sanitaria, sportiva, lavorativa, alimentare, ecc.) l’ha capito bene il peso che i dati e la loro comprensione hanno in una vita.
Morti come numeri del lotto, contagi interpretati come fondi di caffè hanno reso evidente che non c’è nulla di meno ‘dato’ del dato. Tutto è convenzione, negoziazione, consenso. Solo così com-prendiamo il mondo che ci circonda. A partire da noi stessi.
Tracciare ciò che facciamo per trarne indicazioni non casuali su come progredire è il primo passo per capire il proprio posto nel mondo.
Ne abbiamo chiacchierato con Donata Columbro, giornalista e data-attivista che lavora per umanizzare e rendere accessibile la comprensione dei dati. Sullo sfondo, lunghe corse sul lungotevere e istruzioni su come diventare romani in poche semplici mosse, scegliendo dove vivere come farebbe un vero nerd.
Segui Donata sul web:- donatacolumbro.it
- Dataninja, la sua società
- @dontyna su Instagram
- @dontyna su Twitter
- L’affaire Strava
- La vicenda del databreach di Garmin
- Le protoinfografiche di Barbiana
- Troppolitani di Antonio Rezza
- Il progetto Dear Data di Giorgia Lupi

Ep. 0 - Nati imp(rep)arati
Un inizio col botto. In questo episodio dopamina mescalina endorfina, tutto naturale tutto biologico. Partire senza averlo deciso, con una registrazione a tradimento che sembra recitata con uno script sotto. No, non è vero. Comunque.
Vergini è un meta podcast sull'imparare a fare le cose, non bene, anche perché il bene è nemico del meglio, e questo è il trailer on steroids che preannuncia gli sfracelli che faremo durante l'imminente lockdown.